
Carovana dei Ghiacciai, il bilancio della campagna (Fonte: Legambiente)
Carovana dei Ghiacciai, Legambiente: forte regressione sui ghiacciai monitorati
Dodici i ghiacciai monitorati con la campagna Carovana dei Ghiacciai. Quello in maggiore sofferenza è il ghiacciaio del Fradusta, dove la sua superficie si è ridotta di oltre il 95%. Mentre quello del Montasio è il più “resiliente” delle Alpi Orientali
I ghiacciai alpini sono in forte sofferenza, alcuni sono già quasi estinti. Si è conclusa la prima edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente che dal 17 agosto al 4 settembre ha monitorato in sei tappe lo stato di salute di alcuni tra i più importanti ghiacciai alpini minacciati dalla crisi climatica. Con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI), e con partner principale Sammontana e partner sostenitore FroSTA.
Elemento centrale della campagna la raccolta di dati su alcuni ghiacciai “simbolo” del cambiamento climatico e ambientale delle Alpi, verificato sul terreno, insieme al confronto con i dati storici prodotti dal Comitato Glaciologico Italiano, che dal 1895 opera in Italia con il compito di promuovere e coordinare le ricerche nel settore della glaciologia.
“I dati raccolti con la Carovana dei Ghiacciai ci dimostrano che il cambiamento climatico si sta manifestando in tutta la sua evidenza – spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. –
Il tempo di agire è adesso, se non vogliamo che questi fenomeni diventino irreversibili, questo l’appello che rivolgiamo al Governo. Occorrono infatti articolati e approfonditi piani di adattamento, declinazioni territoriali di un buon Piano di adattamento nazionale che auspichiamo venga adottato al più presto e, in un momento in ci si stanno definendo investimenti e strategie che riguarderanno i prossimi anni, ci aspettiamo misure e politiche ambiziose, concrete ed efficaci sul clima”.

Carovana dei ghiacciai, alcuni dati
Secondo le rilevazioni di Legambiente, tra i ghiacciai monitorati quello in maggiore sofferenza è il Fradusta, la cui superficie si è ridotta di oltre il 95% tra il 1888 e il 2014, passando dai 150 ettari dell’altopiano glaciale del 1888 agli attuali 3 ettari.
“La drastica riduzione dell’area e le caratteristiche morfologiche osservate su questo piccolo ghiacciaio dolomitico possono essere considerate evidenze della “agonia di un ghiacciaio”” – spiega Legambiente.
Sul ghiacciaio Forni, oltre all’aumento della copertura detritica, è stato riscontrato il fenomeno del black carbon, con tracce di microplastiche e di vari inquinanti che, come su tutti i ghiacciai del pianeta, è un altro lampante segnale della presenza dell’impatto antropico anche nelle regioni di alta quota e più remote della terra.
Mentre il ghiacciaio del Montasio – prosegue Legambiente – è risultato il più “resiliente” delle Alpi orientali in quanto, nonostante sia il più basso in quota delle Alpi, riesce a sopravvivere, reso forte dalla sua particolare collocazione: le sovrastanti pareti dello Jôf di Montasio ombreggiano il ghiacciaio e sono caratterizzate da una conformazione ad imbuto che lo alimentano con accumuli di neve conseguenza di eventi valanghivi.
Scrive per noi

- Mi sono laureata in Scienze Internazionali con una tesi sulle politiche del lavoro e la questione sindacale in Cina, a conclusione di un percorso di studi che ho scelto spinta dal mio forte interesse per i diritti umani e per le tematiche sociali. Mi sono avvicinata al mondo consumerista e della tutela del cittadino nel 2015 grazie al Servizio Civile. Ho avuto così modo di occuparmi di argomenti diversi, dall'ambiente alla cybersecurity e tutto ciò che riguarda i diritti del consumatore. Coltivo da anni la passione per i media e il giornalismo e mi piace tenermi sempre aggiornata sui nuovi mezzi di comunicazione. Una parte della mia vita, professionale e non, è dedicata al teatro e al cinema.
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