Natura selvatica, il ruolo di tecnologia e innovazione (Foto Pixabay)

Tecnologia e innovazione sono delle preziose alleate nel monitoraggio e nella salvaguardia della biodiversità e degli ecosistemi naturali. Si è infatti conclusa ieri la giornata mondiale della natura selvatica – World Wildlife Day 2024 dedicata quest’anno a “connettere le persone e il Pianeta: esplorare le innovazioni digitali nella conservazione della natura selvatica”. A farne un resoconto è Legambiente con il suo nuovo dossier “Natura Selvatica a rischio in Italia”. All’interno del dossier è possibile trovare diversi progetti sostenuti dall’associazione ambientalista, alcuni di essi anche cofinanziati dal Programma LIFE dell’UE, con importanti risultati.

Perché è importante celebrare questa giornata: qualche dato in più

Secondo l’ultimo rapporto dell’IPBES (Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici) , le specie a rischio estinzione oggi sono oltre 1 milione, ma alcuni studi più recenti raddoppiano la stima a 2 milioni.

“App rivoluzionarie ora ci consentono di distinguere le diverse specie di tigri in pochi secondi. I droni ci stanno aiutando a vagare per vaste aree per individuare i siti di nidificazione delle tartarughe marine. Sistemi di tracciamento avanzati, analisi dei dati in tempo reale e soluzioni basate sull’intelligenza artificiale stanno fornendo agli ambientalisti di tutto il mondo strumenti senza precedenti per aiutare a identificare, monitorare, tracciare e, in ultima analisi, preservare la fauna selvatica”, sottolinea Ivonne Higuero, segretaria generale di CITES (convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione) (Fonte: Rinnovabili.it)

Per avere maggiore chiarezza della situazione, già cinque anni fa, l’IPBES – la Piattaforma intergovernativa sulla biodiversità e i servizi ecosistemici – pubblicò un rapporto completo sullo stato di conservazione delle specie animali di tutto il mondo, da cui si evince che, purtroppo, a causa dell’uomo, un milione di specie animali e vegetali è a rischio estinzione.

Temi caldi per Legambiente: innovazione, crisi climatica e transizione ecologica

Sono tuttavia tre i macro-temi principali su cui porre l’attenzione. Tra le decine di proposte riguardanti la gestione della natura selvatica in Italia Legambiente si concentra sul piano dell’innovazione dove è di fondamentale importanza che le aree protette non perdano la grande opportunità legate ai fondi del PNRR per la digitalizzazione unite alla definizione di piani d’azione per le specie e gli ecosistemi a rischio.

Sul fronte obiettivo 2030 e lotta alla crisi climatica, l’Italia deve accelerare il passo creando più aree protette e zone di tutela integrale a partire dall’istituzione delle oltre 70 aree protette ancora in stallo. È inoltre fondamentale stabilire Strategie di adattamento al cambiamento climatico indirizzando in questa direzione le risorse economiche (a partire dai fondi comunitari). Sul fronte transizione ecologica, uno dei settori più delicati da cui partire è il comparto della pesca a mare, inoltre, l’Italia deve accelerare il passo verso un percorso di partecipazione e condivisione tra istituzioni riducendo i conflitti legati alla convivenza tra uomo e specie selvatiche.

“La biodiversità del nostro pianeta sta affrontando una crisi senza precedenti – dichiara Stefano Raimondi, responsabile nazionale biodiversità di Legambiente – causata da inquinamento, frammentazione degli habitat, erosione del suolo, uso massiccio di pesticidi e desertificazione. Le tecnologie digitali e non invasive sono oggi un ausilio fondamentale per conoscere e pianificare le azioni per la salvaguardia delle specie a rischio, ma da sole non possono risolvere tutti i problemi. Servono scelte serie e coerenti da parte dei legislatori e decisori politici, italiani ed europei, che mettano davvero al centro la tutela della natura. Purtroppo, oggi tanti i provvedimenti parlamentari o governativi, gli orientamenti della Commissione Europea e gli atti di comuni, province autonome e regioni, stanno riportando indietro la tutela delle specie a rischio di 50 anni come se la stessa Convenzione di Washington non fosse mai stata firmata, allontanando il Paese dagli obiettivi al 2030 della Strategia Europea per la Biodiversità. Per questo chiediamo un cambio di rotta e una maggiore senso di responsabilità”.

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