Sequestrate le aree dell’ex Italsider e dell’ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli. Il sequestro è stato effettuato dai carabinieri nell’ambito di un’indagine della procura di Napoli che ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti di vari enti locali e della società Bagnolifutura, che si è occupata di recuperare e bonificare l’area. Il Vice Presidente di Legambiente Stefano Ciafani commenta la notizia così: “La gravissima vicenda della mancata bonifica dell’area di Bagnoli non ci stupisce ed è purtroppo esemplificativa di come rischi di essere stata praticata una parte del risanamento dei siti inquinati in Italia”.
“Connivenze, conflitti d’interesse, comportamenti dolosi, illegalità e omertà sono tristemente di prassi nel nostro Paese, come dimostrano le storie raccolte da anni nel nostro rapporto Ecomafia, e questo riguarda anche la gestione del recupero ambientale dei siti inquinati – prosegue Ciafani – Alla chiusura degli impianti industriali sono seguiti troppo spesso enormi ritardi nelle operazioni di bonifica e interventi poco trasparenti che hanno portato all’azione della magistratura. L’Italia deve voltare pagina: non può più permettersi questo sperpero di denaro pubblico e l’incremento dei rischi per la salute dei cittadini derivante da un inquinamento protratto da false operazioni di bonifica. Da anni chiediamo di replicare il modello Usa attivato con la legge del Superfund del 1980. Solo così riusciremo a rendere concreto il risanamento ambientale, che fino a oggi è stato una chimera”.
“Ancora una volta – commenta Michele Buonomo, Presidente Legambiente Campania – la magistratura sostituisce la politica. Assistiamo a un copione che nella nostra Regione  si ripete ogni qualvolta si parla di bonifiche di siti contaminati. Ieri le discariche dell’ecomafia, oggi Bagnoli, ma con un unico comune denominatore: la bonifica in Campania è una lontana chimera dove corruttela, sprechi e inquinamento la fanno da padrone”.


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