Garante infanzia e adolescenza: introdurre a scuola l’educazione alla parità di genere
Carla Garlatti: “Non solo bisogna costruire sin da bambini una cultura della parità di genere, ma è indispensabile anche insegnare a non avere paura o vergogna di denunciare”
“È tempo di introdurre nei programmi scolastici i temi relativi all’educazione all’affettività e alla parità di genere”. Così Carla Garlatti, Garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, nel suo intervento in occasione della Giornata internazionale della donna.
“Il rispetto nei confronti delle donne, dei loro diritti e delle pari opportunità – afferma – si impara da piccoli e va coltivato nel tempo”.
Il Garante ricorda i dati sulla violenza domestica
La pandemia ha fatto emergere fenomeni preoccupanti, preesistenti al Covid ed esacerbati dalle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Tra questi l’aumento della violenza domestica.
Durante il lockdown le chiamate al 1522, il numero antiviolenza del Dipartimento per la famiglia e le pari opportunità, sono cresciute in una misura che non ha paragone negli anni precedenti. A tale aumento, come ha rilevato l’Istat, non ha fatto seguito tuttavia un incremento delle denunce.
“Non solo bisogna costruire sin da bambini una cultura della parità di genere, ma è indispensabile anche insegnare a non avere paura o vergogna di denunciare”, commenta Carla Garlatti.
Parità di genere, il ruolo della scuola
Il Garante conclude il suo intervento richiamando l’attenzione sul ruolo della scuola.
“La scuola – afferma Garlatti – ha un ruolo fondamentale per intercettare segnali di maltrattamento e abusi in famiglia. La pandemia ha ridotto le occasioni di socialità e le opportunità di dialogo con gli insegnanti: si tratta di un effetto preoccupante, poiché potrebbero essere sfuggite situazioni di difficoltà che hanno coinvolto minorenni. Non penso solo alle violenze psicologiche e fisiche, ma anche altri gravi fenomeni dei quali sono vittime bambine e ragazze, come ad esempio i matrimoni forzati”.
Il Garante afferma, dunque, che sarebbe utile che le scuole si attivassero per superare questa difficoltà, creando quanto più possibile occasioni di dialogo e confronto.
“Inoltre – conclude – è auspicabile la presenza in ogni istituto scolastico di una figura che dia supporto psicologico, educativo e di orientamento alle bambine e ai bambini in difficoltà”.