Sharenting e tutela dei minori, Garante Privacy: limitare la diffusione dei contenuti sui propri figli

Sharenting e tutela dei minori, Garante Privacy: limitare la diffusione dei contenuti sui propri figli (foto Pixabay)

In Italia si torna a parlare di sharenting, ossia il fenomeno della condivisione online costante, da parte dei genitori, di contenuti che riguardano i propri figli e le proprie figlie (foto, video, ecografie, storie). Una tendenza di cui si sta discutendo attualmente in Francia, con una proposta di legge volta a vietare la pubblicazione online di tali contenuti, e molto frequente anche in Italia. Non è raro, infatti, imbattersi in questo tipo di immagini nelle pagine social degli utenti, con particolare riguardo ai vip e agli influencer.

Si tratta di un tema delicato, in quanto richiama l’attenzione sui rischi derivanti dall’eccessiva e costante sovraesposizione online. La questione era già stata sollevata dal Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che a novembre 2022 aveva segnalato, alla premier Giorgia Meloni, lo sharenting tra le cinque questioni da affrontare con urgenza a tutela dei minori. L’Autorità aveva sollecitato, in particolare, l’applicabilità delle disposizioni in materia di cyberbullismo, che consentono ai minorenni di chiedere direttamente la rimozione dei contenuti.

Sharenting, quali rischi per i minori?

Questo fenomeno è da tempo all’attenzione del Garante Privacy, soprattutto per i rischi che comporta sull’identità digitale del minore e quindi sulla corretta formazione della sua personalità. “La diffusione non condivisa di immagini rischia, inoltre, di creare tensioni anche importanti nel rapporto tra genitori e figli”, avverte l’Autorità in una nota.

“È dunque necessario che i “grandi” siano consapevoli dei pregiudizi cui sottopongono i minori con l’esposizione in rete (e quindi tendenzialmente per sempre) delle foto dei figli – spiega il Garante – anche in termini di utilizzo delle immagini a fini pedopornografici, ritorsivi o comunque impropri da parte di terzi”.

Per questo, già dalla Relazione annuale 2021, il Garante Privacy ha proposto di estendere a questi casi la particolare tutela assicurata sul terreno del cyberbullismo.

L’Autorità spiega, quindi, quali sono i rischi legati alla pubblicazione online di contenuti che riguardano i propri figli: “è bene riflettere sul fatto che postare foto e video di diversi momenti della vita dei minori, magari accompagnati da informazioni tra cui l’indicazione del nome o l’età o il luogo in cui è stato ripreso, contribuisce a definire l’immagine e la reputazione online. Ciò che viene pubblicato online o condiviso nelle chat di messaggistica rischia di non essere più nel nostro controllo e questo vale maggiormente nel caso dei minori. Quando qualcosa appare su uno schermo, non solo può essere catturato e riutilizzato a nostra insaputa da chiunque per scopi impropri o per attività illecite, ma contiene più informazioni di quanto pensiamo, come ad esempio i dati di geolocalizzazione“.

 

sharenting
Foto Pixabay

 

“Chiediamoci sempre se i nostri figli in futuro potrebbero non essere contenti di ritrovare loro immagini a disposizione di tutti o non essere d’accordo con l’immagine di sé stessi che gli stiamo costruendo – prosegue -. È bene essere consapevoli che stiamo fornendo dettagli sulla loro vita e che potrebbero anche influenzare la loro personalità e la loro dimensione relazionale in futuro”.

I consigli del Garante per i genitori

Il Garante Privacy, quindi, ha preparato alcuni suggerimenti per i genitori che intendono condividere sui social network immagini dei propri figli e delle proprie figlie.

In primo luogo, rendere irriconoscibile il viso del minore (ad esempio, utilizzando programmi di grafica per “pixellare” i volti, disponibili anche gratuitamente online) e coprire semplicemente i volti con una “faccina” emoticon. È bene, inoltre, limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network solo alle persone che si conoscono o che siano affidabili, e assicurarsi che i destinatari delle immagini non le condividano senza permesso nel caso di invio su programma di messagistica istantanea.

Il Garante consiglia anche di evitare la creazione di un account social dedicato al minore e, infine, di leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network su cui vengono caricate le fotografie.

Sharenting, Codacons: le norme esistono, ma non vengono applicate

Anche il Codacons è intervenuto sulla questione, chiedendo che le norme sulla tutela dei minori vengano rispettate.

“Il fenomeno dello “sharenting” è estremamente pericoloso, perché le foto dei minori finiscono senza alcun controllo sulle piattaforme dei social network, col rischio che le immagini siano utilizzate per fini illeciti. Un pericolo direttamente proporzionale al numero di follower degli influencer che violano la privacy dei propri figli, spesso a scopi commerciali mercificando l’immagine dei bambini”, ha commentato l’associazione.

“L’intervento del Garante per l’infanzia è tuttavia estremamente tardivo, in quanto in Italia le norme che vietano di pubblicare sui social le foto dei minori esistono già, ma nessuno le applica – prosegue il Codacons –. Basti pensare alla Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia, o alla Convenzione europea sull’esercizio dei diritti del minore del 1996, e alla Carta di Nizza del 2000, norme che tutelano la privacy e l’immagine dei minori, ma che vengono costantemente violate sotto al naso del Garante dell’Infanzia che, seppur sollecitato attraverso esposti e segnalazioni, non è mai intervenuto per sanzionare i comportamenti scorretti”.


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