Truffa con SMS: Confconsumatori: cittadina recupera oltre 8mila euro a Bari
Secondo quanto riportato da Confconsumatori, che ha seguito il caso, l’Arbitro bancario finanziario ha confermato che i sistemi di sicurezza bancari erano insufficienti e che la cittadina truffata aveva diritto al rimborso
Una cittadina pugliese aveva perso 8.200 euro a causa di truffa telematica tramite un sms ingannevole. Con l’intervento di Confconsumatori la donna di Bitonto (Bari) ha recuperato l’intera somma, ottenendo giustizia davanti all’Arbitro bancario finanziario, che ha riconosciuto la negligenza della banca.
Truffa con SMS ingannevole, la vicenda
Secondo quanto riportato da Confconsumatori, tutto è iniziato con un messaggio proveniente da un numero apparentemente riconducibile all’intermediario. L’sms segnalava un accesso anomalo all’area privata della cliente e invitava a cliccare su un link per disconoscere l’accesso.
Dopo avere tentato di contattare più volte e senza successo il call center dell’intermediario per avere chiarimenti, la consumatrice si è infine fidata e ha cliccato sul link. A quel punto è stata chiamata da un sedicente operatore dell’ufficio antifrode che segnalava prelievi anomali sul suo conto e la incoraggiava – per stornare le operazioni – a fornire i codici generati da 6 sms che avrebbe ricevuto nel medesimo scambio. Solo quando è riuscita finalmente a raggiungere il call center ufficiale ha scoperto che era caduta in una frode, e che le azioni che aveva compiuto erano finalizzate a consentire l’accesso al suo conto.
La decisione dell’Arbitro bancario finanziario
La cittadina truffata, assistita dagli avvocati di Confconsumatori Filomena Lisi, presidente provinciale di Bari, e Filomena Panzarino, non riuscendo a ottenere un rimborso dalla banca attraverso il reclamo, si è rivolta all’Arbitro bancario finanziario, che ha riconosciuto infine il suo diritto a riavere il totale delle somme sottratte (già prima della pronuncia dell’Arbitro, in seguito alla sola ricezione del ricorso, l’intermediario aveva provveduto a versare il 50% dell’importo richiesto).
“Il Collegio di Bari – commentano gli avvocati Lisi e Panzarino – ha accolto il ricorso, confermando pienamente la nostra tesi secondo cui la descrizione in termini generali del processo di autorizzazione delle operazioni effettuate sul canale di pagamento, in assenza di ulteriori prove della corretta autenticazione, non è sufficiente a dimostrare la mancanza di responsabilità da parte dell’intermediario”.
“I sistemi di sicurezza della banca – conclude l’associazione – si sono rivelati inadeguati a tutelare la cliente”.