Energia, ambientalisti: Governo e MITE sbagliano strategia contro il caro bollette

WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto club esprimono preoccupazione su quella che sembra essere, per ora, la strategia del Governo contro il caro bollette. Tra le proposte degli ambientalisti: fonti rinnovabili contro speculazioni sui prezzi, tassare i profitti dei produttori di gas e risparmiare energia

In attesa delle deliberazioni del Consiglio dei Ministri, WWF, Greenpeace, Legambiente e Kyoto Club esprimono forte preoccupazione per le anticipazioni e dichiarazioni sulle misure per far fronte al caro bollette, che – sottolineano – “apparentemente sono volte più a sottrarre risorse alle fonti rinnovabili e all’innovazione che ad affrontare alla radice il problema”.

Le organizzazioni ambientaliste affermano che, nonostante la crisi gas sia in atto da mesi, i ragionamenti posti in essere rischiano di ritardare la decarbonizzazione, sviliscono il mercato delle rinnovabili e non puntano sul risparmio di energia.

Caro bolletta, le critiche degli ambientalisti

Tra i punti affrontati dagli ambientalisti vi è quello dell’aumento dei prezzi della materia prima gas, che – affermano – “non può assolutamente essere superata con le irrisorie e diseconomiche riserve nazionali”.

Inoltre – proseguono – “il modo in cui è affrontato il tema degli extra profitti evidenzia uno strabismo contro le rinnovabili. Chi estrae gas e petrolio in Italia sta già intascando enormi extraprofitti, visto che le royalties sono irrisorie. Gli stessi produttori che continuano anche a fare extra-profitti sul gas che estraggono in molte parti del mondo e per i quali non si sono nemmeno considerate misure compensative”.

“Aumentare il ricorso allo scarso gas nazionale non ha benefici sui prezzi, anzi se si volesse fare una vera “Robin Tax” andrebbero aumentate le royalties di estrazione del gas in Italia, visto che oggi sono assolutamente ridicoli i canoni pagati da chi estrae”.

Rinnovabili ferme al palo

Per quanto riguarda le rinnovabili, queste “si dovrebbero sviluppare massicciamente non solo per attuare la decarbonizzazione, ma anche perché sarebbero la soluzione migliore proprio per contrastare il caro-bollette. – affermano le associazioni. – Invece sono ancora ferme al palo: i 400 MW sbloccati dal ministro Cingolani rappresentano appena un 5% di quanto occorrerebbe fare annualmente per conseguire gli obiettivi comunitari al 2030″.

Particolarmente grave – secondo gli ambientalisti – è l’intervento di prelievo delle risorse ETS, perché – spiegano – “sono le risorse che le Direttive europee prevedono siano destinate all’innovazione e alle politiche di decarbonizzazione. Spostare risorse dalle politiche per il clima in Italia e all’estero da questi investimenti alla riduzione delle bollette è una scelta del Governo italiano sbagliata e miope”.

 

Rinnovabili caro bollette

 

“Il sistema ETS – proseguono gli ambientalisti – si fonda sul principio del “chi inquina paga”, ma ad oggi la metà dei proventi vanno alla fiscalità generale e il resto al MITE e al MISE senza una evidenza dell’impatto della spesa nella decarbonizzazione. Parte dei fondi sono addirittura stati destinati ai settori energivori, peraltro ampiamente esentati dalle quote ETS, e che quindi usufruiscono di un sistema “chi inquina viene pagato” di dubbia natura; discorso analogo alla copertura degli oneri per i nuovi entranti. Sarebbe ora che finalmente i proventi delle aste ETS diventassero uno strumento della decarbonizzazione e della giusta transizione e che si faccia chiarezza su come sono stati spesi i fondi sino a oggi”.

Caro bollette, risparmio: il grande assente

Il grande assente in tutti i discorsi del governo è il risparmio e l’efficienza.

“A fronte di una crisi energetica si deve rispondere con azioni collettive di risparmio, manca invece completamente un’azione pubblica di richiamo al risparmio, che sarebbe componente essenziale per fronteggiare una crisi energetica, come attuato nella crisi petrolifera degli anni ‘70″, affermano ancora gli ambientalisti.

“Non si può pensare di fronteggiare una crisi energetica con politiche di spesa pubblica generalizzata – proseguono – ma occorrono risparmi e interventi selettivi per i più vulnerabili sia nelle famiglie che nelle imprese. Per le prime occorrerebbe puntare a una copertura dei costi solo per le fasce davvero meno abbienti ed entro un certo limite di consumo. Per le seconde, incentivare i consumi energetici equivale a penalizzare chi ha investito in efficienza energetica negli ultimi anni e, grazie a questo, risulta più competitivo”.

“Meccanismi di aiuto e supporto alle imprese, anche contingenti, devono essere costruiti per i settori più in difficoltà tenendo conto delle dinamiche dei mercati di riferimento – concludono. – Incentivare i consumi è un sussidio al gas, aiutare le imprese è la capacità di fare crescere il paese nel ripetersi delle crisi”.


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