Inflazione, a gennaio rallenta a più 10,1%. Carrello della spesa a più 12,2% (fonte foto Pixabay)

A gennaio l’inflazione rallenta. Nel confronto annuo aumenta del 10,1% contro il più 11,6% dello scorso mese – valori che non si vedevano comunque dal 1984. Ma il carrello della spesa, pur in leggero rallentamento, è ancora a più 12,2% mentre su prodotti alimentari e bevande analcoliche i prezzi al consumo segnano più 12,8% su base tendenziale.

Inflazione, a gennaio 2023 più 10,1%

Le stime preliminari sui prezzi al consumo di gennaio 2023, diffusi oggi dall’Istat, evidenziano che nel mese di gennaio 2023 l’inflazione aumenta dello 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, in rallentamento  da +11,6% nel mese precedente.

La flessione del tasso di inflazione, spiega l’Istat, dipende principalmente dal forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -10,9%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,6%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%). In accelerazione invece ci sono i Beni alimentari lavorati (da +14,9% a +15,2%), i Beni non durevoli (da +6,1% a +6,8%) e i Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).

Il carrello della spesa rallenta un po’ ma è sempre su livelli molto alti. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della scendono su base annua da +12,6% a +12,2%, mentre al contrario aumentano i prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +9,0%). L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale a gennaio da +5,8% del mese precedente a +6,0%.

«Le stime preliminari evidenziano la netta attenuazione dell’inflazione, che a gennaio si attesta al +10,1% (livello che non si registrava da settembre 1984, quando il NIC fece segnare la medesima variazione tendenziale) – commenta l’Istat – Il rallentamento è spiegato in primo luogo dall’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-10,9% su base annua). Rimangono tuttavia diffuse le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo. Si accentua inoltre a gennaio, la dinamica tendenziale dei prezzi dei carburanti».

 

Istat prezzi al consumo per divisione di spesa, stime gennaio 2023

 

Codacons: illusione ottica

Con il tasso di inflazione al 10,1% la stangata per le famiglie è di +2.954 euro l’anno, commenta il Codacons.

Per l’associazione il ribasso dell’inflazione registrato a gennaio «è una mera illusione ottica dovuta al forte calo dei prezzi dei beni energetici, e il tasso di crescita dei listini al dettaglio rimane ancora a livelli elevatissimi che riportano l’Italia al settembre del 1984».

Le ripercussioni sulle famiglie si contano in migliaia di euro in più l’anno e sfiorano i 4 mila euro per una famiglia di quattro persone.

«I numeri sull’inflazione non devono trarre in inganno – dice il presidente Carlo Rienzi – Il caro-prezzi continua purtroppo anche a gennaio ad abbattersi sugli italiani, con il tasso al 10,1% che, a parità di consumi, rappresenta una mazzata da +2.954 euro annui per la famiglia “tipo”, +3.826 euro per un nucleo con due figli. Il rallentamento registrato nell’ultimo mese è da attribuire unicamente al forte ribasso dei prezzi dei Beni energetici regolamentati, che passano su base annua da +70,2% a -10,9%. Al contrario si accentua l’inflazione per i prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +9,0%) e gli alimentari continuano a mantenersi su livelli elevati (+12,8%)».

UNC: il costo della vita continua a salire, meno di prima

Il calo dell’inflazione è un’ottima notizia, dice l’Unione Nazionale Consumatori.

«In particolare, l’Energia elettrica mercato tutelato crolla del 18% su dicembre, il gas del mercato tutelato del 33,3% sempre sul mese precedente, la luce del libero del 9,6% – commenta il presidente dell’associazione Massimiliano Dona – Unico dato assurdo, è che il gas del libero sale del 2,7% su dicembre. Insomma, a calmierare l’inflazione è soprattutto il mercato tutelato. Una ragione in più per rinviarne la fine, che per la luce dei condomini e delle associazioni è prevista tra 2 mesi, il 1° aprile 2023».

Per l’associazione però l’emergenza non è affatto finita.

«Il costo della vita continua a salire, anche se meno di prima – spiega Dona – Per una coppia con due figli, l’inflazione al 10,1% significa una stangata pari a 3188 euro su base annua, di cui 984 solo per mangiare e bere. Per una coppia con 1 figlio, la spesa aggiuntiva annua è pari a 2951 euro. In media per una famiglia il rincaro è di 2532 euro. Il primato spetta ancora una volta alle famiglie numerose con più di 3 figli con una scoppola pari a 3581 euro, 1176 solo per i prodotti alimentari».

Federconsumatori: ricadute per 3 mila euro a famiglia, aumentano disparità

Con un’inflazione al 10,1% le ricadute sono di 3 mila euro annui a famiglia, stima Federconsumatori, nonostante la flessione nella crescita dei prezzi.

«Non dimentichiamo che a pagare il costo maggiore di tale aumento generalizzato dei prezzi sono le famiglie meno abbienti, per le quali l’inflazione è più pesante, spesso insostenibile – spiega Federconsumatori – Questo non fa altro che accrescere, di giorno in giorno, le disparità nel nostro Paese, senza che il Governo si decida ad adottare serie politiche di contrasto».

Le difficoltà si traducono in rinuncia da parte delle famiglie. Federconsumatori parla di «una forte riduzione del consumo di carne e pesce, pari al -16,8% nel 2022 (settori in cui si nota anche uno spostamento verso il consumo di tagli e qualità meno costosi e meno pregiati); una riduzione del consumo di frutta e verdura (che riguarda il 12,9% dei cittadini); oltre che un ricorso sempre più assiduo a offerte, sconti, acquisti di prodotti prossimi alla scadenza (abitudine adottata dal 46% dei cittadini)».


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