La crisi climatica mette a rischio il turismo sciistico (Foto di Mitja Mikolavcic da Pixabay)

La crisi climatica fa sì che un quarto delle stazioni sciistiche europee debbano far fronte alla scarsità di neve. Molte stazioni sciistiche alpine hanno chiuso, totalmente o parzialmente, per mancanza di neve e alte temperature, mentre l’Europa ha sperimento un caldo eccezionale e un clima invernale dal caldo estremo. Non è un problema solo italiano, quello della scarsità di neve in montagna, ma investe in tutta Europa il futuro della montagna, chiamata anche a ripensare (in quali modi è da vedere) le attività economiche che si basano sul turismo invernale e dunque sulla neve. È una questione di ambiente, di clima e di economia.

La crisi climatica mette a rischio il turismo sciistico

La crisi climatica mette a rischio il turismo sciistico e fa sì che un quarto delle stazioni sciistiche europee debbano far fronte alla scarsità di neve. È quanto denuncia un articolo su the Guardian che riprende un recente studio pubblicato su Nature Climate Change. Lo studio ha usato dati e modelli per valutare la copertura nevosa di oltre 2200 località, dall’Islanda alla Turchia, sulla base di un riscaldamento compreso fra 2°C e 4°C. Nel caso estremo di 4°C, quasi tre quarti delle località sciistiche avrebbero poca neve ogni due anni anche con l’innevamento artificiale.

Il turismo sciistico è una componente sostanziale dell’economia delle regioni montane in Europa ed è altamente vulnerabile alla scarsità di neve, che sta aumentando a causa dei cambiamenti climatici”, si legge nello studio.

“Senza innevamento, si prevede che il 53% e il 98% delle 2.234 stazioni sciistiche studiate in 28 paesi europei saranno ad altissimo rischio di fornitura di neve con un riscaldamento globale rispettivamente di 2°C e 4°C”.

Un quarto delle stazioni sciistiche europee, nel caso di un riscaldamento globale di 2°C, avrà scarsità di neve ogni due anni. E questo, spiega il Guardian, mette in dubbio se queste località abbiano un futuro con la crisi climatica che avanza. Senza innevamento artificiale metà della località avrebbe scarsità di neve, la totalità nel caso di un aumento di temperature che arrivi a 4°C.

“Lo studio – sintetizza il Guardian – ha rilevato che l’innevamento artificiale in alcune località delle Alpi, dei paesi nordici e della Turchia potrebbe compensare le carenze di neve dovute al clima più caldo. Ma è improbabile che l’innevamento artificiale sia d’aiuto nelle località della Gran Bretagna e dell’Europa meridionale, dove spesso diventerà troppo caldo per creare la neve, o la neve che può essere prodotta si scioglierà molto rapidamente”.

Il clima e l’industria dello sci

Una bella sfida per un’industria europea dello sci, che vale 30 miliardi di dollari, con oltre un milione di visite giornaliere l’anno, e che ha affrontato quest’anno una stagione sciistica deludente, con un caldo record invernale che ha fatto chiudere le piste da sci da Chamonix in Francia a Innsbruck in Austria.

Come riporta il Guardian, il dottor Samuel Morin, ricercatore presso Météo-France e CNRS a Tolosa e Grenoble, ha dichiarato: «Il turismo sciistico è una questione di nicchia di fronte al cambiamento climatico, ma dal punto di vista delle persone che vivono in montagna e vivono di questa industria, è molto importante capire veramente fino a che punto il cambiamento climatico stia minacciando l’attività e tenere conto dell’impatto che questa attività ha sul clima».


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Sabrina Bergamini
Sabrina Bergamini
Giornalista professionista. Direttrice di Help Consumatori. Romana. Sono arrivata a Help Consumatori nel 2006 e da allora mi occupo soprattutto di consumi e consumatori, società e ambiente, bambini e infanzia, salute e privacy. Mi appassionano soprattutto i diritti, il sociale e tutti quei temi che spesso finiscono a fondo pagina. Alla ricerca di una strada personale nel magico mondo del giornalismo ho collaborato come freelance con Reset DOC, La Nuova Ecologia, Il Riformista, IMGPress. Sono laureata con lode in Scienze della Comunicazione alla Sapienza con una tesi sul confronto di quattro quotidiani italiani durante la guerra del Kosovo e ho proseguito gli studi con un master su Immigrati e Rifugiati. Le cause perse sono il mio forte. Hobby: narrativa contemporanea, cinema, passeggiate al mare.

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