Consumo di sale, se ne usa ancora troppo (Foto di Bruno /Germany da Pixabay)

C’è ancora troppo sale nei cibi e si consuma ancora troppo sale sulle tavole di tutto il mondo. Mentre l’attuazione di politiche di riduzione del sale contenuto negli alimenti potrebbe salvare circa 7 milioni di vite a livello globale entro il 2030. Ad accendere i riflettori sul consumo di sale è l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) nel recente rapporto Global report on sodium intake reduction.

Il dossier mostra che il mondo è fuori strada per raggiungere il suo obiettivo globale di ridurre l’assunzione di sodio del 30% entro il 2025. Per questo l’OMS invita gli Stati ad attuare senza indugio politiche di riduzione dell’assunzione di sodio e a mitigare gli effetti del consumo eccessivo di sale, mentre invita i produttori di alimenti a fissare ambiziosi obiettivi di riduzione del sodio nei loro prodotti.

Consumo di sale, solo 9 paesi con tutte le politiche raccomandate

La principale fonte di sodio, spiega l’OMS, è il sale da tavola (cloruro di sodio), ma il sodio è contenuto anche in altri condimenti come il glutammato di sodio.

Solo il 5% degli Stati membri dell’OMS è protetto da politiche di riduzione del sodio obbligatorie e complete mentre il 73% degli Stati non dispone di una gamma completa di attuazione di tali politiche. A oggi, spiega l’OMS, solo nove paesi (Brasile, Cile, Repubblica Ceca, Lituania, Malesia, Messico, Arabia Saudita, Spagna e Uruguay) hanno un pacchetto completo di politiche raccomandate per ridurre l’assunzione di sodio.

«Le diete malsane sono una delle principali cause di morte e malattia a livello globale e l’eccessiva assunzione di sodio è uno dei principali colpevoli – ha affermato il dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS – Questo rapporto mostra che la maggior parte dei paesi deve ancora adottare politiche obbligatorie di riduzione del sodio, esponendo la propria popolazione al rischio di infarto, ictus e altri problemi di salute. L’Oms chiede a tutti i paesi di implementare i “Best Buys” per la riduzione del sodio e ai produttori di implementare i parametri di riferimento dell’Oms per il contenuto di sodio negli alimenti».

Riduzione del consumo di sale, le azioni raccomandate

Per ridurre il consumo di sodio l’OMS fa riferimento a politiche obbligatorie e a quattro azioni, chiamate best buy. Queste comprendono la riformulazione degli alimenti affinché contengano meno sale e la fissazione di obiettivi per la quantità di sodio negli alimenti e nei pasti; stabilire politiche di approvvigionamento alimentare pubblico per limitare gli alimenti ricchi di sale o sodio nelle istituzioni pubbliche come ospedali, scuole, luoghi di lavoro e case di cura; l’etichettatura front-of-pack nelle confezioni che aiuti i consumatori a scegliere prodotti a basso contenuto di sodio; campagne di comunicazioni per ridurre il consumo di sale.

Il sale, quantità e rischi

Si stima che l’assunzione media globale di sale sia di 10,8 grammi al giorno, più del doppio della raccomandazione dell’OMS di meno di 5 grammi di sale al giorno (pari a un cucchiaino).

Il sale è un nutriente fondamentale ma consumato in eccesso aumenta il rischio di malattie cardiache, ictus e morte prematura. Il consumo di sale in eccesso lo fa dunque diventare il principale fattore di rischio per i decessi collegati all’alimentazione. Stanno inoltre emergendo prove, dice l’OMS, di collegamenti fra un’elevata assunzione di sodio e un aumento del rischio di cancro gastrico, l’obesità, l’osteoporosi e le malattie renali.

Cosa fare per ridurre il consumo di sale?

Cosa si può fare per intervenire a livello individuale, nella preparazione dei pasti e nell’organizzazione della cucina? Ecco quanto suggerito dal Ministero della Salute:

  • Leggiamo attentamente l’etichetta nutrizionale per scegliere, in ciascuna categoria, i prodotti a minore contenuto di sale e cercare i prodotti a basso contenuto di sale, cioè inferiore a 0.3 grammi per 100 g (corrispondenti a 0.12 g di sodio);
  • Riduciamo l’uso di sale aggiunto in cucina, preferendo comunque, ove necessario, minime quantità di sale iodato;
  • Limitiamo l’uso di altri condimenti contenenti sodio (dadi da brodo, maionese, salse) e utilizziamo in alternativa spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto per insaporire ed esaltare il sapore dei cibi;
  • Non portiamo in tavola sale o salse salate, in modo che non si acquisisca l’abitudine di aggiungere sale sui cibi, soprattutto tra i più giovani della famiglia;
  • Riduciamo il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, alcuni salumi e formaggi, cibi in scatola);
  • Scoliamo e risciacquiamo verdure e legumi in scatola, prima di consumarli;
  • Evitiamo l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

A livello più generale serve un’azione dell’industria alimentare per ridurre la presenza di sale nei cibi trasformati.


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