Movimento Consumatori: dolore cronico per 1 italiano su 2 ma cure inappropriate
In 10 anni sono aumentati gli italiani che affetti da un dolore cronico ma l’approccio terapeutico non sembra aver seguito l’andamento del contesto generale offrendo cure poco adatte nel 33%dei casi. Questo in sintesi il quadro emerso dall’indagine “Pain in Italy” condotta da Movimento Consumatori, in collaborazione con il Centro Studi Mundipharma. L’87% degli intervistati afflitti da una condizione di sofferenza convive con questa da oltre 6 mesi, con forti ripercussioni sul lavoro e il benessere psicofisico. A provocare questa condizione di dolore sono molto spesso patologie artrosiche (49,8% del campione), seguita da mal di testa/emicrania (19,9%) e artrite (14,4%), mentre un’origine oncologica si riscontra solo nel 4% dei rispondenti. Nel 90% dei casi, generano una sofferenza di intensità “moderata-severa”. Ad essa però non corrisponde una terapia antalgica adeguata: 1 paziente su 3 non segue alcun trattamento per alleviare il dolore e chi lo fa dichiara di consumare abbondantemente FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei), nonostante i loro noti effetti collaterali su stomaco e cuore, e di ricorrere poco a farmaci oppioidi.
“Siamo particolarmente soddisfatti per l’interesse e le adesioni che ha riscosso l’indagine ‘Pain in Italy’”, afferma Alessandro Mostaccio, Segretario Generale Movimento Consumatori. “In realtà, siamo anche un po’ sorpresi. Non pensavamo che i cittadini fossero così disponibili a confrontarsi con un tema tanto ‘intimo’ come il proprio dolore: segno che si tratta di una problematica di forte attualità, su cui gli italiani hanno desiderio di essere ascoltati e trovare conforto”.
Il problema della cronicità del dolore, infatti, tocca da vicino 1 cittadino su 2. Il prossimo step, dicono dall’associazione, sarà monitorare a che punto si trovano le Regioni italiane rispetto al recepimento della Legge 38. “Riteniamo, infatti, che solo tramite una sua puntuale attuazione della legge, i cittadini italiani potranno nutrire la ragionevole speranza di accrescere la propria soddisfazione sull’efficacia delle cure, alle quali devono necessariamente sottoporsi”.
Nel 60% dei casi, la sintomatologia dolorosa non viene misurata in maniera costante durante ogni visita medica, contravvenendo così a quanto stabilisce la stessa Legge 38, che invita a monitorare regolarmente l’andamento del dolore per poter impostare una corretta terapia antalgica. Inoltre, il 33% del campione che lamenta una qualche forma di sofferenza fisica non riceve alcun tipo di trattamento, mentre a coloro che sono sottoposti a un regime terapeutico vengono spesso somministrate cure inappropriate. Anche quando il dolore cronico aumenta di intensità, infatti, in oltre il 51% dei casi si continua a ricorrere ai FANS, il cui impiego è sconsigliato nelle terapie di lungo periodo da numerose Linee Guida e dalle Autorità regolatorie italiane (AIFA) ed europee (EMA).
Risulta quindi che circa 4 italiani su 10 sono poco (36,8%) o per nulla (4,4%) soddisfatti delle terapie, prescritte in primo luogo dal Medico di Medicina Generale (64,4%), seguìto dallo specialista (54,6%).
“Dalla ricerca emerge una situazione italiana ancora preoccupante”, commenta Vittorio Schweiger, Ricercatore universitario e Direttore Struttura Semplice Terapia del Dolore, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona. “È aumentata in modo rilevante la percentuale di cittadini con dolore persistente; vi è inoltre una prevalenza di patologie artrosiche, come mal di schiena o problemi alle articolazioni, e una sofferenza di grado severo in quasi metà degli intervistati.
“Nonostante molto si sia fatto per divulgare la cultura della valutazione del dolore”, prosegue Schweiger, “tale aspetto è ancora sottovalutato, con una rilevante percentuale di pazienti in cui la sofferenza non viene mai misurata o misurata raramente, impedendo di fatto un trattamento puntuale e un monitoraggio costante della sintomatologia. Le evidenze scientifiche suggeriscono di trattare il dolore moderato-severo con bassi dosaggi di oppioidi forti, più efficaci e con minori effetti collaterali. Sicuramente occorre compiere ancora un grande sforzo per sensibilizzare gli operatori sanitari sulla valutazione del dolore e sull’appropriatezza del suo trattamento, quale obiettivo etico e assistenziale fondamentale per assicurare una migliore qualità delle cure erogate”.