Personalizzazione delle cure oncologiche e umanizzazione delle stesse. Sono questi i due aspetti analizzati dal Rapporto “Oncologia: personalizzazione delle cure, rispetto del tempo, consenso informato. Focus sul cancro al colon retto” realizzato da Cittadinanzattiva , in collaborazione con FAIS (Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati) con il sostegno incondizionato di Merck Serono. 33 le strutture prese in considerazione in 13 Regioni e ciò che emerge è una scarsa attenzione al sostegno psicologico e alla terapia del dolore. Prima questione cruciale riguarda i tempi di attesa per ricevere la prima visita: in 25 strutture su 33, occorrono 10 giorni per la prima visita; 4 realtà la erogano tra gli 11 e i 30 giorni; una sola realtà tra 31 e 60 giorni.
Il Rapporto, inoltre, ha indagato sui tempi di attesa minimi e massimi per alcune tipologie di interventi programmati rilevando che lo scostamento più diffuso tra tempi minimi indicati dagli ospedali e le “priorità terapeutiche standard” stabilite invece dalle indicazioni nazionali (=15 gg) è di 5 giorni (20 anziché 15). Ci sono però realtà in cui il divario tra tempi minimi e priorità terapeutica standard è più ampio anche di 20 giorni (oltre il doppio dell’attesa).
Rispettati, invece, i tempi massimi per l’approccio terapeutico palliativo: 60 giorni con tempi massimi di attesa di 70, 75 e 120 giorni.
Uno dei punti che destano maggiore preoccupazione è la difficoltà per i cittadini di  accesso ai tempi di attesa per interventi chirurgici e procedure invasive in regime di ricovero ordinario/day hospital, poiché in rarissimi casi l’informazione è trasparente e immediatamente disponibile.
Per quanto riguarda, inoltre, i Percorsi Diagnostico Terapeutici (PDT) emerge drammaticamente  la variabilità di tempi per le stesse prestazioni tra le diverse realtà ospedaliere.
La rilevazione ha consentito a Cittadinanzattiva di individuare due priorità su cui intervenire: umanizzare davvero l’oncologia. Per farlo, occorre applicare nei reparti l’ art. 7 della legge 38/10, vale a dire la registrazione in cartella clinica del dolore (provato e espresso dalla persona assistita), con le sue caratteristiche e l’evoluzione nel corso del ricovero. Garantire il sostegno psicologico, anche ai familiari, in ogni fase dell’assistenza: dalla comunicazione della diagnosi alle cure ospedaliere e domiciliari, fino alle cure palliative e all’elaborazione del lutto. Rafforzare politiche aziendali finalizzate all’umanizzazione delle cure, all’attenzione e all’ascolto della persona da tutti i punti di vista, comprendendo il consenso informato, anche attraverso momenti di formazione e di confronto; garantire la trasparenza , l’adeguatezza e l’omogeneizzazione (tra Regioni e all’interno dello stesso territorio regionale) dei tempi di attesa per ogni prestazione (dalla visita, al ricovero, all’intervento, all’esecuzione di esami e di test genetici), rispettando gli standard temporali previsti dal Ministero della Salute e rendendo pubblici per i cittadini i tempi che ogni realtà aziendale è in grado di assicurare, anche per gli interventi e l’esecuzione di prestazioni di anatomia patologica e test genetici.


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