In seguito al decesso di una giovane donna dopo un aborto spontaneo di due gemelli, il Ministero della Salute ha avviato un’ispezione all’ospedale Cannizzaro di Catania e la Procura ha apperto un’inchiesta. Secondo i familiari della ragazza, il medico che la stava assistendo si sarebbe rifiutato di intervenire per porre fine ai dolori che la donna presentava a causa dello stato di sofferenza dei feti, in quanto obiettore di coscienza; un’accusa respinta dal primario dell’ospedale, il quale ha negato la negligenza del medico.

Secondo Federconsumatori si tratta dell’ennesimo, tragico caso di malasanità, che ha distrutto una famiglia e in merito, al quale è necessario e urgente stabilire tutte le responsabilità. “Se verrà accertato il rifiuto del medico di intervenire sulla base dell’obiezione di coscienza, occorrerà intervenire quanto prima nei confronti un comportamento intollerabile di un professionista che prima di tutto dovrebbe agire per tutelare la salute dei pazienti”, ha dichiarato l’associazione.

“Nel nostro Paese purtroppo ci scontriamo ancora con disinformazione e pratiche retrograde”, ha spiegato Federconsumatori. “Il massiccio ricorso dei medici all’obiezione di coscienza limita fortemente l’applicazione della legge 194, ledendo i diritti e le libertà delle donne, e in altre situazioni finisce addirittura per avere conseguenze drammatiche”.

Secondo l’associazione l’obiezione di coscienza è sì un diritto del medico, ma non può e non deve in nessun caso ripercuotersi sulla libertà di scelta o, ancor peggio, sull’incolumità delle persone. Per questo Federconsumatori chiede maggiori e capillari controlli sulle strutture sanitarie, affinché la salute dei pazienti e i loro diritti siano pienamente garantiti e tutelati.


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