È il World WildLife Day, Onu: il destino della natura è affidato ai giovani
Il 20 dicembre 2013, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di proclamare per il 3 marzo il “World Wildlife Day” per celebrare e aumentare la consapevolezza sullo stato di salute e salvaguardia delle specie animali e delle piante a rischio estinzione. Lo slogan per l’edizione 2017 della Giornata, “Listen to the young voices” è rivolto in particolare ai giovani, ovvero a quel quarto di popolazione mondiale tra i 10 e i 24 anni che, in qualità di futura classe dirigente, va incoraggiata a prendere decisioni a favore della protezione della natura sia a livello locale che globale.Il coinvolgimento dei giovani è ai primi posti dell’agenda delle Nazioni Unite e questo obiettivo sarà raggiunto attraverso programmi specifici all’interno delle diverse organizzazioni dell’Onu.
I tassi di estinzione delle specie spaventano la comunità scientifica. Si tratta di cambiamenti irreversibili più pericolosi dei cambiamenti climatici. Gli sforzi di conservazione appaiono quindi fondamentali, anche alla luce dei risultati conseguiti. Il Wwf ricorda l’aumento della popolazione di tigri e panda e il divieto di commercio dei pangolini tra i “casi di successo” dell’anno appena trascorso.
In occasione della Giornata, 9 associazioni ambientaliste italiane (ENPA, Il Rifugio degli asinelli, Italian Horse Protection, LAV, Legambiente, Lega nazionale per la difesa del cane, Lipu-BirdLife Italia, Rete dei santuari di animali liberi in Italia e WWF Italia) presentano la loro Carta di Roma per il recupero degli animali salvati non a fini di lucro e denunciano il ritardo di cui lo Stato è responsabile nei confronti degli animali
Il documento è stato preparato dalle nove associazioni con l’obiettivo di denunciare “il colpevole ritardo rispetto a cura, tutela e gestione degli animali di cui lo Stato, nelle sue diverse articolazioni, è responsabile”.
Subito dopo la firma, la Carta sarà inviata al presidente del consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Gian Luca Galletti, al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e al presidente della conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Stefano Bonaccini.
“È necessario”, dicono i firmatari, “un nuovo quadro normativo per il riconoscimento e la promozione dei centri di recupero e i santuari degli animali, tutelando e rendendo effettiva la loro funzione di interesse collettivo”.
Il codice penale, trattati internazionali, direttive comunitarie e leggi in materia di traffico di animali esotici, fauna selvatica, sperimentazione, circhi, zoo, animali domestici prevedono specifici impegni di tutela degli animali selvatici e domestici in capo allo Stato, che ha assunto da diversi anni l’impegno culturale e l’obbligo materiale di averne cura direttamente o indirettamente.
Questi impegni, però, sono largamente disattesi: non sono stati tradotti in specifiche norme su strutture, procedure di autorizzazione, modalità di accoglimento, mantenimento e adozione degli animali ricoverati, né in finanziamenti adeguati.
“A fronte di ciò, il numero di animali sequestrati e confiscati è fortemente aumentato nel corso degli ultimi dieci anni e i dati forniti dalle Procure della Repubblica indicano che in Italia, solo per maltrattamento, nel 2013 sono stati aperti oltre 8.000 fascicoli, dai quali si stimano non meno di 27mila animali sequestrati, mentre, per il medesimo anno, dai dati dei Servizi Veterinari delle Aziende sanitarie si stimano non meno di 25mila animali selvatici ricoverati nelle differenti strutture”.
“Le strutture di cura, recupero e per la lunga degenza sono poche e con scarsi aiuti. Le associazioni di volontariato non possono supplire interamente al disimpegno di Stato ed enti locali che hanno invece il dovere verso la collettività di garantire l’applicazione delle norme vigenti a tutela degli animali. Lo Stato non ha finora espresso la volontà di elaborare una strategia complessiva di intervento e ha invece determinato il fallimento dei pochi strumenti in vigore, come il Fondo nazionale per il reimpiego delle sanzioni per i maltrattamenti”.