Inflazione, Istat: a gennaio rallenta a più 10%
A gennaio l’inflazione rallenta e si porta a più 10% su base annuale. Il carrello della spesa scende un po’ ma è ancora a più 12%
A gennaio l’inflazione registra un “netto rallentamento” rispetto al mese di dicembre. Aumenta dello 0,1% su base mensile e del 10% su base annua, rispetto a più 11,6% del mese di dicembre. Il dato rivede leggermente al ribasso la stima preliminare che era di più 10,1%. I dati sull’inflazione diffusi oggi dall’Istat evidenziano un leggero rallentamento per il carrello della spesa, che rimane però ancora a più 12%, mentre c’è un rialzo per i prodotti ad alta frequenza di acquisto che passano a più 8,9%.
«A gennaio, l’inflazione evidenzia un netto rallentamento, scendendo a +10,0%», commenta l’Istat, spiegando che la discesa risente soprattutto dell’inversione di tendenza dei Beni energetici regolamentati (-12,0% su base annua).
«Restano diffuse, tuttavia, le tensioni sui prezzi al consumo di diverse categorie di prodotti, quali gli alimentari lavorati, gli altri beni (durevoli e non durevoli) e i servizi dell’abitazione, che contribuiscono alla lieve accelerazione della componente di fondo».
L’inflazione al 10% e il carrello della spesa al 12%
La flessione del tasso di inflazione si deve, principalmente, al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei Beni energetici regolamentati (da +70,2% a -12,0%) e, in misura minore, di quelli degli Energetici non regolamentati (da +63,3% a +59,3%), degli Alimentari non lavorati (da +9,5% a +8,0%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,2% a +5,5%). Gli effetti di tali andamenti sono stati solo in parte controbilanciati dall’accelerazione dei prezzi dei Beni durevoli (da +6,4% a +6,8%), dei Beni non durevoli (da +6,1% a +6,7%) e dei Servizi relativi all’abitazione (da +2,1% a +3,2%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +5,8% a +6,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici resta stabile a +6,2%. L’inflazione acquisita, ovvero la crescita media che si avrebbe se i prezzi rimanessero stabili nella restante parte dell’anno, per il 2023 è pari a +5,2% per l’indice generale e a +3,2% per la componente di fondo.
Rallenta anche il carrello della spesa ma si mantiene su livelli maggiori dell’inflazione generale. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona passano da +12,6% a +12,0%, mentre si accentua la dinamica dei prezzi dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +8,5% a +8,9% nel confronto annuale).
Attenzione però perché alcune voci continuano a registrare rincari a due cifre. L’inflazione su abitazione, acqua, elettricità e combustibili segna più 34,8% rispetto a gennaio 2022 e quella su prodotti alimentari e bevande analcoliche arriva al 12,6%. Sono invece sotto la media del 10% trasporti, servizi ricettivi e di ristorazione, spettacoli e cultura, abbigliamento, istruzione.
Inflazione, ecco dove pesa di più
L’andamento dell’inflazione è più marcato in alcuni territorio. A gennaio l’inflazione più alta c’è nelle Isole (+11,7%, in lieve rallentamento da +13,9% di dicembre), a cui segue il Nord-Ovest (+10,0%, da +11,4% del mese precedente). Tassi inferiori alla media nazionale ci sono invece nel Sud (+9,9%, da +11,7%), nel Nord-Est (+9,7%, da +11,5%) e nel Centro (+9,6%, da +11,0%).
Nei capoluoghi delle regioni e delle province autonome e nei comuni non capoluoghi con più di 150mila abitanti, prosegue l’Istat, l’inflazione più elevata si osserva a Catania (+12,6%), Genova (+11,8%) e Palermo (+11,7%), mentre le variazioni tendenziali più contenute si registrano ad Aosta (+7,6%) e a Potenza (+7,5%).