Mense scolastiche, Foodinsider: il 35% dei bambini non mangia a priori
Le mense scolastiche migliorano ma rimane una diffusa ostilità dei bambini verso il cibo della mensa. Il 35% rifiuta il cibo a priori, il 31% ha paura di assaggiare nuovi piatti e solo il 14% sembra mangiare con gusto. I dati dell 8° Rating dei menù scolastici di Foodinsider
Mense scolastiche in miglioramento ma con diverse criticità. Una su tutte riguarda l’ostilità dei bambini verso il cibo della mensa: secondo le risposte date dagli insegnanti, oltre un terzo di loro (il 35%) “rifiuta il cibo a priori” mentre quasi un altro terzo ha paura di assaggiare nuovi piatti. Un menu su tre migliora e molti usano cibi con un legame col territorio ma aumenta un po’ (più 6%) il ricorso al cibo processato.
Qualche giorno fa è stati pubblicato l’8° Rating dei menù scolastici, l’indagine annuale di Foodinsider che fotografa lo stato della mensa e ne traccia l’evoluzione, per scoprire la quantità di scarti, le best practice e i Comuni che migliorano anche grazie all’applicazione dei CAM, i Criteri Ambientali Minimi, la legge che trasforma la mensa in uno strumento di sviluppo del territorio in chiave sostenibile.
Mensa contro la povertà alimentare
Il dossier ricorda, fra le altre cose, che la mensa – ripartita dopo il periodo Covid che ha coinciso con “l’ossessione per il pasto plastificato” e lo stop ai programmi di educazione alimentare – è importante come strumento contro la povertà alimentare e la dispersione scolastica.
“In Italia le aree a maggior rischio di povertà alimentare tra i bambini coincidono, in molti casi, con quelle zone dove le mense scolastiche sono poche o del tutto assenti – si legge nel report – Sicilia, Campania e Calabria sono le regioni con minore presenza di mense scolastiche e, secondo i dati di Openpolis, è proprio la Sicilia la regione dove la quota di bambini e ragazzi che non consuma almeno un pasto proteico al giorno supera l’8%. Seguono la Campania (5,4%), la Basilicata (4,9%) e il Lazio (4,5%). Per alcuni bambini quello della mensa scolastica continua a essere l’unico pasto completo e sano della giornata. Si tratta dunque di uno strumento efficace per contrastare tanto la povertà alimentare quanto la dispersione scolastica, altro tema su cui il Ministero dell’Istruzione pone l’attenzione”.
Mense scolastiche, miglioramenti e criticità
Come vanno dunque le mense scolastiche? Secondo l’indagine (riferita all’anno scolastico passato, 2022/2023) continua il trend di miglioramento delle mense scolastiche iniziato nel 2022, dopo la fine del Covid. Migliora un Comune su tre.
“Il risultato è spesso riscontrabile in menù più equilibrati, a minore impatto ambientarle, più varietà, con i legumi che aumentano e diventano un secondo piatto in un terzo dei menù analizzati, più prodotti locali e di origine biologica e sempre meno le stoviglie usa e getta a favore dei piatti lavabili. I cibi processati, (prosciutto, tonno in scatola, bastoncini di pesce, formaggio spalmabile e budini) invece, crescono del 6%”.
Rimane molto critico il dato sullo scarso consumo del pasto in mensa. “Da quanto dichiarato dagli insegnanti attraverso il sondaggio di Foodinsider, i bambini ‘rifiutano il cibo a priori’ nel 35% dei casi, hanno ‘paura di assaggiare nuovi piatti’ nel 31% e sono ‘indifferenti’ nel 20%. Solo il 14% della popolazione scolastica sembra ‘mangiare con gusto’”.
Due della cause rimandano all’assenza di cucina e di educazione alimentare.
“Benché la complessità della mensa non permetta di identificare un motivo unico per lo scarso consumo del pasto – le concause sono tante – l’indagine si sofferma su due aspetti ricorrenti: la mensa con il pasto trasportato e la mancanza di una adeguata educazione. Infatti le percentuali di avanzi di cibo aumentano, nelle scuole che non hanno le cucine interne e dove non c’è un sistema educativo a sostegno del consumo del pasto. Qualità ed educazione sono due fattori inscindibili da cui non si può prescindere”.
L’indagine (che riporta anche una classifica con le migliori mense scolastiche: numero uno rimane Fano, seguito da Cremona e Parma) indaga anche il legame dei menu con il territorio. Il 29% delle mense del campione è ben radicata sul territorio e si rifornisce da questo con oltre 10 prodotti locali a settimana, mentre il 13% ne acquista almeno 5. Ci sono però anche menu completamente slegati dal contesto locale, uguali a nord e a sud, e sono quelli che privilegiano i cibi processati. I menu parlanti sono solo il 39%: sono quelli che dichiarano quali sono gli alimenti surgelati, il biologico, i prodotti DOP/IGP, quelli a KM0 e a filiera corta.
Riportare le cucine nelle scuole
Per sostenere i Comuni nel processo di miglioramento, afferma FoodInsider, mancano ancora dei tasselli: “bisogna riportare le cucine dentro o vicino alle scuole, valorizzare i cuochi, rendere il monitoraggio degli avanzi sistematico, avviare continui percorsi di formazione degli insegnanti e di educazione dei bambini e delle famiglie, e connettere la mensa alle produzioni locali sostenibili”.