
Gas e nucleare nella tassonomia verde, primo stop dal Parlamento europeo (fonte immagine: pixabay)
Gas e nucleare nella tassonomia verde, primo stop dal Parlamento europeo
Le Commissioni Ambiente e Affari economici del Parlamento europeo si sono opposti all’inclusione di gas e nucleare nella tassonomia verde, l’elenco delle attività economiche considerate sostenibili. La risoluzione sarà votata dal Parlamento europeo in plenaria a luglio
Primo stop degli europarlamentari a gas e nucleare nella tassonomia verde. Le Commissioni Ambiente ed Affari Economici del Parlamento europeo hanno votato ieri a favore della risoluzione di rigetto della proposta della Commissione Ue sulla Tassonomia Verde. I deputati delle due commissioni si sono opposti all’inclusione di nucleare e gas nella tassonomia verde, l’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale.
La risoluzione sarà ora votata durante la sessione plenaria del Parlamento, che si svolgerà dal 4 al 7 luglio. Parlamento e Consiglio hanno tempo fino all’11 luglio 2022 per decidere se porre il veto alla proposta della Commissione. Per bocciare l’atto delegato serve la maggioranza assoluta dei deputati (353). Se si opporrà alla proposta della Commissione, questa dovrà ritirarla o modificarla.

Gas e nucleare nella tassonomia verde
In ballo c’è dunque la proposta della Commissione europea, l’atto delegato secondo cui gas e nucleare sono considerate fonti energetiche utili alla transizione ecologica e a determinate condizioni possono avere l’etichetta green. La tassonomia è infatti il provvedimento con cui Bruxelles stabilisce quali attività siano ecocompatibili e meritevoli di sostegno finanziario agli investimenti.
Dunque i deputati ieri hanno adottato un’obiezione (con 76 voti favorevoli, 62 contrari e 4 astenuti) alla proposta della Commissione di includere specifiche attività del settore dell’energia nucleare e del gas nell’elenco delle attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale coperte dalla cosiddetta Tassonomia UE.
I deputati, si legge in una nota, «riconoscono il ruolo del gas nucleare e fossile nel garantire un approvvigionamento energetico stabile durante la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, ritengono che gli standard di screening tecnico proposti dalla Commissione, nel suo regolamento delegato, a sostegno della loro inclusione non rispettino i criteri per le attività economiche ecosostenibili di cui all’articolo 3 del regolamento sulla tassonomia».
La risoluzione adottata dai deputati chiede inoltre che atti delegati nuovi o modificati siano soggetti a consultazione pubblica e valutazioni d’impatto, in quanto potrebbero avere impatti economici, ambientali e sociali significativi.
Come si diceva, la decisione finale spetta ora alla prossima plenaria del 4-7 luglio a Strasburgo. Nel frattempo arrivano parole di apprezzamento dal fronte ambientalista.
Legambiente: decisione importante che può scongiurare un duro colpo al Green Deal
«Si tratta di un primo importante risultato – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – che apre la strada alla bocciatura della proposta di considerare gas fossile e nucleare come fonti energetiche sostenibili, in base al regolamento sulla tassonomia che classifica gli investimenti verdi. Una decisione importante che può scongiurare, rigettando la proposta della Commissione, un duro colpo al Green Deal Europeo e a un’ambiziosa politica climatica in grado di fronteggiare l’emergenza climatica».
Legambiente ricorda che la proposta della Commissione europea è stata adottata nonostante il parere fortemente contrario della Piattaforma sulla Finanza Sostenibile (PFS), il gruppo di esperti indipendenti nominati dalla stessa Commissione per il supporto scientifico necessario alla redazione della proposta di Atto Delegato Complementare per l’attuazione del regolamento sulla tassonomia.
Il gruppo, nelle sue raccomandazioni, ha evidenziato che il nucleare va escluso in quanto non rispetta i criteri (previsti dall’articolo 17 del regolamento sulla tassonomia) relativi al principio sul non arrecare danni significativi all’ambiente, in particolare per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento delle scorie radioattive. L’esclusione del gas fossile, invece, è motivata dal fatto che gli impianti a gas per poter fornire un contributo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici, come richiesto dal regolamento, devono emettere meno di 100 gr CO2e/kWh, mentre gli impianti più efficienti oggi a disposizione emettono non meno di 316 gr CO2e/kWh.
«L’Europarlamento – ha detto Mauro Albrizio, responsabile dell’ufficio europeo Legambiente – ora può e deve rigettare la proposta della Commissione ed evitare così che centinaia di miliardi di euro, anziché essere investiti in rinnovabili ed efficienza energetica, vadano sprecati con il nucleare e il gas fossile aggravando la duplice crisi climatica ed energetica».

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