Tassa di soggiorno, Codacons: “Poca trasparenza sull’uso delle risorse”
Dalla tassa di soggiorno arrivano ai Comuni fondi per oltre 700 milioni di euro. Ma secondo il Codacons, che interviene sull’ipotesi di un aumento, c’è poca trasparenza sull’uso di queste risorse
La tassa di soggiorno viene applicata da oltre mille Comuni in Italia, a oggi varia da 1 a 10 euro a notte ma c’è “poca trasparenza” sull’uso di queste risorse. Che non sono poche.
“La tassa di soggiorno è un tesoretto per i comuni italiani che cresce di anno in anno, e che ha raggiunto nel 2023 quota 702 milioni di euro, in aumento del +9,5% rispetto all’anno precedente”, evidenzia il Codacons. Per l’associazione però “manca del tutto la trasparenza circa l’uso che le amministrazioni comunali fanno di tali risorse, e c’è il rischio che i proventi della tassa siano utilizzati dagli enti locali per coprire buchi di bilancio, in violazione della normativa di settore”.
Verso un aumento per la tassa di soggiorno?
L’occasione per intervenire sulla tassa di soggiorno viene dall’ipotesi all’ipotesi di un suo aumento. Fonti stampa riportano che, nelle intenzioni del Governo, questa potrebbe salire fino a 25 euro e prevedere di destinare parte degli incassi alla raccolta e smaltimento dei rifiuti.
La tassa di soggiorno è stata introdotta nel 2011 e permette ai Comuni di decidere l’applicazione di un’imposta a carico dei turisti che soggiornano nelle strutture ricettive. In genere viene pagata dal turista alla fine del soggiorno; ha un costo che varia da 1 a 5 euro al giorno a persona, anche superiore nel caso di Comuni con elevati flussi turistici. Fonti stampa ipotizzano che possa essere estesa a tutti i Comuni che vorranno applicarla, non solo a quelli turistici. E che potrebbe essere rimodulata a partire dai 5 euro (per un costo di pernottamento inferiore a 100 euro) per arrivare a un massimo di 25 euro al giorno per gli alberghi extralusso (Fonte: Affaritaliani.it)
Codacons: “Rendicontazione pubblica sulla destinazione”
Il Codacons parla di un “tesoretto” da oltre 700 milioni di euro per i Comuni e chiede che ci sia una rendicontazione pubblica sulla destinazione dei proventi. Oggi, spiega l’associazione, l’imposta varia da 1 a 10 euro a ospite per notte, a seconda della località e della tipologia di struttura ricettiva, e i comuni che la applicano sono saliti dagli 11 del 2011, anno di reintroduzione dell’imposta, ai 1.013 del 2023.
«I turisti non possono essere usati come bancomat dai comuni per prelevare soldi in assenza di certezze circa il reale utilizzo dei proventi della tassa di soggiorno – ha detto il presidente Carlo Rienzi – Un balzello che, se portato a 25 euro, allontanerà i visitatori stranieri dalle città italiane a tutto danno del turismo. Qualsiasi rimodulazione dell’imposta dovrà essere vincolata all’obbligo per i comuni di pubblicare in modo chiaro e fino all’ultimo centesimo la destinazione reale dei fondi raccolti, anche attraverso la creazione di una apposita piattaforma accessibile a tutti, o in caso contrario saranno inevitabili i ricorsi contro l’ennesima misura a beneficio delle casse comunali e a danno degli utenti».
Quanto arriva dalla tassa di soggiorno?
“Roma, che applica una tariffa media di 5,5 euro, ha registrato lo scorso anno incassi stimati in circa 120 milioni di euro annui grazie alla tassa di soggiorno, e si prevede che il gettito arriverà a 180 milioni di euro entro il 2024 – spiega il Codacons – Venezia ha raccolto circa 38 milioni di euro nel 2023, Firenze 72 milioni di euro, che si prevede diventeranno 77 milioni a fine 2024”.
L’associazione spiega poi che nel 2012 l’introito della tassa di soggiorno si fermava a 162 milioni di euro. Un’imposta precedente, che è stata soppressa nel 1989, fruttava 80 miliardi di lire all’anno, l’equivalente di circa 96 milioni di euro di oggi.
Sostiene il Codacons: “A far apparire sempre di più la tassa di soggiorno come una “gallina dalle uova d’oro” a disposizione dei comuni, sono i dati sul turismo in Italia: il 2023 si è chiuso infatti con 134 milioni di arrivi e 451 milioni di presenze, rispetto al 2019 +3 milioni di arrivi (+2,3%) e +14,5 milioni di presenze (+3,3%). Un trend che prosegue anche nel 2024, con gli analisti che prevedono per l’anno in corso un boom di presenze in Italia pari a 467,2 milioni”.
L’associazione ricorda poi che l’art. 4 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che reintroduce in Italia l’imposta, stabilisce espressamente che “Il relativo gettito è destinato a finanziare interventi in materia di turismo, ivi compresi quelli a sostegno delle strutture ricettive, nonché interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali ed ambientali locali, nonché dei relativi servizi pubblici locali”.
Per il Codacons dunque manca trasparenza sulla reale destinazione dei proventi raccolti attraverso la tassa di soggiorno, col rischio che gli incassi vengano usati anche “per coprire i buchi di bilancio delle amministrazioni e non per finalità turistiche come prevede la norma. Manca quindi una rendicontazione pubblica e accessibile a tutti, al pari di quella prevista per i proventi delle sanzioni stradali, che consenta ai cittadini di capire come vengano usate le risorse raccolte e quali interventi finanzino concretamente”.