Oltre gli allevamenti intensivi, associazioni propongono transizione agroecologica della zootecnia
Greenpeace Italia, ISDE – Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia hanno presentato una proposta di legge per andare oltre gli allevamenti intensivi
“Il nostro sistema di produzione di carne, basato sugli allevamenti intensivi, è insostenibile sia dal punto di vista ambientale che economico: divora risorse naturali e fondi pubblici, spinge fuori dal mercato le piccole aziende, e solo le più grandi si arricchiscono”. Così Greenpeace, ISDE, Medici per l’ambiente, Lipu, Terra! e WWF Italia, che hanno presentato la proposta di legge “Oltre gli allevamenti intensivi. Per una transizione agroecologica della zootecnia”.
La proposta, sostenuta da un gruppo trasversale di parlamentari, vuole fermare con una moratoria l’espansione degli allevamenti intensivi e avviare un piano nazionale di riconversione agro-ecologica del settore zootecnico.
Le associazioni convergono sull’idea che gli eventi climatici estremi impongano la ricerca di una nuova efficienza alimentare che prediliga produzioni a più basso consumo di risorse e con minori impatti ambientali, sociali e sanitari, per questo, la presentazione della proposta di legge per la transizione ecologica della zootecnia è stata sostenuta da un gruppo trasversale di parlamentari.
Il comparto agroecologico italiano è fortemente penalizzato
Il comparto agro-zootecnico soffre anche di grandi iniquità: l’80% dei fondi europei per l’agricoltura italiana finisce attualmente nelle casse di appena il 20% dei beneficiari. Il sistema, infatti, penalizza le piccole aziende e favorisce quelle di maggiori dimensioni: secondo dati Eurostat, tra il 2004 e il 2016, l’Italia ha perso oltre 320 mila aziende, assistendo a un calo del 38% delle aziende più piccole, a un aumento del 23% di quelle più grandi, e del 21% di quelle molto grandi. L’80% dei fondi europei per l’agricoltura italiana finisce attualmente nelle casse del 20% dei beneficiari. Si tratta di un sistema che penalizza le piccole aziende favorendo i giganti.
La zootecnia intensiva può essere economicamente vantaggiosa per le aziende grandi e molto grandi, ma la sua elevata dipendenza da energia, mangimi e acqua, la rende particolarmente fragile, così come le condizioni di allevamento la rendono vulnerabile alle sempre più frequenti epidemie. Di fatto l’attuale sistema zootecnico si regge su ingenti finanziamenti pubblici, che potrebbero essere investiti più correttamente per una transizione che lo renda più sostenibile sotto tutti gli aspetti: il settore zootecnico è attualmente responsabile di oltre 2/3 delle emissioni nazionali.
Zootecnia e transizione ecologica
L’obiettivo, esposto dalle associazioni proponenti, è quello di promuovere la transizione ecologica del settore zootecnico. Una transizione che richiede ovviamente una riduzione dei consumi di carne e di prodotti di origine animale provenienti da allevamenti intensivi. Il cambiamento non può che partire da un freno all’ulteriore espansione dei maxi-allevamenti soprattutto nelle zone che già subiscono le conseguenze ambientali e sanitarie di un eccessivo carico zootecnico. Con la sospensione temporanea dell’apertura di nuovi allevamenti intensivi e dell’aumento del numero di animali allevati in quelli già esistenti, le associazioni chiedono quindi che venga redatto e implementato un piano nazionale di riconversione del settore zootecnico al fine di attuare una riconversione del settore per la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi.
di Aurora Cusumano