Sostenibilità alimentare, tutti a favore ma a patto che sia a buon prezzo

Siamo tutti a favore della sostenibilità alimentare ma c’è un grande problema: il prezzo della sostenibilità. E non è il solo.

«Dal punto di vista alimentare, siamo tutti a favore della sostenibilità, a patto che sia a buon prezzo e che non comporti costi eccessivi. Abbiamo bisogno di una sostenibilità smart, in grado di accontentare tutti».

È la conclusione cui giunge l’Osservatorio sulla sostenibilità alimenntare “L’Agenda 2030 nel piatto” pubblicato online da Adiconsum.

Il ruolo della sostenibilità alimentare

Il punto di partenza è che il tema della sostenibilità sta acquistando una rilevanza sempre maggiore fra i consumatori e non solo.

Saper scegliere prodotti e servizi che rispettino l’ambiente è ormai diventato uno stile di vita. Ma cosa  pensano i consumatori della sostenibilità? Hanno fiducia in marchi e claim pubblicitari? Come dovrebbe essere un prodotto sostenibile? A queste domande cerca di dare risposta il report sulla sostenibilità alimentare, un dossier per comprendere al meglio abitudini e desideri di consumatrici e consumatori residenti nel Lazio. L’Osservatorio nasce infatti da un’iniziativa di Adiconsum Lazio e Associazione culturale Cento Giovani con il supporto del Consiglio Regionale Consumatori e Utenti della Regione Lazio e rappresenta uno spazio per raccogliere informazioni utili per agevolare la svolta sostenibile nella Regione Lazio.

«Ciò che emerge è che sul piano teorico c’è molta buona volontà e la consapevolezza che una sostenibilità applicata nel modo giusto farebbe diminuire i prezzi, ma nei fatti consumatrici e consumatori continuano ad avere problemi con il costo della sostenibilità», evidenzia il dossier.

 

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Adiconsum, L’Agenda 2030 nel piatto, giugno 2022

 

I punti fondamentali della ricerca sulla sostenibilità

Indipendentemente dal fatto che siano acquistati o meno, i prodotti sostenibili sono generalmente considerati un p0′ fuori budget (35,3%) o costosi e solo il 17,6% degli intervistati afferma di saper trovare anche prodotti sostenibili a prezzo contenuto.

I criteri utilizzati per valutare la sostenibilità di un prodotto sono principalmente le certificazioni (37,3%) ed elementi fattuali (25,5%) come il tipo di prodotto (vegetale, fresco e di stagione sono indicatori), la provenienza, il grado di trasformazione, gli ingredienti e il packaging.

La confezione ideale, secondo gli intervistati, dovrebbe occupare poco spazio, essere riutilizzabile e proteggere il contenuto per farlo durare di più.

Comprare prodotti sostenibili

Dal sondaggio emerge che il 23,5% degli intervistati compra regolarmente prodotti sostenibili mentre il 45% li compra ma compra spesso prodotti “normali”.

“Vorrei ma non posso”, insomma, come fattore chiave che si ripresenta nel corso dell’indagine e che testimonia anche la difficoltà di cambiare stile di vita.

Dal sondaggio emerge «un forte interesse per l’alimentazione sostenibile, ma anche delle importanti barriere di carattere informativo o economico, che ostacolano la diffusione di prodotti sostenibili».

Solo il 7,8% dice di non essere interessato e il 9,8% non ha le idee chiare sulla sostenibilità alimentare.

Quali aspetti della sostenibilità alimentare sembrano più rilevanti? Al primo posto al 41,2% c’è la qualità ambientale (basso impatto della produzione, riduzione rifiuti e spreco, packaging ecologico ecc., riduzione fitofarmaci e trattamenti chimici, ecc.), seguita al secondo posto (25,5%) dalla qualità sociale, il rispetto dei piccoli produttori e dei lavoratori, il rapporto con il territorio, il rispetto dei diritti dei consumatori e poi (21,6%) da qualità quali l’accessibilità e la sicurezza degli alimenti, il biologico, il Km zero, vegetariano e vegan, benessere degli animali allevati.

 

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Adiconsum, L’Agenda 2030 nel piatto, giugno 2022

 

Il prezzo della sostenibilità alimentare

La nota dolente è rappresentata dal prezzo della sostenibilità alimentare.

«Nonostante gli sforzi per rendere gli alimenti sostenibili anche nel costo, resta una grossa fetta della popolazione che li considera un po’ “fuori budget” (35,3%) o addirittura alimenti “di lusso” (7,8%), senza contare chi, nonostante i prezzi siano più alti, decide di comperarli comunque (13,7%) sacrificando altre scelte», si legge nel dossier.

Una buona parte di persone diffida delle dichiarazioni sulla sostenibilità e dei claim annessi (una frase in etichetta non basta) e solo il 17,6% dichiara di saper trovare prodotti sostenibili a buon mercato, senza incorrere in prezzi troppo alti – il che comunque presuppone un lavoro aggiuntivo di ricerca.

Come migliorare la sostenibilità del sistema alimentare? La risposta più popolare è quella di educare le persone a non sprecare il cibo.

«Nonostante moltissimi riconoscano lo spreco di cibo altrui, risulta molto difficile riuscire a percepire il proprio, rispetto al quale si avverte un sentimento di ineluttabilità e dunque si ritiene di poter fare molto poco: sulla carta ci definiamo (quasi) tutti sostenibili e in grado di non sprecare nulla».


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