Il caso degli autovelox e la sentenza della Cassazione (Foto Pixabay)

Cassazione e autovelox non omologato, Codacons: “Non è via libera alla violazione dei limiti di velocità”

La Cassazione accoglie il ricorso di un cittadino perché l’autovelox non era omologato. Codacons: “le multe già pagate non possono essere contestate. I comuni chiariscano su omologazione apparecchi per evitare confusione tra automobilisti”

Rischia di dar vita a una valanga di ricorsi, o comunque a una certa confusione fra gli automobilisti, la recente sentenza della Cassazione che ha accolto il ricorso di un automobilista su una multa per eccesso di velocità perché l’autovelox non era omologato. Per la Cassazione, dunque, costituiscono fonte di prova per il riscontro del superamento dei limiti di velocità di cui all’art. 142 del Codice della Strada solo le risultanze provenienti da un autovelox sottoposto a procedura di omologazione.

Si legge infatti nell’ordinanza che l’omologazione è una procedura che “ha anche natura necessariamente tecnica e tale specifica connotazione risulta finalizzata a garantire la perfetta funzionalità e la precisione dello strumento elettronico da utilizzare per l’attività di accertamento da parte del pubblico ufficiale legittimato, requisito, questo, che costituisce l’indispensabile condizione per la legittimità dell’accertamento stesso“.

La recente sentenza della Cassazione sugli autovelox “sta provocando grande confusione tra gli automobilisti e alimenta false speranze su possibili annullamenti di massa delle sanzioni”, ha commentato il Codacons, che interviene per ridimensionare gli effetti della decisione e sostiene che la sentenza non porta al conseguente annullamento delle multe elevate dagli autovelox.

Codacons: multe già pagate non possono essere contestate

Secondo il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, la legge stabilisce criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni e, per le multe già pagate o per le quali sono scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso. Tuttavia, nel caso in cui sia ancora possibile contestare la sanzione, è necessario ottenere certezze circa l’omologazione del dispositivo autovelox che ha accertato la violazione. Ciò comporta la presentazione di un’istanza d’accesso presso il comune dove è installato l’apparecchio e l’analisi delle specifiche tecniche sull’autovelox, ma ciò, sottolinea nuovamente, non porta all’annullamento automatico delle sanzioni.

“La legge stabilisce infatti criteri e tempi precisi per impugnare le sanzioni: dalla data di contestazione o notifica della violazione, 60 giorni davanti al Prefetto, ricorso gratuito ma che determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta, o 30 giorni dinanzi al giudice di pace, ma pagando il contributo unificato. Per le multe già pagate o quelle per cui siano scaduti i termini, non è possibile proporre ricorso”.

Il Codacons, inoltre, sottolinea il rischio che la decisione della Cassazione venga interpretata come una bocciatura degli strumenti di rilevazione automatica della velocità e come un via libera al superamento dei limiti sulle strade, con conseguenze negative sulla sicurezza stradale.

“Siamo da sempre contrari all’uso indiscriminato degli autovelox come strumento per alimentare le casse comunali, ma il rischio è che la decisione della Cassazione sia interpretata come una bocciatura degli strumenti di rilevazione automatica della velocità e come un via libera al superamento dei limiti sulle strade, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza stradale – prosegue Rienzi – Per questo chiediamo ai comuni di fare chiarezza, pubblicando sui siti delle amministrazioni le omologazioni degli apparecchi installati sul territorio, in modo da evitare contenziosi e garantire massima trasparenza agli automobilisti”.

Resta da vedere come le nuove direttive influenzeranno effettivamente l’uso degli autovelox e la contestazione delle multe da parte dei conducenti. La questione rimane al centro dell’attenzione pubblica e ulteriori sviluppi potrebbero verificarsi nei prossimi mesi.


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