Fare attenzione al rapporto qualità/prezzo: un prodotto biologico o DOP costa di più perché prima di andare in commercio viene analizzato e i  costi sono a carico del produttore. Un olio extravergine acquistato al prezzo di tre euro vale tre euro. Un litro di vino acquistato al prezzo di un euro vale un euro. Non farsi ingannare dai claims in etichetta: il burro light non esiste e l’olio vegetale leggero, fragrante e robusto lo stesso. L’olio a bassa acidità non ha alcun significato da punto di vista organolettico in quanto l’acidità di un olio non è percepibile dai nostri sensi. Sono solo due dei consigli che il Corpo Forestale dello Stato ha diffuso nell’ambito dell’iniziativa “Vero o Falso”, dedicata alla sicurezza agroalimentare e alla tutela dei prodotti di qualità. Il falso agroalimentare è un fenomeno in aumento che ormai ha raggiunto un fatturato di circa 14 miliardi di euro e cibi e bevande taroccate rischiano di finire sulle tavole delle festività natalizie, anche perché il consumatore non sempre è consapevole della contraffazione alimentare: a differenza di altri prodotti, non sempre i cibi contraffatti hanno un costo molto inferiore rispetto agli altri.
Il bilancio dei primi nove mesi di attività del Corpo Forestale dello Stato parla di oltre 130 reati, più di 150 denunce, quasi 5 mila controlli e 780 illeciti amministrativi per un importo complessivo di circa 3 milioni e 465 mila euro di sanzioni.  Nella sicurezza agroambientale e agroalimentare si registra un aumento del 38% del numero dei reati rispetto allo stesso periodo del 2012. I settori nei quali la Forestale si è concentrata riguardano soprattutto il contrasto alle contraffazioni dei prodotti agroalimentari di origine ed a indicazione geografica protetti (DOP, IGP, STG e bio), il vitivinicolo, l’oleario e il lattiero caseario.
Il fenomeno illegale del falso agroalimentare ha raggiunto, ormai, un fatturato che sfiora i 14 miliardi di euro, mentre solo due anni fa questa cifra si attestava intorno ai 12,5 miliardi di euro. Spiega la Forestale: “Spesso quando ci troviamo di fronte ad alimenti confezionati non abbiamo quasi mai la percezione di acquistare un prodotto contraffatto, eppure potremmo aver comprato un panettone prodotto con grassi vegetali insaturi idrogenati come il grasso di palma invece del burro o un formaggio che diventa un latticino utilizzando una crema trattata con fermenti e sale da cucina, invece di un formaggio prodotto esclusivamente con latte intero. In sostanza, il consumatore che acquista cibo contraffatto non è consapevole di averlo fatto, in quanto a differenza di altre tipologie di prodotti, molti alimenti non sempre sono caratterizzati da un costo notevolmente più basso rispetto a quelli non taroccati. È necessario quindi sensibilizzare ed educare i consumatori a prestare attenzione alla scelta dei prodotti da mettere nel carrello della spesa, a controllare l’origine degli alimenti e le loro modalità di produzione e conservazione. La questione dell’etichettatura dei prodotti diventa sempre più importante per la tutela dalle agropiraterie. Occorre, infatti, per i prodotti che riportano la lista degli ingredienti, controllare la denominazione di vendita, il luogo di produzione, verificare la data di scadenza o attenersi alle indicazioni relative al consumo entro la data riportata sulla confezione”.
Particolare attenzione va prestata al settore dei marchi di qualità e delle denominazioni riconosciute: l’Unione Europea ha registrato oltre 1.450 prodotti con marchi DOP, IGP, STG, di cui 261 sono di origine italiana (158 DOP, 101 IGP e 2 STG). L’Italia è dunque al primo posto nella graduatoria comunitaria dei prodotti tipici e possiede circa il 18 per cento dell’intera fetta di mercato europeo. Nei primi dieci mesi dell’anno, la Forestale ha effettuato circa 700 controlli nel settore delle denominazioni protette. Le più recenti operazioni hanno portato al sequestro di oltre 40 bottiglie di Champagne A.O.P. contraffatto a Piacenza, 80 confezioni di prodotti spacciati per “Lardo di Colonnata I.G.P.”, “Mortadella di Bologna I.G.P.”e “Parmigiano Reggiano D.O.P.” a Frosinone, 25 quintali di formaggio “Castelmagno D.O.P.” prodotto in modo non conforme al disciplinare in provincia di Cuneo, circa 2.000 bufale affette da brucellosi, ma passate per sane, allevate nell’ambito di aziende produttrici di “Mozzarella di Bufala Campana D.O.P.” nel casertano e circa 12 mila chilogrammi di prodotti alimentari scaduti, privi di etichette e in cattivo stato di conservazione, tra cui “Olive Nocellara del Belice D.O.P.” contraffatte a Bari.
PDF: Decalogo “Come difendersi dalle agro piraterie”


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1 thought on ““Vero o falso”: campagna Forestale contro le agropiraterie

  1. Non capisco perchè il MIPAAF, avendo un suo Ispettorato specifico di Repressione Frodi, debba lasciare al Corpo Forestale queste indagini e dichiarazioni.
    Perchè non si preoccupano dei loro compiti specifici, quali il controllo dei boschi, del territorio, degli incendi, della protezione dei parchi, invece di lasciare questi compiti a chi è specificatamente preparato? Il Ministro, purchè ci sia un comunicato stampa da fare a sua immagine, tollera tutto!

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