L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha multato Tim e Wind Tre con tre diverse sanzioni, per un totale di circa 2,4 milioni di euro, per le modifiche contrattuali e le comunicazioni ai consumatori relative al ripristino delle fatturazione su base mensile. L’Agcom ha contestato la violazione degli obblighi di trasparenza e di quelli sul diritto di recesso in merito alla modifica delle condizioni economiche delle offerte di telefonia mobile. Tre le sanzioni, due a Tim per circa un milione e mezzo di euro e una a Wind Tre per 870 mila euro. In pratica i due operatori non hanno dato “informazioni chiare, complete e trasparenti” sulle tariffe che stavano applicando nel ritorno dalla fatturazione a 28 giorni a quella mensile.

La questione riguarda la “telenovela” della fatturazione su base quadrisettimanale e il ritorno dalle bollette a 28 giorni a quelle mensili. E vede l’intervento anche dell’Antitrust, che lo scorso marzo aveva deciso la “sospensione cautelare” dei rialzi decisi dalle aziende di telecomunicazioni dopo il passaggio dalla bolletta a 28 giorni alla fatturazione mensile. In pratica, col passaggio alla bolletta mensile, le tlc avevano comunicato che la spesa annuale sarebbe stata distribuita su 12 canoni anziché su 13, con una rimodulazione tariffaria che avrebbe comportato un aumento dei singoli canoni (+8,6%) che non avrebbe modificato il prezzo annuale dell’offerta di servizi.

Nei provvedimenti emessi dall’Agcom (su segnalazione di Vodafone e di Altroconsumo) l’Autorità contesta a Tim la violazione di obblighi di trasparenza e diritto di recesso in merito alla modifica delle condizioni economiche delle offerte di telefonia mobile. In pratica, si legge nel provvedimento, in risposta all’azione dell’Antitrust, Tim “ha deciso di rideterminare, per le offerte di telefonia mobile, la precedente variazione dell’8,6% -fissata in occasione del ripristino della cadenza di rinnovo e fatturazione delle offerte su base mensile – prevedendo una riduzione, a decorrere dall’8 aprile 2018, dello 0,4% sui prezzi già in vigore dal 5 marzo 2018”. La contestazione mossa alla società è che il messaggio con cui Tim informava la clientela “conteneva informazioni incomplete e fuorvianti poiché non indicava il prezzo finale in maniera chiara e trasparente, mascherando un incremento dell’8,2% con una diminuzione dello 0,4%”. L’Agcom ha dunque stabilito che nei messaggi agli utenti l’operatore “non ha assicurato informazioni chiare, complete e trasparenti”. E ha rilevato “rilevanti carenze informative attinenti alle concrete variazioni economiche attuate e alle modalità con cui poter avvalersi della facoltà di recesso”. L’Autorità ha dunque multato Tim per oltre un milione di euro, mentre una seconda multa di 464 mila euro riguarda la violazione degli obblighi di trasparenza e diritto di recesso in merito alla modifica delle condizioni economiche delle offerte di telefonia fissa e mobile di tipo business.

Anche a Wind Tre è stata contestata laViolazione obblighi di trasparenza e diritto di recesso in merito alla modifica delle condizioni economiche delle offerte di telefonia mobile”. Questa ha deciso di rideterminare l’aumento dell’8,6% in una percentuale di aumento pari all’8,3% e di “riaccreditare l’importo derivante dall’applicazione della differenza tra l’8,6% e l’8,3% per la clientela di telefonia mobile prepagata a partire dal mese di maggio 2018”. La società, dice l’Agcom, ha “provveduto ad aggiornare le informative diffuse in precedenza, inserendo l’espressa previsione del diritto di recesso (da esercitarsi fino al 1°giugno 2018) e procedendo ad avviare un nuovo ciclo di comunicazioni individuali, tramite SMS, alla clientela interessata” ma dall’analisi delle comunicazioni trasmesse dopo l’entrata in vigore delle nuove condizioni “sono emerse, tuttavia, rilevanti carenze informative attinenti alle concrete variazioni economiche attuate e alle modalità con cui poter avvalersi della facoltà di recesso”.

Sono interventi che destano l’attenzione dei Consumatori.”Bene, ottima notizia! E’ la legge del contrappasso! Anche se la multa è certo inferiore all’illecito guadagno ottenuto dalle compagnie telefoniche per non aver rispettato fin dal 23 giugno 2017 la fatturazione mensile, è una bella notizia che siano state multate per quando poi sono state costrette a tornarci per via dell’entrata in vigore della legge 4 dicembre 2017, n. 172 –  ha detto Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – La trasparenza e la completezza delle informazioni sono sempre un diritto del consumatore. A maggior ragione il diritto di recesso, che non può essere esercitato senza un’informazione esaustiva e chiara”. Dice il segretario nazionale di Codici Ivano Giacomelli: “Stiamo seguendo con attenzione gli sviluppi di questa vicenda perché stiamo entrando nella fase cruciale, quella dei rimorsi agli utenti. Ricordiamo che per il momento l’unico modo per farlo è lo storno in fattura”.

 

@sabrybergamini

 

Notizia pubblicata il 03/12/2018 ore 17.21


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)