Consumo di alcolici, con la pandemia aumentano i comportamenti a rischio
Secondo i dati dell’ISS, con la pandemia il settore delle bevande alcoliche ha registrato un’impennata tra il 181 e il 250% nell’home delivery, con un aumento dei consumi domestici
Nell’era COVID-19 aumentano le problematiche correlate al consumo di alcolici, soprattutto nella popolazione più vulnerabile. È quanto emerge dai nuovi dati diffusi dall’Istituto Superiore di Sanità.
A rischio soprattutto i giovanissimi e gli anziani. I dati pre-Covid del 2019 e la Relazione annuale del Ministro della Salute, trasmessa a maggio 2021 al Parlamento, evidenziano che le fasce di popolazione con consumatori più a rischio è, per entrambi i generi, quella dei minorenni, circa 750.000, prevalentemente 16-17enni , seguita da oltre 2,7 milioni di anziani ultra-65enni.
A preoccupare in particolar modo è l’aumento, registrato nel 2020, delle giovani consumatrici a rischio, le 14-17enni.
Consumo di alcolici, aumento delle vendite nell’home delivery
“L’approvvigionamento delle bevande alcoliche non ha conosciuto pause nel periodo del lockdown e il mercato ha rafforzato nuovi canali alternativi e anche meno controllati relativamente al divieto di vendita a minori”, spiega l’Istituto Superiore di Sanità.
Con la pandemia sono cambiate molte abitudini, tra queste anche gli acquisti su canali online di e-commerce. In particolare si stima che, nel 2020, il settore delle bevande alcoliche abbia registrato un’impennata tra il 181 e il 250% nell’home delivery, con un aumento dei consumi domestici.
“L’isolamento – sottoline al’ISS – ha favorito un incremento di consumo incontrollato, favorito anche da aperitivi digitali sulle chat e sui social network, spesso in compensazione della tensione conseguente all’isolamento, alle problematiche economiche, lavorative, relazionali e dei timori diffusi nella popolazione, resa sicuramente più fragile dalla pandemia”.
ISS: difficile gestire le richieste di assistenza
Allo stesso tempo, i servizi di alcologia e i dipartimenti per le dipendenze e di salute mentale, a causa delle chiusure obbligate dall’impossibilità di ricevere utenti in presenza, hanno registrato una crescita di difficile gestione prima, durante e dopo i lockdown.
Difficoltà legata ad alcune criticità – spiega l’ISS –: “la scarsità delle risorse a disposizione, la quantità di richieste inevase per le restrizioni anti-COVID-19 e l’impreparazione relativa a soluzioni digitali, introdotte solo tardivamente, in maniera disomogenea sul territorio”.