Secondo una ricerca Coldiretti su dati Istat gli italiani preferiscono risparmiare tagliando le spese: giù vestiti e mobili e la spesa si fa al discount. In questi tempi di profonda crisi sono tante le spese che dobbiamo affrontare. Spesso però non disponiamo della liquidità necessaria per affrontarle tutte, soprattutto le spese più impegnative che richiedono importi più alti. Per affrontare questi investimenti ci si può rivolgere agli istituti di credito per trovare una soluzione che rispetti le proprie esigenze: per risparmiare sulle rate si può ad esempio mettere i prestiti online più vantaggiosi a confronto, considerato che questa modalità di erogazione è solitamente più conveniente della tradizionale e che consente di reperire finanziamenti a tassi favorevoli.
Per quanto riguarda, invece, le spese quotidiane, l’unica soluzione per risparmiare è cercare di tagliare i consumi evitando gli acquisti non necessari. Una ricerca Coldiretti elaborata su dati Istat ha svelato quali e quanti prodotti gli italiani fanno a meno di acquistare per far fronte a questo periodo di vulnerabilità economica e finanziaria. Dando una prima occhiata ai numeri, le famiglie preferiscono tagliare principalmente le spese per abbigliamento e mobilio, mentre si modifica il comportamento d’acquisto per i prodotti alimentari.
La ricerca, oltre a evidenziare attraverso la concretezza dei numeri gli effettivi riscontri della crisi, risulta essere un’efficace lente d’ingrandimento sulle abitudini del nostro Paese, permettendo di capire in che modo i consumatori italiani assegnano e distribuiscono le proprie priorità di spesa.
Secondo l’indagine, infatti, dall’inizio della crisi gli italiani hanno tagliato il 16% delle spese per vestiti e calzature e il 12% per l’acquisto di mobili, elettrodomestici e manutenzioni. Il primo periodo di crisi l’Italia l’ha vissuto rinunciando alle spese superflue ma nei periodi più “bui” le famiglie sono state costrette a tagliare anche sul cibo. Tra 2012 e 2013 c’è stato un taglio del 3,1%, la rinuncia più alta in termini quantitativi degli ultimi sei anni. I prodotti a cui le famiglie rinunciano più “facilmente” non sono soltanto i prodotti più cari: gli acquisti di pesce fresco sono stati tagliati del 20%, la pasta del 9% il latte dell’8%, l’olio del 6% e anche l’ortofrutta subisce un calo del 3%.
Ma tagliare le spese sull’alimentazione è possibile fino a un certo punto: va messo un piatto caldo a tavola tutti i giorni e per questo, invece che rinunciare a determinati prodotti, le famiglie tagliano la spesa modificando il loro comportamento d’acquisto e in particolare abbandonando i grandi supermercati a favore dei discount. Con lo spostamento verso i prodotti a basso costo si è verificato lo scorso anno un contestuale aumento degli allarmi alimentari (+ 14%).
Ben 534 notifiche sono infatti state avanzate sulla sicurezza di prodotti alimentari potenzialmente nocivi (in base al RASFF, il sistema europeo di allerta rapido per alimenti e mangimi) e questo è un dato record se lo paragoniamo al periodo immediatamente precedente alla crisi in cui questa soglia era molto minore. Per questo 2014 però si prevede un margine di miglioramento e soprattutto un aumento sulle spese destinate ai prodotti alimentari.
Che sia complice o meno il bonus di 80 euro “promesso” dal Governo Renzi (e destinato però a pochi) che verrà probabilmente destinato quasi tutto alla spesa alimentare, altri settori hanno registrato un calo, anche se minore. I costi per l’abitazione, l’acqua e l’elettricità sono stati tagliati dell’1,4%, quelli per la sanità dell’1,5% e quelli per istruzione e cultura dell’1,2%.


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