La dieta della quarantena: più frutta e verdura (e più dolci)
Durante il lockdown gli italiani hanno mangiato più frutta, verdura e legumi ma anche più dolci e comfort food. Una ricerca del Crea evidenzia vecchie abitudini e nuove tribù alimentari nella dieta della quarantena
Cosa abbiamo mangiato in quarantena? Più frutta, verdura e legumi, e contemporaneamente più dolci e comfort food. La dieta della quarantena oscilla fra vecchie abitudini e nuove “tribù alimentari”, fra uno stile alimentare sano e un maggior consumo di snack. Si muove fra elementi di novità, come la sperimentazione di nuove ricette, e una generale mancanza di attività fisica che ha portato a far salire l’ago della bilancia. E ora tutti a dieta (o quasi).
Lo stile alimentare seguito in quarantena racconta di come gli italiani hanno modificato e aggiustato le abitudini in tavola. E potrebbe rappresentare un punto di partenza per valutare future linee guida su cosa è meglio fare (e mangiare) e cosa no.
La dieta della quarantena, analisi CREA
La dieta della quarantena e le abitudini alimentari degli italiani sono al centro di uno studio fatto dai ricercatori OERSA (Osservatorio sulle Eccedenze, sui Recuperi e sugli Sprechi Alimentari) del CREA Alimenti e Nutrizione, e pubblicato su Nutrients, che elabora i risultati di un questionario messo a punto in pieno lockdown (aprile – maggio 2020), con l’intento di documentare i mutamenti intercorsi nell’alimentazione quotidiana durante la quarantena.
Allo studio hanno risposto oltre 2700 persone, provenienti da tutte le regioni di Italia, di cui il 52 % costituito da donne. L’82% vive in famiglia e, di questi, il 20 % con bambini di meno di 12 anni. Il campione è caratterizzato da un elevato livello di istruzione e dalla scarsa aderenza alla dieta mediterranea per il 62%.
«Durante la quarantena molte persone hanno dichiarato di aver aumentato i consumi di alcuni tipi di alimenti. In particolare, il 19% dice di aver aumentato il consumo di olio extravergine di oliva, e il 29% e il 24% rispettivamente di verdura e frutta. Tra i comportamenti più virtuosi c’è il consumo di legumi che è aumentato del 22% e quello dell’acqua del 20% cui fa da contrappasso il consumo di dolci 37% e di vino nel 16% del campione».
Questo uno dei primi risultati della dieta in quarantena. Da una parte c’è dunque un miglioramento dello stile alimentare, dall’altra un aumento nel consumo di comfort food e dolci. Il tutto unito all’assenza o scarsa attività fisica, che ha riguardato più o meno la metà degli intervistati. Tanto è vero che oltre un terzo dichiara un aumento di peso ed è d’accordo sul bisogno di fare una dieta.
I consumi alimentari: quattro identikit
La ricerca, applicando la cluster analysis, ossia una metodica analitica che permette di raggruppare gli individui in gruppi caratteristici, ha portato identificare quattro gruppi di persone in base agli andamenti dei consumi durante il lockdown paragonati a quelli abituali.
Ci sono così «gli “usual eaters”(51,4%), che non hanno modificato le loro abitudini, seguiti dai “more eaters”(41,4%) che, al contrario, hanno incrementato i consumi di quasi tutte le categorie alimentari investigate; vi sono poi gli “healthy eaters”(26,8%), che, invece, hanno incrementato il consumo di alimenti salutari come legumi, cereali integrali e frutta secca, ma al tempo stesso anche quello di dolci; chiudono, infine, i “less eaters”(7,5%), caratterizzati da coloro che hanno ridotto i consumi».
In generale, rilevano i ricercatori, chi segue con un’alta aderenza la dieta mediterranea ha continuato a migliorare le proprie abitudini alimentari anche durante il lockdown, mentre chi ha un’aderenza bassa non ha apportato miglioramenti.
Una tendenza diffusa in tutti i gruppi è il maggior tempo speso a consumare i pasti insieme alla famiglia (circa nel 50% dei casi) e una marcata attenzione al tema dello spreco alimentare (circa 80%).
La dieta della quarantena e i nuovi comportamenti
«Nonostante una parte degli intervistati abbia seguito le raccomandazioni per mantenere abitudini alimentari e stili di vita sani, rispondendo dunque positivamente a questa situazione emergenziale – dice la coordinatrice dello studio Laura Rossi, ricercatrice del CREA Alimenti e Nutrizione – un’altrettanta parte non vi si è conformata adeguatamente, portando ad esacerbare condizioni presenti in Italia già prima del lockdown, come l’alta prevalenza di individui con sovrappeso o obesità e la scarsa aderenza alla Dieta Mediterranea».
«Durante il lockdown, una parte degli intervistati sembra aver seguito adeguatamente le raccomandazioni degli esperti aumentando il consumo di frutta (24,5%), verdura (28,5%), legumi (22,1%), frutta secca (12%) e pesce (14%). Contemporaneamente però – spiega ancora la ricerca del CREA – è aumentato il consumo di comfort food (22,7%) e dolci (36,9%) che insieme ad un’attività fisica non adeguata – più della metà degli intervistati infatti non ha praticato alcun tipo di attività o ne ha fatta meno di quanto indicato dalle raccomandazioni-, potrebbe essere stata la causa di un aumento di peso da parte di un gran numero di intervistati (circa 35%)».
La dieta della quarantena così delineata si aggiunge ad alcuni cambiamenti nello stile alimentare.
Il lockdown è stato occasione per sperimentare nuovi alimenti (61%) e nuove ricette (27%) – cambiamento che è facile collegare al maggiore tempo speso in casa e a una certa attenzione alla cucina, con gli italiani che hanno letteralmente messo le mani in pasta e cucinato come non mai. Allo stesso tempo, questo periodo è stato anche un’occasione per acquistare abitudini sostenibili come fare la raccolta differenziata (85%), conservare alcuni elementi acquistati in eccesso (81%) oppure mangiare tutto incluso gli avanzi (76%). La quarantena avrebbe portato dunque a una maggiore attenzione allo spreco alimentare.