Valorizzazione delle aree agricole, equilibrio fra terreni agricoli e zone edificabili, limite al consumo di suolo, divieto di cambiare destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o comunitari e recupero del patrimonio edilizio rurale: sono i cardini del disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo, approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri di oggi.
Su proposta dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, per i beni culturali e dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri competenti, il Consiglio ha infatti approvato in via preliminare il disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo. Sul disegno di legge sarà acquisito il parere della Conferenza Unificata.
Si parte dall’elevata cementificazione che interessa l’Italia: ogni giorno si cementificano circa 100 ettari di superficie libera e il territorio edificato è aumentato del 166% dal 1956 a quest’anno. Tutto questo ha conseguenze pesanti non solo sul consumo di suolo ma anche sulla perdita di superficie agricola e, di conseguenza, di produzione e fabbisogno alimentare. Come si legge nella nota ufficiale di Palazzo Chigi, il provvedimento – che era stato annunciato a fine luglio dal ministro delle Politiche Agricole Mario Catania – “mira anzitutto a garantire l’equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificate o edificabili, ponendo un limite massimo al consumo di suolo e stimolando il riutilizzo delle zone già urbanizzate. Ha inoltre l’obiettivo di promuovere l’attività agricola che si svolge (o si potrebbe) svolgere su di essi, contribuendo alla salvaguardia del territorio. Il mantenimento dell’attività agricola infatti consente di poter gestire il territorio e contribuisce a diminuire il rischio di dissesti idrogeologici”.
Il provvedimento prevede dunque l’identificazione come “terreni agricoli” di tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola. Viene introdotto un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell’estensione massima di terreni agricoli edificabili, per garantire una ripartizione equilibrata fra aree  suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate. Il ddl prevede inoltre il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Spiega Palazzo Chigi che “nell’ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l’intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione”. Viene inoltre incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale, per favorire la ristrutturazione e il restauro degli edifici esistenti.
La Cia-Confederazione italiana agricoltori accoglie favorevolmente il ddl e annuncia iniziative in tutta Italia per “una nuova politica del territorio”.  “E’ un provvedimento – spiega il presidente Cia Giuseppe Politi – che va nella direzione giusta. Per questa ragione ribadiamo che siamo pronti a dare tutta la nostra collaborazione per una strategia capace di bloccare la cementificazione selvaggia, le speculazioni sulla terra tolta agli agricoltori, l’incuria e l’abbandono. E per rafforzare questa nostra azione daremo vita nelle prossime settimane a una serie di iniziative e manifestazioni in tutte le regioni per sensibilizzare società civile, istituzioni, forze politiche, sociali ed economiche sul tema prioritario del suolo e della sua effettiva salvaguardia” .
Confagricoltura a sua volta condivide gli obiettivi del disegno di legge, perché lo spreco di terreno agricolo va fermato; allo stesso tempo, si legge in una nota, “non condivide la logica vincolistica e discriminatoria che ha ispirato il limite sulla destinazione nel tempo dei terreni agricoli che hanno beneficiato di aiuti di Stato e comunitari, seppur ridotto da 10 a 5 anni rispetto alla prima versione del provvedimento”. Per la sigla, bisogna arriva a una programmazione territoriale che “da una parte ponga un drastico freno alla cementificazione, dall’altra dia priorità all’utilizzo dei siti e degli immobili dismessi, introducendo forme di premialità e di incentivazione.”
Di cambiamento del modello di sviluppo del Paese parla il ministro Catania. “Grazie alle misure contenute nel disegno di legge contro il consumo del suolo, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, facciamo un decisivo passo in avanti per raggiungere l’obiettivo di limitare la cementificazione sui terreni agricoli, in modo da porre fine a un trend pericoloso per il Paese. Questo provvedimento tocca temi molto sensibili, come l’uso del territorio e la sua corretta gestione, ma coinvolge anche la vita delle imprese agricole e l’aspetto paesaggistico dell’Italia. Riguarda il modello di sviluppo che vogliamo proporre e immaginare per questo Paese, anche negli anni a venire”. È quanto ha detto il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, intervenendo in conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri.
“Vogliamo – ha spiegato Catania – interdire i cambiamenti di destinazione d’uso dei terreni che hanno ricevuto i fondi dall’Unione Europea, infatti abbiamo previsto che queste superfici restino vincolate per 5 anni. Inoltre, il provvedimento interviene sul sistema degli oneri di urbanizzazione dei Comuni. Nella normativa attualmente in vigore è previsto che le amministrazioni possono destinare parte dei contributi di costruzione alla copertura delle spese comunali correnti, distogliendoli dalla loro naturale finalità, cioè il finanziamento delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. Questo fa sì che si crei una tendenza naturale delle amministrazioni e dei privati a dare il via libera per cementificare nuove aree agricole anche quando è possibile utilizzare strutture già esistenti. Le nuove norme avranno sicuramente un impatto su questo fenomeno”.
 


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