Fiume Po, l'Autorità di Bacino distrettuale lancia l'allarme siccità

Fiume Po, l'Autorità di Bacino distrettuale lancia l'allarme siccità (Foto di guido da Pixabay)

La portata del fiume Po ha raggiunto il suo minimo storico per questo periodo, preoccupando non solo gli esperti ma anche la popolazione che vive nel bacino idrografico del corso d’acqua, che si estende per quasi 90.000 chilometri quadrati, comprendendo ben otto regioni (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Marche), la Provincia autonoma di Trento e parte del territorio francese e svizzero.

A lanciare l’allarme siccità è l’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po.

Fiume Po, la siccità e le sue conseguenze

“Le proiezioni per la stagione 2023 – si legge in una nota diffusa da Legambiente – si annunciano, infatti, peggiori del 2022 e le precipitazioni delle ultime settimane non consentiranno di recuperare il deficit idrico accumulato dall’anno scorso ad oggi, e questo mette a rischio soprattutto la produzione agricola (nel bacino del Po sono presenti oltre 3 milioni di ettari di superficie agricola utilizzabile) e quella idroelettrica (nel bacino del fiume Po viene prodotto circa il 55% dell’energia idroelettrica italiana)”.

Ci troviamo davanti a un deficit complessivo di risorsa, dovuto all’assenza ormai da molti mesi (novembre 2021) dei flussi umidi di origine atlantica, in grado di apportare importanti quantitativi pluviometrici e abbondanti nevicate sull’arco alpino, che ha superato i precedenti record storici. Al momento, la somma dello Snow Water Equivalent (volume d’acqua contenuto nel manto nevoso) di tutto l’arco alpino conferma una perdita di risorsa pari a circa il 60%.

Questo – si legge – farà sì che anche quest’anno, durante la stagione irrigua, verrà a mancare il contributo tipico della fusione nivale ai deflussi dei corsi d’acqua superficiali. Quindi in tutte le principali sezioni del fiume Po, se non ci sarà un’inversione di tendenza, si continueranno a registrare valori di portata media mensile tra i più bassi mai registrati, con tutte le sue conseguenze, a partire dall’intrusione del cuneo salino nei rami del Delta.

“Chiaramente – sottolinea il Segretario Generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po Alessandro Bratti – gli eventi osservati negli ultimi venti anni sono la diretta conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. In base ai modelli di previsione climatica globali e regionali, il bacino del fiume Po si pone nella zona di transizione climatica fra il Mediterraneo ed il Nord Europa, nella quale l’incertezza sul clima futuro è più elevata che in altre aree Europee”.

 

Siccità (Foto di <a href="https://pixabay.com/it/users/jodydelldavis-28951/?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2241061">Jody Davis</a> da <a href="https://pixabay.com/it//?utm_source=link-attribution&utm_medium=referral&utm_campaign=image&utm_content=2241061">Pixabay</a>)
Siccità (Foto di Jody Davis da Pixabay)

 

Secondo le previsioni, la distribuzione delle precipitazioni, anche nevose, subirà una significativa variazione con un aumento importante della frequenza con cui potranno presentarsi periodi siccitosi e temperature superiori alla media storica.

“È quindi evidente – sottolinea l’Autorità – che, quella che finora è stata trattata come un’emergenza, sarà invece la nuova realtà e questo richiederà l’adozione di strategie di adattamento di lungo periodo, che andranno attentamente studiate e che dovranno interessare tutte le componenti che generano una domanda di risorsa idrica probabilmente non più sostenibile”.

Il progetto Life Climax Po

In questo contesto si inserisce il progetto Life Climax Po, di cui Legambiente è partner, avviato ufficialmente il primo 1° febbraio 2023 e coordinato dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po. Un’iniziativa che – sottolinea il dirigente tecnico dell’Autorità distrettuale Francesco Tornatore – “mira a promuovere l’adattamento ai cambiamenti climatici attraverso una gestione climaticamente intelligente delle risorse idriche su scala di distretto idrografico”.

Obiettivo del progetto è l’individuazione di strategie che consentano di aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici nel bacino fluviale del Po, attraverso l’individuazione di azioni pilota selezionate e facilmente replicabili. In particolare, si lavorerà sulla produzione di conoscenze climatiche condivise (strumenti e metodologie) mirate ad accrescere la capacità e la consapevolezza del problema e delle possibili soluzioni aumentando il coinvolgimento delle parti interessate. Tra le prime azioni del progetto, c’è la mobilitazione di interventi e finanziamenti complementari a sostegno di misure estese incentrate sulla rinaturalizzazione, la mitigazione e la prevenzione del rischio di alluvioni, l’integrazione degli strumenti di pianificazione e l’attivazione dell’impegno pubblico.

“In attesa di riuscire ad avviare una nuova stagione di pianificazione che, anche attraverso l’individuazione di una nuova visione del territorio, ci consenta di affrontare la transizione ecologica in atto, occorrerà comunque gestire la prossima stagione estiva nel migliore dei modi. – conclude Bratti – E per farlo, occorrerà il contributo di tutti gli attori in gioco. È sbagliato parlare di emergenza episodica, purtroppo la ciclicità degli eventi ci obbliga ad affrontare questi cambiamenti con una strategia più incisiva ed in modo strutturale, da diverse prospettive e con diverse azioni integrate”.


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