Forum QualEnergia, indagine Ipsos: l’81% del campione non vuole un ritorno al nucleare
Secondo l’indagine Ipsos “Gli italiani e l’energia”, presentata al XVII Forum QualEnergia di Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, sull’avversione dei cittadini per il nucleare pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti
Nucleare sì o nucleare no? L’81% degli italiani (a giugno 2024, cinque mesi fa, erano il 75%) non ha dubbi sulla contrarietà a questa tecnologia, che il governo vorrebbe reintrodurre nel mix energetico all’interno del processo di decarbonizzazione nel Paese: ad aprire questo scenario è la nuova indagine Ipsos “Gli Italiani e l’energia”, realizzata per Legambiente, Nuova Ecologia e Kyoto Club, e presentata oggi a Roma nel corso della seconda giornata del XVII Forum QualEnergia.
Nucleare sì o no? Le opinioni dei cittadini
Sull’avversione dei cittadini – spiega il report – pesano la percezione dei rischi correlati e i costi nascosti, e che fa il paio con quella che i cittadini hanno espresso sulla distanza minima che dovrebbe avere un impianto nucleare dalla propria abitazione: il 41% non lo vorrebbe in nessun caso. Solo il 18% sarebbe disposto ad accettare la costruzione di un sito a una distanza minima di dieci chilometri dalla sua abitazione, mentre il 20% non lo vuole per nulla.
A chiudere il cerchio dei dati raccolti sull’energia nucleare, quello che fa riferimento alla stima temporale dei benefici: secondo il 43% del campione il rientro dall’investimento si avrà dai 20 anni in su o addirittura non ci sarà, in quanto i costi per produrre questo tipo di energia sono incalcolabili.
Inoltre il 64% non è d’accordo con il definanziamento del fondo automotive previsto nella legge di Bilancio a favore del settore difesa. Tra questi il 39% del campione preferirebbe vedere confermato il fondo automotive o alternativamente lo spostamento degli investimenti su altri settori industriali.
Le opinioni sulle fonti rinnovabili
Al contrario, l’85% degli italiani associa le fonti rinnovabili alla sostenibilità ambientale, e rispetto al dato sui tempi di attesa per trarre vantaggio dall’investimento, il 44% ritiene che i benefici ci saranno entro dieci anni.
Secondo il report per il 52% degli italiani la transizione energetica verso le fonti pulite permetterebbe al Paese di ridurre la dipendenza dai paesi esteri produttori di fonti fossili. Spostando il focus dalla transizione energetica alle energie rinnovabili, il vantaggio di avere maggiore indipendenza dalle importazioni estere (35%) si affianca alla riduzione del costo energetico, avvertito come un ulteriore effetto positivo dal 37% degli italiani, e alla possibilità di autoprodurre la propria energia (35%).
D’altro canto, sul fronte degli svantaggi legati alla transizione energetica, il 41% annovera i costi iniziali elevati per la riconversione/installazione dei sistemi di produzione di energie per cittadini e imprese. Nonostante questo, la maggioranza (58%) è concorde che la transizione energetica sarà conveniente.