
Nel Mediterraneo 1 pesce su 3 ha ingerito plastica. Lo studio del progetto COMMON (Foto di joelsaucedosaucedo da Pixabay)
Nel Mediterraneo 1 pesce su 3 ha ingerito plastica. Lo studio del progetto COMMON
Secondo quanto emerso dai monitoraggi del progetto COMMON: la rete a tutela del Mediterraneo, su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge mediterranee e analizzati, 17mila sono mozziconi di sigaretta. Un pesce su tre e oltre la metà delle tartarughe analizzate ha ingerito plastica
La plastica rappresenta l’80% dei rifiuti dispersi nell’ambiente marino e costiero: è quanto emerge dai monitoraggi del progetto COMMON: la rete a tutela del Mediterraneo, che ha visto coinvolti Legambiente, l’Università di Siena e il CIHEAM Bari, l’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie del Mare di Tunisi e l’Università di Sousse per la Tunisia e l’ONG libanese Amwaj of the Environment e la riserva naturale di Tyre, per il Libano.
Inquinamento nel Mediterraneo, il bilancio del progetto COMMON
In particolare, su oltre 90mila oggetti raccolti sulle spiagge e analizzati mediante protocolli scientifici armonizzati tra i diversi partner del progetto, circa il 20% (17mila) è rappresentato da mozziconi di sigaretta, 6mila sono cotton fioc e più della metà dei rifiuti rinvenuti (53%) è monouso o usa e getta. Inoltre, su oltre 700 individui analizzati, riconducibili a 6 specie ittiche, è risultato che un pesce su tre ha ingerito plastica, in più della metà delle tartarughe analizzate sono stati ritrovati rifiuti.
“Segnale di un impatto fortemente negativo per tutta la biodiversità marina – si legge nella nota stampa del progetto -. Questo non solo a causa dei problemi dovuti all’ingestione dei rifiuti, ma anche ai possibili effetti tossici legati agli additivi aggiunti ai materiali plastici”.
“Sebbene il nostro mare sia più piccolo degli oceani Atlantico e Pacifico, è uno degli hotspot di biodiversità più importanti al mondo, ma purtroppo anche uno dei maggior sei, nel mondo, per quanto riguarda la concentrazione di plastichein mare – ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore Generale di Legambiente. – Uno dei maggiori ostacoli al contrasto di questo fenomeno è rappresentato dalla presenza di legislazioni e regole nazionali troppo complesse e poco uniformi tra loro. Per questo, con il progetto COMMON, abbiamo promosso l’adozione di politiche comuni tra i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo, perché il problema del marine litter va affrontato agendo a livello internazionale, con un’azione congiunta e coordinata dei singoli stati”.

L’impatto del marine litter sulla fauna marina varia anche a causa delle diverse forme e dimensioni del rifiuto – spiega Legambiente. – Se da una parte riguardano l’intrappolamento degli esemplari principalmente in reti da pesca e oggetti galleggianti, dall’altra l’ingestione dei rifiuti può portare a malnutrizione, morte per soffocamento, ostruzione del tratto intestinale, inedia. Inoltre, l’ingestione di plastica e microplastica può provocare alterazioni a vie metaboliche e sistemi endocrini, dovuti al rilascio di sostanze tossiche contenute o assorbite dalla plastica (ftalati, composti organoclorurati e altre sostanze tossiche) una volta all’interno degli organismi.
Le azioni di sensibilizzazione del progetto
Durante gli anni di progetto, per promuovere l’impegno dei cittadini e degli “utenti del mare”, sono stati organizzati un centinaio di eventi di sensibilizzazione per varie categorie interessate: pescatori, stabilimenti e operatori economico-turistici della costa, amministratori di città costiere, studenti, società civile, e altre organizzazioni.
I pescatori incontrati nelle aree pilota, circa 268 tra singoli e cooperative, sono stati coinvolti in workshop e seminari incentrati sugli impatti del marine litter sulla loro attività, e sul problema, molto sentito, della gestione dei rifiuti accidentalmente raccolti durante la pesca.
Gli operatori turistici, circa 80, sono stati coinvolti in workshop e nella campagna estiva di sensibilizzazione BEach CLEAN, un’iniziativa volta a promuovere una migliore gestione dei rifiuti negli stabilimenti balneari di località del Mediterraneo ad alto afflusso turistico. Inoltre, il progetto ha promosso Clean Up The Med, una grande iniziativa di volontariato ambientale giunta ormai alla sua trentesima edizione, che nel corso di COMMON ha visto oltre 2mila volontari provenienti da 20 paesi del Mediterraneo prendere parte alle attività di pulizia delle spiagge, rimuovendo 10 tonnellate di spazzatura marina in quasi 24mila km di costa.

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