salone del libro

Come è andato il Salone del Libro?

Non è mai chiaro se il Salone Internazionale del libro di Torino, giunto quest’anno alle 34esima edizione, sia un salto dentro il cuore del mondo o una fuga in un mondo che non esiste. Perché al Salone si crea una dimensione spazio temporale sospesa, dove migliaia di persone percorrono chilometri e chilometri dentro quella che è forse la libreria più grande del mondo, cercando, maneggiando e parlando di questo antico oggetto, che sì, si rinnova anche tecnologicamente, ma rimane sempre uno degli oggetti più fisici che ci sono, e che nonostante le forti contraddizioni del mercato editoriale e le vecchie e nuove minacce (vendite on line, crisi della carta, concorrenze sfavorevoli, pochi anzi pochissimi lettori) continua sempre a lottare per farcela.

Ma prima vediamo i dati, e poi cerchiamo di leggere nel cuore dei libri.

I dati del Salone del Libro di Torino 2022

L’edizione appena conclusa del Salone Internazionale del Libro di Torino è stata subito definita la più grande di sempre, con 168.000 visitatori (20mila in più dello scorso anno), uno spazio di 110mila mq e un programma di 1500 appuntamenti. 900 espositori hanno allestito gli stand, tra grandi medi e piccoli editori mentre sono in tutto 1000 le persone che hanno lavorato all’organizzazione della fiera, e sono 1000 le piante del Bosco degli Scrittori realizzato da Aboca Editore che hanno abbellito e rifrescato l’aria del Salone. Sono poi 17.253 gli studenti che hanno visitato il Salone 2022, e sono state distribuite 6000 copie del libro di Elsa Morante L’isola d’Arturo.

L’utenza on line anche è cresciuta: su Instagram il @salonelibro ha raggiunto circa 130mila follower, su Facebook sono con un totale di 205.700 i like e 49.400 sono i follower su Twitter. Non poteva mancare l’utenza su TikTok: le visualizzazioni totali dei video del Salone sono state 1 milione e 600mila. Le vendite dei libri in media sono andate molto bene: una crescita media del 35 per cento, anche se non per tutti è andata così bene. A far due chiacchiere con gli addetti, quelli che hanno venduto di più sono i grandi editori e soprattutto quelli con titoli più commerciali o comunque non legati a letteratura di nicchia.

 

salone del libro
Salone del Libro di Torino

 

I dati del settore: tantissimi libri, tantissimi editori, pochissimi lettori

Poi ci sono i numeri aggiornati sull’andamento del settore, resi pubblici proprio durante il Salone dall’AIE, l’associazione degli editori: nei primi quattro mesi del 2022, sono stati venduti 32 milioni di libri, tra librerie fisiche e online e grande distribuzione, per 469 milioni di euro di valore a prezzo di copertina, in flessione rispettivamente del 2,5% e del 3,7% rispetto i primi quattro mesi dell’anno precedente. Ma rispetto al 2019 pre-pandemia sono state vendute 5 milioni di copie in più (più 17%).  Gli unici generi in crescita sono la narrativa straniera e i fumetti le cui vendite nelle librerie, dal 2019 a oggi, sono triplicate.  A tutto questo si aggiunge che cresce anche il numero degli editori: dopo la lieve flessione del 2020 dovuta alla pandemia, nel 2021 le case editrici sono tornate a crescere in Italia: quelle ‘attive’ (ovvero che hanno pubblicato almeno una novità nell’ultimo anno) sono 5.153, con una crescita di 301 unità in un anno, quasi una nuova casa editrice ogni giorno.
Tutto questo va considerato tenendo presente anche altri dati: il nostro è un mercato dove i lettori forti sono quelli che leggono 12 libri l’anno e sono quelli che acquistano il 40 per cento dei libri; e il nostro è un mercato dove vengono pubblicati un numero incredibilmente alto di libri rispetto agli altri paesi europei: nel 2021 l’AIE indica 68.057 titoli, + 10 per cento.

Insomma, in una parola: tanti libri, pochi lettori. Si dice che: “L’editoria si sta suicidando nell’incontinente bulimia di pubblicazione”.

Come fare allora?  Torniamo al Salone di Torino e vediamo, a parte i numeri, il cuore

Ad aprire il Salone è stato il discorso dello scrittore indiano Amitav Ghosh, edito in Italia da Neri Pozza, che a Torino ha presentato Jungle Nama, una favola ambientalista. Gosh ha detto che “il problema è riaccendere l’interesse, non fare calare l’attenzione”. Queste parole si riferiscono all’ambiente, ma in realtà valgono per tutto, e per tutti i libri. Ed è questo è il punto. I libri non si vogliono fare indietro rispetto alla realtà, i libri buoni ci spingono a concentrarci, a capire, a partecipare ai fatti, non a distrarci. E in questo senso, gli editori indipendenti, quelli piccoli, che fanno un lavoro di ricerca e scouting a cui i lettori più attenti e esigenti devono tutto, sono in è prima linea, dobbiamo dirlo.

Se il tema dell’ambiente oggi è così centrale nella letteratura oltre che nella saggistica (il Bosco degli scrittori, organizzato da Aboca Editore, è stato il punto di riferimento per tutti gli incontri del Salone dedicati alla natura, alla sostenibilità e al nostro rapporto con l’ambiente, accogliendo autori del calibro di Amitav Ghosh, Antonio Pascale, Anilda Ibrahimi, Eshkol Nevo) sono anche altri i temi che sono stati al centro del Salone: la pace, la mafia, il lavoro l’inclusività, la violenza, la parità e le questioni di genere. Il direttore Nicola la Gioia ha definito il Salone come modello di collaborazione, di dialogo, necessario più che mai in questo contesto di guerra. E anche l’enorme crescita del fumetto va in questa direzione, non contro: i graphic novel sono anche graphic journalism e storie intime di diritti che riguardano tutti.

Quindi, a ben vedere, anche se si parla di crisi e addirittura di suicidio del mondo dell’editoria italiana perché si pubblicano libri che nessuno legge, i libri continuano caparbi a vivere. E se questa è una contraddizione in termini di numeri, forse non lo è in termini umani: la letteratura di valore non parla di eroi, ma mette in scena proprio le ambivalenze umane, le sfumature, le fragilità, da cui poi vengono fuori battaglie e sogni.

Ora aspettiamo il completamento della legge sul libro, che tuteli maggiormente gli editori.


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