Europa: la ripresa economica non ha ancora coinvolto giovani e donne
Nonostante una graduale ripresa economica sono ancora numerosi i lavoratori che in Europa rimangono indietro: la disoccupazione di lunga durata continua ad aumentare, non è migliorata la situazione delle famiglie a basso reddito, il mercato del lavoro continua a essere difficile per i giovani, i più colpiti dalla sottoccupazione, e per le donne, che ancora continuano a lavorare meno rispetto agli uomini. Tutto questo nonostante si veda nel mercato del lavoro dell’Unione europea una graduale ripresa e nonostante una prima crescita di Pil, occupazione e redditi delle famiglie dal 2011. Questi i principali risultati della Rassegna trimestrale sull’occupazione e la situazione sociale pubblicata dalla Commissione europea.
Tra i recenti segnali positivi, si segnala la creazione di posti di lavoro nel settore privato, soprattutto in quello dei servizi, e il costante, seppur moderato, calo della disoccupazione. Gli attuali livelli di occupazione (con circa 224 milioni di occupati) sono comunque ancora inferiori a quelli precedenti la crisi (circa 230 milioni di occupati a metà del 2008) e il tasso di disoccupazione resta prossimo ai suoi massimi storici (10,4% nell’aprile 2014, a seguito di un picco massimo del 10,9% osservato durante la prima metà del 2013). Naturalmente ci sono differenze notevoli fra i diversi Stati, e a questo si aggiunge il fatto che ad aumentare sono soprattutto lavori temporanei e a tempo parziale. “L’elemento più preoccupante è la disoccupazione di lunga durata in aumento proprio nei paesi con i tassi di disoccupazione più elevati”, rileva la Commissione europea. Il mercato del lavoro è inoltre particolarmente difficile per i giovani sotto i 25 anni (il tasso di disoccupazione è del 22,5%), sono sempre i giovani quelli più duramente colpiti dalla sottoccupazione e si sentono scoraggiati nella ricerca di un lavoro. La Commissione ha dunque proposto ai diversi Stati raccomandazioni specifiche per paese per sostenere la transizione dalla scuola al lavoro.
Altro problema segnalato dal documento: le donne lavorano di meno. Il divario di genere si è ridotto ma la disoccupazione cala meno tra le donne che tra gli uomini. Inoltre, le donne tendono a essere significativamente più colpite dalla sottoccupazione in tutte le fasce d’età (lavoro a tempo parziale non volontario) e persistono notevoli differenze tra paesi per quanto riguarda i tassi di partecipazione al mercato del lavoro e il loro orario lavorativo. Fra le raccomandazioni della Commissione europea, ci sono quelle che invitano gli Stati a incoraggiare le donne a riprendere il lavoro attraverso servizi di assistenza all’infanzia di qualità e a prezzi ragionevoli e attraverso la riduzione dei disincentivi fiscali.
Il documento evidenzia inoltre gli sviluppi nella mobilità dei lavoratori, sottolineando che i “cittadini mobili” sono spesso più occupati e più istruiti. “Le recenti tendenze della mobilità dei lavoratori nell’UE confermano che i cittadini mobili dell’UE hanno tassi di occupazione più elevati rispetto ai locali e che il loro ricorso alle prestazioni di sicurezza sociale non è superiore a quello della popolazione locale – afferma la Commissione – L’analisi dimostra inoltre che la mobilità all’interno dell’UE, seppur diminuita nel 2010-2011, ha iniziato a riprendersi nel 2012-2013, sebbene con notevoli differenze tra i paesi. In particolare, i paesi più duramente colpiti dalla crisi economica hanno registrato forti aumenti dei flussi di lavoratori in uscita verso altri Stati membri e verso paesi terzi”.
Rispetto agli anni che hanno preceduto la crisi, è aumentato del 38% il numero di lavoratori in movimento nella Ue proveniente da paesi del Sud mentre sono diminuiti i flussi dalla Polonia (-41%) e dalla Romania (-33%). I lavoratori provenienti dai paesi del Sud rappresentano oggi il 18% dei flussi totali di cittadini mobili all’interno dell’UE rispetto all’11% precedente, mentre la maggioranza dei cittadini mobili all’interno dell’UE per il periodo 2009-2013 proviene ancora dagli Stati membri centrali e orientali (58%), anche se in calo (costituivano il 65% nel 2004-2008). I due primi paesi di destinazione in termini assoluti di chi parte per lavoro sono Germania e Regno Unito. Più di prima, i lavoratori si dirigono inoltre verso la Germania, l’Austria, il Belgio e i paesi nordici e meno verso la Spagna e l’Irlanda. Si spostano soprattutto i giovani ma la percentuale rappresentata dalla fascia di età 15-29 è diminuita (dal 48% al 41%). Infine, i lavoratori mobili dell’UE hanno molte più probabilità di essere più istruiti (per il periodo 2009-2013 il 41% possedeva un’istruzione universitaria) rispetto al periodo precedente (nel 2004-2008 la percentuale era del 27%).
Ha detto il Commissario per l’Occupazione, gli affari sociali e l’inclusione, László Andor: “Molti cittadini continuano ad avere serie difficoltà a trovare un lavoro, in particolare coloro che sono disoccupati da lungo tempo. Come evidenziato nelle raccomandazioni specifiche per paese del 2014, gli Stati membri devono fare di più per sostenere la creazione di posti di lavoro e per combattere l’esclusione sociale, in particolare attraverso politiche attive per il mercato del lavoro e maggiori investimenti sociali. È urgente offrire a tutti i giovani una possibilità concreta nel mercato del lavoro attraverso l’attuazione della Garanzia per i giovani, e va fatto di più anche per i disoccupati di lunga durata”.

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