Allevamenti senza gabbie, Ciwf: si può fare, ora serve l’impegno della Ue
Sempre più aziende alimentari nella Ue stanno eliminando le gabbie dalle loro filiere e stanno passando a sistemi cage free. Ora serve che la Ue tenga fede all’impegno di vietare gli allevamenti in gabbia. La campagna e il report del Ciwf
Sempre più aziende alimentari nella Ue stanno eliminando le gabbie dalle loro filiere e stanno passando ad allevamenti senza gabbie e a sistemi cage free. Sono oltre 1400 le aziende alimentari europee che si sono impegnate a non utilizzare le gabbie per l’allevamento delle galline ovaiole e fra queste oltre 800 hanno già realizzato i loro impegni, mentre altre aziende si sono impegnate ad eliminare le gabbie per scrofe e conigli. Gli allevamenti senza gabbie si possono fare. Rispondono alle esigenze di benessere animali e a una sensibilità sempre più diffusa fra i consumatori. Attenzione però.
“Nonostante i progressi incoraggianti, solo l’introduzione di un divieto legislativo di utilizzo delle gabbie, sia per i prodotti realizzati che per quelli importati nell’UE, potrà migliorare gli standard minimi di benessere per gli animali allevati nell’Unione europea e consegnare le gabbie ai libri di storia”.
È quanto si legge in un nuovo dossier presentato oggi da Compassion in World Farming (Ciwf) che illustra la transizione delle aziende europee verso la produzione senza gabbie, con l’azione dei marchi che hanno fatto progressi in materia e delle aziende europee che stanno aprendo la strada all’allevamento senza gabbie in Europa. A questo punto, evidenziano i promotori del report, serve l’impegno della Ue perché si arrivi al divieto dell’allevamento in gabbia.
Verso un’Europa senza gabbie
Il rapporto, intitolato Le aziende alimentari preparano il terreno per un’Europa senza gabbie, presenta alcuni casi studio che mostrano il modo in cui aziende leader come Barilla, Carrefour e il produttore suinicolo Fumagalli stanno gradualmente eliminando le gabbie dalle proprie filiere. Per queste aziende è necessario che l’Ue sostenga la transizione rispettando l’impegno assunto nel 2021 di vietare l’uso delle gabbie in tutta l’Unione, garantendo così condizioni di parità e una concorrenza leale sul mercato.
Barilla è fra le aziende alimentari che condividono la transizione verso l’uso di prodotti a base di uova da allevamenti senza gabbie. Spiega Leonardo Mirone, SG Leader Filiere per Barilla G. e R. F.lli: «Barilla si è adoperata per fare in modo che tutti i fornitori di materie prime di origine animale rispettino non solo i requisiti di legge, ma anche migliori standard e criteri di benessere animale. E con orgoglio annunciamo di aver raggiunto il nostro obiettivo cage-free nel 2019. […] Un passo fondamentale per sostenere e favorire la trasformazione dell’intero settore sarebbe l’introduzione da parte della Commissione europea di una normativa che sancisca il divieto di utilizzo delle gabbie».
Pietro Pizzagalli, Direttore generale di Fumagalli, azienda produttrice di salumi leader in Italia per l’allevamento di scrofe senza gabbie, ha dichiarato: «Il benessere animale è sempre stato un elemento fondamentale delle nostre strategie di sviluppo e investimento. Dimostrando il nostro impegno per un futuro cage-free, siamo passati volontariamente a sistemi di gestazione e di allattamento senza gabbie. […] Come pionieri della transizione cage-free in Italia, esortiamo i legislatori a sostenere i nostri sforzi adottando un divieto totale di utilizzo delle gabbie».
Allevamenti senza gabbie, a che punto è la Ue?
A che punto è l’Europa? Con l’iniziativa End the Cage Age, oltre un milione di cittadini aveva chiesto di vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti. E la Commissione europea nel 2021 aveva assunto l’impegno formale a presentare, entro la fine del 2023 una proposta legislativa per vietare l’uso delle gabbie negli allevamenti europei. L’ultima Commissione, ricorda Ciwf, non ha presentato queste proposte.
“Esortiamo ora il nuovo esecutivo ad adottarne le raccomandazioni e a presentare le proposte per vietare l’allevamento in gabbia entro e non oltre il 2026”, affermano dal Ciwf.
Fra l’altro l’Eurobarometro dell’ottobre 2023 ha evidenziato che nove cittadini Ue su dieci ritengono che gli animali non debbano essere allevati in gabbie individuali. Evidenze scientifiche confermano che le gabbie sono estremamente nocive per il benessere degli animali.
Spiega Tracey Jones, Direttrice globale del Settore Alimentare di Compassion in World Farming: «Gli scienziati sostengono l’appello a porre fine ai sistemi in gabbia. Le cittadine e i cittadini europei chiedono un cambiamento. Le aziende stanno dimostrando che un allevamento senza gabbie di successo non solo è possibile su larga scala, ma è anche la cosa giusta da fare per le aziende, la loro clientela e gli animali allevati nelle loro filiere. Con il destino delle gabbie ormai segnato, i produttori attendono con impazienza indicazioni sui tempi, sui requisiti minimi dei sistemi e sul modo in cui verrà sostenuta la loro transizione verso un futuro senza gabbie. Esortiamo il nuovo Collegio dei Commissari a mettere tra le sue principali priorità la proposta legislativa promessa per l’eliminazione graduale delle gabbie, e consegnarle così una volta per tutte ai libri di storia».
Nel marzo 2024 il Comitato dei cittadini promotori dell’Iniziativa dei cittadini europei (ICE) “End the Cage Age” ha avviato un ricorso legale contro la Commissione europea per il mancato rispetto dell’impegno a vietare l’allevamento in gabbia.
A giugno diverse ONG europee hanno chiesto alla Corte di giustizia europea di essere autorizzate a partecipare a questa azione legale contro l’esecutivo dell’UE. Le associazioni includono a livello internazionale The ECI Campaign, Eurogroup for Animals, Foodwatch International e Animal Equality, e, in Italia , LAV e LNDC Animal Protection. Chiedono di intervenire nel ricorso perché “direttamente danneggiate dal mancato mantenimento da parte della Commissione Europea della promessa di proporre una legislazione per vietare l’allevamento in gabbia”.