
Inquinamento da nitrati, Commissione Ue incalza l’Italia (Foto di Kurt Bouda da Pixabay)
Inquinamento da nitrati, Commissione Ue incalza l’Italia
La Commissione europea ha inviato un parere motivato all’Italia sull’inquinamento da nitrati provenienti dall’agricoltura
La Commissione europea incalza l’Italia sull’inquinamento da nitrati. Bruxelles invita il paese a proteggere meglio la popolazione e gli ecosistemi e nei giorni scorsi ha deciso di inviare un parere motivato perché l’Italia “non ha pienamente rispettato la direttiva Nitrati (direttiva 91/676/CEE), invitandola a proteggere meglio le sue acque dall’inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole”.
Inquinamento zero
La direttiva, ricorda Bruxelles, mira a proteggere le acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento di origine agricola. L’obiettivo del Green Deal europeo, con la sua ambizione in materia di inquinamento zero, è infatti quello di ridurre l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo a livelli che non siano più considerati nocivi per la salute umana e gli ecosistemi naturali. La strategia Inquinamento Zero della Commissione europea prevede una serie di obiettivi al 2030 fra cui quello di migliorare la qualità del suolo e ridurre del 50% le perdite di nutrienti e l’uso di pesticidi chimici e ridurre del 25% gli ecosistemi dell’Ue in cui l’inquinamento atmosferico minaccia la biodiversità.
Secondo la direttiva nitrati, spiega dunque Bruxelles, «gli Stati membri sono tenuti a controllare le loro acque e a individuare quelle che sono inquinate da nitrati di origine agricola o quelle che potrebbero esserlo, nonché le acque interessate da eutrofizzazione. Essi sono inoltre tenuti a designare come zone vulnerabili ai nitrati le zone che scaricano in tali acque e a istituire adeguati programmi d’azione per prevenire e ridurre l’inquinamento da nitrati».

Inquinamento da nitrati, i passi precedenti
Già nel novembre 2018 la Commissione aveva inviato all’Italia una prima lettera di costituzione in mora invitando le autorità a garantire la stabilità della rete di monitoraggio dei nitrati, a procedere a un riesame e proseguire nella designazione delle zone vulnerabili ai nitrati in diverse regioni e ad adottare misure supplementari in diverse regioni.
In seguito ci sono stati progressi ma anche ulteriori problemi, come la riduzione del periodo di blocco continuativo (durante il quale è vietata l’applicazione di fertilizzanti). Così la Commissione nel dicembre 2020 ha inviato una lettera complementare di costituzione in mora all’Italia.
E pur riconoscendo che alcune carenza sono state risolte, il problema rimane, tanto è vero che «la Commissione continua a nutrire preoccupazioni riguardo ad altre violazioni in diverse regioni nelle quali la situazione nelle acque sotterranee inquinate dai nitrati non sta migliorando o si osserva un peggioramento del problema dell’eutrofizzazione delle acque superficiali». La Commissione ha così deciso di inviare un parere motivato all’Italia, che ora ha 2 mesi per rispondere e adottare le misure necessarie, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’UE.
Legambiente: chiediamo al Governo assunzione di responsabilità
“Chiediamo al Governo Meloni un’assunzione di responsabilità”: questa la reazione di Legambiente davanti alla Ue che incalza l’Italia sull’inquinamento da nitrati.
«L’Italia – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – sembra sorda e cieca di fronte ai richiami arrivati più volte, in questi anni, dall’Unione Europea sull’inquinamento da nitrati. Un atteggiamento che non è piaciuto all’UE che dal 2018 sollecita il nostro Paese ad adottare delle soluzioni per arginare un problema che riguarda diversi regioni, soprattutto della pianura padana, e che la nostra associazione ha denunciato a Bruxelles. Per questo chiediamo al Governo Meloni un’assunzione di responsabilità per risolvere, attraverso fatti, misure concrete e soluzioni tecnologiche già disponibili sul mercato, la gestione dei reflui zootecnici in Pianura Padana (e non solo) che presenta livelli di carico ambientale incompatibili con la qualità delle acque definita a livello comunitario».
Al centro della procedura di infrazione, ricorda Legambiente, c’è la Lombardia. Da qui a poco tempo l’Italia rischia di essere deferita alla Corte di giustizia europea per violazione della direttiva nitrati.
A spiegare la situazione è Damiano Di Simine, coordinatore della presidenza del comitato scientifico nazionale di Legambiente: «La regione Lombardia primeggia in Italia e in Europa per la dimensione eccessiva del proprio patrimonio zootecnico in rapporto al suo territorio, e quindi anche per la enorme produzione di deiezioni da gestire, si è dotata di una regolamentazione per lo spandimento dei liquami zootecnici che elude il divieto di spandimento invernale. Un divieto che è motivato dal fatto che, durante il periodo del riposo vegetativo, le colture non sono in grado di assorbire i composti azotati presenti nei liquami, che pertanto invece di fungere da nutrienti per le piante si trasformano inevitabilmente in inquinanti, che affliggono lo stato di salute di corsi d’acqua, falde acquifere ma anche dell’aria, a causa del rilascio di enormi quantità di ammoniaca nell’atmosfera. Quest’ultima diventa la causa principale della formazione di particolato secondario disperso nell’atmosfera. È il fenomeno che stiamo subendo da diversi giorni: in pianura padana, e specialmente nelle province in cui è presente la zootecnia intensiva, da una settimana stiamo respirando aria con livelli di polveri sottili fino al triplo del limite di legge. Una situazione di grave inquinamento dovuta anche al fatto che la Lombardia, a differenza delle altre regioni del nord, non ha ancora attivato le limitazioni del caso: fino alla giornata di ieri in tutta la pianura padana si assisteva a grandi spandimenti di liquami, mentre la qualità dell’aria continuava a deteriorarsi».

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