Nuove tecniche genomiche, l’Europa va avanti. Associazioni: “Deregolamentazione degli Ogm”
La Commissione Ambiente del Parlamento europeo ha adottato la sua posizione sulla proposta della Commissione sulle nuove tecniche genomiche (NGT). Ambientalisti e società: è deregolamentazione degli Ogm
Avanza il percorso verso le nuove tecniche genomiche (NGT). La Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare del Parlamento europeo (Envi) ieri ha adottato la sua posizione sulla proposta della Commissione sulle nuove tecniche genomiche con 47 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni. In sintesi si prevede una procedura semplificata per le piante NGT considerate equivalenti alle piante convenzionali, mentre le altre dovranno seguire la legislazione, più rigorosa, sugli Ogm.
“Per rendere il nostro sistema alimentare più sostenibile e resiliente”, si legge in una nota, i deputati sostengono le nuove regole per le piante NGT considerate “equivalenti a quelle tradizionali” e chiamate NGT 1. Il percorso sui nuovi Ogm viene però denunciato come una “proposta di deregulation degli organismi geneticamente modificati ottenuti con le New Genomic Techniques” dalla Coalizione Italia libera da Ogm.
La Coalizione, che riunisce 40 organizzazioni dell’agricoltura contadina, biologica e ambientaliste, parla di “uno schiaffo al principio di precauzione e una condanna per l’agricoltura biologica, il made in Italy libero da Ogm e l’agroecologia”.
Le nuove tecniche genomiche
L’espressione “nuove tecniche genomiche” si riferisce a un insieme di tecniche che alterano il materiale genetico di un organismo. Queste tecniche non esistevano ancora nel 2001, quando è stata adottata la legislazione dell’UE sugli organismi geneticamente modificati (OGM). Attualmente le piante le piante ottenute dalle NGT sono soggette alle stesse norme degli OGM. La Commissione europea ha proposto di creare due percorsi distinti per l’immissione sul mercato delle piante NGT.
In particolare – si legge nelle FAQ della Commissione – le piante NGT che potrebbero essere presenti anche in natura o essere prodotte con tecniche di selezione convenzionali saranno soggette a una procedura di verifica basata sui criteri stabiliti nella proposta. Le piante NGT che soddisfano tali criteri saranno trattate come piante convenzionali e godranno pertanto di una deroga alle prescrizioni della normativa in materia di OGM.
A tutte le altre piante NGT si applicherebbero le prescrizioni della legislazione vigente in materia di OGM: esse saranno quindi soggette a valutazioni dei rischi e potranno essere immesse in commercio solo in esito a una procedura di autorizzazione.
Due categorie e piante NGT vietate nella produzione bio
Nel voto in Commissione Ambiente, i deputati sono d’accordo con la proposta di avere due diverse categorie e dunque due serie di regole per le piante NGT. Come informa la nota del Parlamento europeo, le piante NGT considerate equivalenti a quelli convenzionali (impianti NGT 1) sarebbero esentati dai requisiti della legislazione sugli OGM, mentre per gli impianti NGT 2 la legislazione adatta il quadro degli OGM alle piante NGT.
“I deputati concordano inoltre sul fatto che tutte le piante NGT dovrebbero rimanere vietate nella produzione biologica poiché la loro compatibilità richiede un’ulteriore considerazione”.
Non ci sarà un’etichettatura obbligatoria per i consumatori per le piante del gruppo NGT 1 ma i deputati chiedono che la Commissione riferisca, sette anni dopo l’entrata in vigore, come si sta evolvendo la percezione dei consumatori e dei produttori delle nuove tecniche.
Per le piante NGT 2, i deputati concordano nel mantenere i requisiti della legislazione sugli OGM, compresa l’etichettatura obbligatoria dei prodotti. “Per incentivarne l’adozione, i deputati concordano anche su una procedura accelerata per la valutazione dei rischi, tenendo conto del loro potenziale di contributo a un sistema agroalimentare più sostenibile, ma sottolineano che il cosiddetto principio di precauzione deve essere rispettato”, si legge nella nota.
Il voto sul mandato del Parlamento europeo è atteso nella plenaria del 5-8 febbraio 2024. In seguito partiranno i negoziati con gli Stati Ue.
“Gli NGT sono una varietà di tecniche che alterano il materiale genetico di un organismo – spiega la nota del Parlamento europeo – Attualmente tutte le piante ottenute tramite NGT sono soggette alle stesse regole degli OGM, che sono tra le più severe al mondo. Gli NGT potrebbero contribuire a rendere il nostro sistema alimentare più sostenibile e resiliente sviluppando varietà vegetali migliorate che siano resilienti al clima, resistenti ai parassiti, diano rese più elevate o che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi”.
Italia Libera da Ogm: è deregolamentazione
Ma i nuovi Ogm sollevano le proteste di ambientalisti, agricoltori, consumatori e società civile. “Il voto europeo sui nuovi Ogm ci porta indietro di vent’anni”, spiega la Coalizione Italia Libera da Ogm. La posizione europea sulle nuove tecniche genomiche viene infatti denunciata come una vera e propria “deregolamentazione dei nuovi Ogm” ottenuti con queste tecniche.
“Un’approvazione dell’Eurocamera – afferma la Coalizione – aprirebbe la strada al cambiamento radicale delle attuali norme che regolano gli Ogm, abolendo di fatto gli obblighi di valutazione del rischio, tracciabilità ed etichettatura dei prodotti della modificazione del genoma ottenuti tramite le Ngt”.
“Questa deregulation si basa sull’assunto che le nuove tecniche genomiche producano, nella maggior parte dei casi, piante equivalenti a quelle che si trovano in natura o che risultano dalla selezione convenzionale – prosegue la Coalizione – L’assunto è basato su una soglia, fissata arbitrariamente, di modificazioni genetiche di qualunque tipo risultanti dal processo di laboratorio. Fino a 20 modifiche, il regolamento considera le Ngt tal quali a un prodotto della natura. Questo criterio è stato definito “non scientificamente fondato” dall’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare il 21 dicembre scorso, ma gli emendamenti di compromesso approvati oggi (ieri ndr) allargano perfino le maglie di questa definizione. La cancellazione dei controlli obbligatori in base a un’equivalenza mai dimostrata, renderebbe impossibile prevedere i potenziali effetti dirompenti sulla biochimica e la fisiologia della pianta e sull’ambiente, con rischi che vanno ben oltre quelli che risulterebbero dalla selezione convenzionale”.
I deputati europei propongono inoltre un divieto totale di brevetti per tutte le piante NGT. Ma per la Coalizione questo non è credibile: “Non pare credibile neppure l’emendamento passato in Commissione, che dichiara la non brevettabilità dei tratti genetici ottenuti utilizzando queste biotecnologie. Per vietare la brevettazione occorrerebbe infatti un cambio della European Patent Convention con il voto di tutti gli Stati Membri. Un processo che, per essere ottimisti, impiegherebbe anni se mai dovesse essere messo in cantiere”.
Greenpeace: a rischio i diritti degli agricoltori e dei consumatori
Altrettanto critica la posizione di Greenpeace per la quale “la proposta della Commissione europea di deregolamentare i nuovi OGM e gli emendamenti” votati dalla Commissione Ambiente del Parlamento europeo “rischiano di violare i diritti degli agricoltori e dei consumatori”.
Le nuove normative, spiega Greenpeace, potrebbero violare le norme costituzionali della Ue fra cui diversi articoli del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) e della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, eliminando o indebolendo la valutazione dei rischi, l’etichettatura e la tracciabilità. Manca inoltre una protezione sufficiente contro la contaminazione delle colture con i nuovi Ogm.
«Decenni di progressi nell’Unione Europea in materia di diritti degli agricoltori e di protezione della salute delle persone e dell’ambiente non possono e non devono essere cancellati in nome dei profitti dell’industria biotecnologica – ha detto Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia – Le misure di sicurezza finora adottate non hanno ostacolato l’innovazione, e il diritto dell’UE non proibisce la ricerca e lo sviluppo, ma garantisce che quanto di nuovo viene sviluppato non violi i diritti dei cittadini europei alla salute e alla protezione dell’ambiente».