La Commissione Europea ha mandato all’Italia una lettera di messa in mora per aver violato il diritto comunitario, autorizzando la dicitura “cioccolato puro” per i prodotti di cioccolato che non contengono grassi vegetali diversi dal burro di cacao. Secondo l’UE questo può indurre in errore il consumatore. Coldiretti protesta: “Dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficoltà i prodotti del Made in Italy”.
Il cioccolato puro proprio non va giù all’Europa. Dopo la sentenza della Corte di Giustizia Europea che, un anno fa, ha condannato l’Italia per aver violato il diritto comunitario sull’etichettatura dei prodotti di cacao e di cioccolato, autorizzando la denominazione “cioccolato puro”, arriva un’ulteriore stop: la Commissione europea ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora; il passo immediatamente successivo sarà un nuovo ricorso ai giudici europei.
L’Italia dunque rischia realmente di essere multata a causa della sua norma che ha previsto la possibilità di riportare la dicitura “cioccolato puro” su i prodotti di cioccolato che non contengono grassi vegetali diversi dal burro di cacao. La direttiva europea, invece, autorizza l’aggiunta di grassi vegetali specifici diversi dal burro di cacao fino ad un massimo del 5% del prodotto finito. L’etichetta di quei prodotti deve contenere in grassetto la dicitura: “contiene altri grassi vegetali oltre al burro di cacao”.
Per i giudici europei quindi, “la normativa italiana, consentendo di mantenere due categorie di denominazione di vendita che, in sostanza designano lo stesso prodotto, può indurre in errore il consumatore e ledere il suo diritto ad un’informazione corretta, imparziale ed obiettiva”. Nonostante le autorità italiane abbiano fatto sapere, dopo la sentenza della Corte, che avrebbero avviato procedure legislative per abrogare la norma in questione, ad oggi Bruxelles constata che la sentenza non è stata ancora eseguita. E, se non ci saranno novità a breve, si andrà avanti nella seconda procedura di infrazione.
Non si fanno attendere le critiche sul fronte soprattutto dei difensori del Made in Italy. Secondo la Coldiretti “il fatto che l’Unione Europea ostacoli il cioccolato puro di cacao dopo aver aperto al formaggio senza latte e al vino senza uva è l’evidente dimostrazione di un comportamento contraddittorio che spesso mette in difficoltà i prodotti del Made in Italy”. “A subire gli effetti delle normative comunitarie – denuncia la Coldiretti – sono stati numerosi altri prodotti con profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all’insaputa dei consumatori. Per effetto della normativa comunitaria e nazionale è già possibile vendere sul mercato il vino senza uva, ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, ma anche il formaggio senza latte sostituito parzialmente dalla caseina e dai caseinati per ottenere formaggi a pasta filata, mentre una legge nazionale prevede che le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse contengano appena il 12% di succo di agrumi vero”.
“Le contraddizioni delle scelte politiche europee sono evidenti – conclude la Coldiretti – anche nelle norme che riguardano l’indicazione in etichetta l’origine dei prodotti agricoli impiegati che è obbligatoria per la carne bovina, ma non per quella di maiale, per la frutta fresca ma non per quella trasformata, per il latte fresco, ma non per quello a lunga conservazione o per i formaggi”.


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