COP27, si parte il 6 novembre. Ma la finestra contro la crisi climatica si sta chiudendo (fonte foto: pixabay)

Crisi climatica, la finestra si sta chiudendo. The Closing Window è un dossier dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che denuncia come la comunità internazionale sia lontana dagli obiettivi di Parigi e senza un percorso credibile per limitare il riscaldamento a 1,5°C. Non è una buona partenza per la COP27, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si aprirà a Sharm El-Sheikh in Egitto il 6 novembre e andrà avanti fino al 18 novembre.

COP27, Egitto 6-18 novembre

Il programma prevede che il 7 e 8 novembre ci sia il Climate Implementation Summit alla presenza di capi di stato e di governo. Dopo l’inaugurazione ci saranno diverse tavole rotonde incentrate su sei argomenti chiave: transizioni giuste, sicurezza alimentare, finanza innovativa per il clima e lo sviluppo, investimenti nel futuro dell’energia, sicurezza idrica e cambiamento climatico e sostenibilità delle comunità vulnerabili.

La 27a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP27, arriva alla fine di un anno da record, con paesi che hanno vissuto le temperature più alte mai registrate. In Europa c’è stata l’estate più calda da 500 anni a questa parte, con siccità e incendi. Devastazioni, inondazioni (che hanno devastato un terzo del territorio del Pakistan) ed eventi climatici estremi raccontano, e non da oggi, che il tempo per agire contro la crisi climatica sta per scadere.

«Non c’è tempo da perdere. Ci stiamo rapidamente avvicinando a pericolosi punti di svolta per ogni aspetto della vita umana, dalla nostra salute e sicurezza, dal nostro ambiente naturale, dalle nostre economie, alle nostre proprietà e infrastrutture» (United Nations Development Programme).

 

Cop 27, conto alla rovescia. Ma il problema non è solo la crisi climatica (foto pixabay)

 

 

Crisi climatica, siamo lontani dagli obiettivi di Parigi

Ma «la comunità internazionale è ancora molto al di sotto degli obiettivi di Parigi, senza un percorso credibile per raggiungere 1,5°C», ha denunciato chiaramente un report dell’Unep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.

Emissions Gap Report 2022: The Closing Window – Climate crisis calls for rapid transformation of societies dell’Unep infatti denuncia che “la comunità internazionale è molto al di sotto degli obiettivi di Parigi, senza un percorso credibile per raggiungere 1,5°C. Solo una trasformazione urgente a livello di sistema può evitare il disastro climatico”.

Crisi climatica, si rischia aumento di 2,4-2,6°C

La finestra si sta insomma chiudendo, evidenzia il dossier, per il quale non solo siamo lontanissimi dagli obiettivi dell’accordo di Parigi di contenere l’aumento della temperatura entro 1,5° ma senza un cambio di rotta a fine secolo l’aumento della temperatura sarà di 2,8°C.

Il rapporto dell’Unep, diffuso qualche giorno fa, è la 13a edizione di una serie annuale che fornisce una panoramica della differenza tra le previsioni su come saranno le emissioni di gas serra nel 2030 e dove invece dovrebbero essere per evitare il peggiore impatto della crisi climatica.

«Siamo lontani dall’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, preferibilmente 1,5°C C. Le politiche attualmente in vigore indicano un aumento della temperatura di 2,8°C entro la fine del secolo. L’attuazione degli impegni attuali ridurrà questo solo a un aumento della temperatura di 2,4-2,6°C entro la fine del secolo».

A questo punto solo un’urgente trasformazione a livello di sistema può portare a tagli necessari per limitare le emissioni di gas serra entro il 2030. Gli impegni climatici attuali non bastano perché portano a un aumento di temperatura compresa fra 2,4-2,6°C entro la fine di questo secolo. E gli impegni aggiornati dalla COP26 di Glasgow riducono di meno dell’1% le emissioni di gas serra previste per il 2030. Serve invece un taglio del 45% o per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e una riduzione del 30% per il target di 2°C.

«Questo rapporto ci dice in freddi termini scientifici ciò che la natura ci ha detto, tutto l’anno, attraverso inondazioni mortali, tempeste e incendi violenti: dobbiamo smettere di riempire la nostra atmosfera di gas serra e smettere di farlo velocemente – ha affermato Inger Andersen, Direttore esecutivo dell’UNEP – Abbiamo avuto la nostra possibilità di apportare modifiche incrementali, ma quel tempo è finito. Solo una trasformazione radicale delle nostre economie e società può salvarci dall’accelerazione del disastro climatico».

 

Ondate di calore, Unicef: entro il 2050 saranno colpiti quasi tutti i bambini del pianeta (foto pixabay)

 

Crisi dei diritti umani

Non bisogna poi dimenticare che la crisi climatica è una crisi dei diritti umani e dei diritti dei bambini. Come ricorda l’UNHCR, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, violazioni dei diritti umani e conflitti spingono sempre più persone a fuggire dalle loro case in cerca di una vita libera dalla paura. Al termine del primo semestre del 2022, sono 103 milioni nel mondo. E in questo quadro, l’emergenza climatica globale diventa un’ulteriore causa di migrazione forzata e rende la vita più difficile per chi già aveva abbandonato il proprio paese.

Nel Corno d’Africa le persone fuggono a causa dell’effetto combinato di conflitti endemici e siccità. In Pakistan e Sud Sudan piogge torrenziali senza precedenti e inondazioni improvvise stanno danneggiando i villaggi dei rifugiati e delle comunità ospitanti. Nel Sahel l’aumento delle temperature e condizioni meteorologiche sempre più estreme pongono enormi sfide esistenziali a milioni di persone nella regione. Secondo l’Unicef già oggi mezzo miliardo di bambini sono esposti a frequenti ondate di calore. E da qui al 2050 quasi tutti i bambini del pianeta saranno colpiti dalle conseguenze delle ondate di calore.


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