Cop 27, conto alla rovescia. Ma il problema non è solo la crisi climatica (foto pixabay)

L’Egitto ospiterà la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (Cop 27) a Sharm el-Sheikh nel mese di novembre. Il tradizionale appuntamento sul clima, ospitato in un paese quale l’Egitto, non può passare sotto silenzio tanti aspetti problematici che non riguardano solo la crisi climatica. Uno riguarda la crisi dei diritti umani nel paese, di nuovo denunciata da Amnesty International qualche giorno fa. L’altra riguarda l’accordo di sponsorizzazione che è stato fatto fra Cop 27 e Coca Cola. Per gli ambientalisti rischia di essere una nuova operazione di greenwashing.

Cop 27, Parlamento europeo: sforzo maggiore contro crisi climatica

In vista della Cop 27, la prossima settimana il Parlamento europeo, in Plenaria a Strasburgo, dovrebbe chiedere a tutti i paesi un maggiore sforzo sul perseguimento degli obiettivi climatici entro il 2030. Il pianeta – questo il punto di partenza dei deputati – si sta infatti dirigendo verso un aumento della temperatura di 2,7 gradi, ben al di sopra del limite di riscaldamento globale tra 1.5 e 2 gradi, fissato con l’Accordo di Parigi. Per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà dal 6 al 18 novembre, i deputati dovrebbero chiedere all’UE e a tutto il G20 di «dare prova di leadership e puntare a traguardi più ambiziosi per quanto riguarda la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra», si legge in una nota del Parlamento.

Il 28 novembre 2019, il Parlamento europeo ha dichiarato l’emergenza climatica e chiesto una legislatura europea maggiormente ambiziosa sul tema. Nel giugno 2021, il Parlamento ha adottato la legge europea sul clima, che trasforma l’impegno politico del Green Deal europeo per la neutralità climatica dell’UE entro il 2050 in un obbligo vincolante per l’UE e i suoi Paesi, aumentando la percentuale di riduzione delle emissioni entro il 2030 dal 40% ad (almeno) il 55% (rispetto ai livelli del 1990). Ora c’è la fase negoziale con i paesi Ue sul pacchetto Pronti per il 55% entro il 2030, per consentire all’UE di raggiungere questo obiettivo.

Cop 27, Amnesty: crisi dei diritti umani

È iniziato dunque il conto alla rovescia per la Cop 27. Ma i problemi sono tanti e non riguardano solo la crisi climatica. Le organizzazioni ambientaliste e i gruppi per i diritti umani, ricorda Amnesty International, hanno espresso preoccupazione sulla limitazione delle proteste nelle cosiddette “aree designate” e sulla possibilità della società civile egiziana di partecipare ai lavori senza temere rappresaglie.

Ha denunciato Amnesty lo scorso settembre: «Nonostante abbiano lanciato, un anno fa, la Strategia nazionale sui diritti umani (Sndu), le autorità egiziane non stanno mostrando alcuna sincera intenzione di riconoscere, né tanto meno di affrontare, la profonda crisi dei diritti umani nel paese. Al contrario, continuano a reprimere le libertà e a commettere crimini di diritto internazionale, proprio mentre si approssima la Conferenza Onu sul cambiamento climatico (Cop 27), che sarà ospitata dall’Egitto nel mese di novembre».

Secondo Amnesty in vista della Cop 27 la repressione del dissenso è invece in aumento.

Greenpeace: sponsor Coca Cola

Un altro aspetto riguarda invece, su tutt’altro versante, un accordo di sponsorizzazione della Cop 27 con la multinazionale Coca Cola.

Spiega Greenpeace Italia:«Quando è stata diffusa la notizia dell’accordo di sponsorizzazione tra la conferenza delle Nazioni Unite sul clima (COP27) e Coca-Cola, molte persone avranno pensato a uno scherzo, seppur di cattivo gusto. Purtroppo è invece tutto vero. Il principale evento globale in cui governi, imprese e rappresentanti della società civile si incontrano per affrontare l’emergenza climatica – che quest’anno si terrà nella località costiera egiziana di Sharm el-Sheikh (Egitto), dal 6 al 18 novembre – vedrà tra gli sponsor proprio la celebre multinazionale statunitense».

Il problema è evidente ed è l’inquinamento da plastica.

«Ad oggi, se la produzione di plastica fosse una nazione risulterebbe essere il quinto/sesto Stato per emissioni di gas serra durante il suo intero ciclo di vita – si legge sul sito di Greenpeace – Ma l’impatto sul clima (e sul Pianeta) delle materie plastiche è destinato a peggiorare visto che, secondo le stime più accreditate, la loro produzione è prevista in crescita vertiginosa nei prossimi decenni. A trainare questo incremento concorreranno proprio le grandi multinazionali che basano il loro business su grandi quantità di plastica monouso. E tra loro Coca Cola occupa un’incontrastata posizione di vertice».


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