Legambiente ha presentato il Rapporto Ecomafia 2020

Legambiente ha presentato il Rapporto Ecomafia 2020

Nel 2019 aumentano i reati contro l’ambiente: sono ben 34.648 quelli accertati, alla media di 4 ogni ora, con un incremento del +23.1% rispetto al 2018. È quanto emerso dal Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia, realizzato da Legambiente, con il sostegno di COBAT E NOVAMONT.

Il volume, edito da Edizione Ambiente, a cui hanno collaborato giornalisti e ricercatori, come Rosy Battaglia, Fabrizio Feo, Toni Mira e Marco Omizzolo, è stato presentato questa mattina attraverso la formula del talk on line in diretta streaming sulle pagine fb di Legambiente e La Nuova Ecologia.

“Il lavoro di ricerca, analisi e denuncia – spiega Legambiente – è stato dedicato quest’anno al consigliere comunale Mimmo Beneventano, ucciso dalla camorra il 7 novembre del 1980, e a Natale De Grazia, il capitano di corvetta della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria scomparso 25 anni fa, il 12 dicembre del 1995, mentre indagava sugli affondamenti delle cosiddette navi “dei veleni” nel mar Tirreno e nel mar Ionio”.

Ecomafia, il Rapporto 2020

Del quadro presentato dal Rapporto preoccupa, in particolare, il boom degli illeciti nel ciclo del cemento, al primo posto della graduatoria per tipologia di attività ecocriminali, con 11.484 (+74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli contestati nel ciclo di rifiuti, che ammontano a 9.527 (+10,9% rispetto al 2018).

 

 

Il Rapporto segnala anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018). Inoltre, resta diffusa la piaga dell’abusivismo edilizio e cresce anche il numero di inchieste sulla corruzione ambientale.

Nella Terra dei Fuochi, nel 2019 sono tornati a crescere di circa il 30% rispetto al 2018 i roghi censiti sulla base degli interventi dei Vigili del fuoco, arrivati quasi a quota 2.000. E, sul fronte agromafie, nel 2019 aumentano del 54,9% i reati penali e gli illeciti amministrativi in questo settore.

“I dati e le storie presentati in questa nuova edizione del rapporto Ecomafia 2020 – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – raccontano un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era pre-Covid. Se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato, fortunatamente, non si è arrestata. Anzi. I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015, che siamo riusciti a far approvare dal Parlamento dopo 21 anni di lavoro, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione. Non bisogna però abbassare la guardia, perché le mafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza”.

In Campania 5.549 reati

La Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti). E, come ogni anno, in queste quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4%.

La Lombardia, da sola, con 88 ordinanze di custodia cautelare – prosegue Legambiente – colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86.

Un business di 19,9 miliardi di euro

Secondo il Rapporto, il business potenziale complessivo dell’ecomafia, stimato in 19,9 mld di euro per il solo 2019, dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 mld.

“A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi – spiega Legambiente – sono stati 371 clan (3 in più rispetto all’anno prima), attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare”.

“È fondamentale – ha proseguito Ciafanicompletare il quadro normativo: servono nuove e più adeguate sanzioni penali contro la gestione illecita dei rifiuti, i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale protezione ambiente, l’approvazione delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico, una forte e continua attività di demolizione degli immobili costruiti illegalmente per contrastare la piaga dell’abusivismo, l’introduzione di sanzioni penali efficaci a tutela degli animali e l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni che tutelano l’ambiente”.


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