Phishing, la responsabilità è del cliente. Codici: “Consumatori abbandonati” (Foto di Donate PayPal Me da Pixabay)

Vittima di phishing? La responsabilità è del correntista e la tutela si sposta verso la banca. Una recente sentenza di Corte di Cassazione ha stabilito che se il cliente di una banca viene truffato con phishing la responsabilità non è dell’istituto di credito ma è sua. La notizia, battuta dall’Ansa (in riferimento alla sentenza della Cassazione 7214), è stata ripresa ovunque perché porta con sè un principio che rappresenta “uno scudo” per le banche davanti alle richieste di risarcimento avanzate da consumatori e correntisti vittime di truffe online.

In questo caso, il titolare del conto aveva disconosciuto una operazione fraudolenta di bonifico eseguita per via telematica sul proprio conto da una terza persona. In primo grado, il Tribunale aveva condannato la banca al risarcimento, una decisione riformata in appello e confermata dalla Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso escludendo la responsabilità dell’intermediario.

 

phishing
Le parole del consumatore: phishing

 

Codici: si tutelano le banche e non i consumatori

Per Codici si tratta di una sentenza “preoccupante”, che conferma “un orientamento che mira a tutelare le banche piuttosto che i consumatori”.

«Le truffe bancarie hanno registrato un aumento importante negli ultimi tempi – ha detto Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – e sono numerose le segnalazioni che riceviamo da consumatori vittime di frodi orchestrate tramite sms, e-mail o telefonate, sfruttando canali che all’apparenza sembrano quelli ufficiali. Le tecniche utilizzate dai malviventi sono sempre più sofisticate e di fronte a questo scenario, i consumatori invece di ricevere nuovi strumenti di tutela, vengono abbandonati a loro stessi. La sentenza della Cassazione in questo senso è grave. Non ci sorprende, perché l’orientamento è chiaro ormai da tempo. Si guarda, infatti, a tutelare gli istituti dalle richieste di risarcimento danni presentate dai correntisti truffati piuttosto che difendere quest’ultimi. Non solo, si scarica sulla vittima anche l’onere probatorio».

Non c’è solo questa dimensione. Sono diverse le modalità di truffa che vengono escogitate a partire dagli strumenti informatici, che di fatto fanno leva sulla crescita dell’home banking. Per Codici si tratta spesso di «una scelta obbligata, ad esempio dettata dalla chiusura della filiale. Di fronte a questa situazione, bisognerebbe andare incontro ai consumatori, proteggerli in maniera ancora più forte dalle truffe, non lasciarli soli e senza difese».

Secondo l’Osservatorio First Cisl sulla desertificazione bancaria in Italia, ad esempio, oltre 4 milioni di persone risiedono in comuni dove non c’è sportello bancario mentre 5 milioni e 900 mila persone risiedono in comuni nel quale c’è un solo sportello bancario – anche se dalla ricerca emerge che la popolazione senza sportello è anche quella che in genere fa meno ricorso all’internet banking, cosa che rende più complessa la questione.

Altro tema che phishing e correlati evidenziano è la necessità di una migliore educazione finanziaria da parte dei consumatori.

«Indubbiamente è necessario uno sforzo per migliorare l’educazione finanziaria, ormai indispensabile per avere un livello minimo di protezione, ma il contesto generale non può essere ignorato – dice Giacomelli – Non si può non tenere conto dell’abilità dei malviventi, scaricando ogni responsabilità sul consumatore per salvare le banche. Ci auguriamo un cambio di rotta in questo senso. Nel frattempo, invitiamo i consumatori alla massima attenzione, a diffidare da messaggi o chiamate che avvisano di attacchi informatici al proprio conto. In queste situazioni, è bene mantenere la calma e contattare il proprio istituto, così da verificare la fondatezza della segnalazione ricevuta ed eventualmente agire di conseguenza».


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