Anche l’AGCOM ha l’obbligo di tirare la cinghia e prevedere un piano per il contenimento delle spese. Lo ha stabilito la Corte di Giustizia Europea che si è espressa sul ricorso inoltrato dall’Autorità nazionale di regolamentazione dei servizi di telecomunicazione quando, nel 2012 aveva impugnato davanti al TAR la decisione dell’Istat di includerla nelle lista di amministrazioni pubbliche del conto economico consolidato. A queste istituzioni, infatti, si applicano le disposizioni di contenimento della spesa in materia di finanza pubblica.
All’epoca, il TAR aveva respinto il ricorso richiamando la decisione del Consiglio di Stato che in precedenza aveva stabilito la natura di pubblica amministrazione dell’Autorità. Il Consiglio di Stato si è poi rivolto alla Corte UE per stabile se i principi di imparzialità e indipendenza, anche finanziaria, che devono necessariamente caratterizzare le autorità nazionali di regolamentazione, ostino all’assoggettamento a misure di contenimento della spesa.
La sentenza emessa dal tribunale europeo giudicato non fondativi di alcuna lesione dell’indipendenza i rilievi presentati da AGCOM. Di conseguenza, se le misure di contenimento della spesa non comportano alcuna riduzione delle funzionalità dell’autorità, e quindi della sua indipendenza, le autorità di regolamentazione del mercato delle telecomunicazioni sono tenute a prevedere misure di questo tipo.


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