Lavoro minorile, Save The Children: in Italia quasi 1 minore su 15 ha avuto esperienze di lavoro

Lavoro minorile, Save The Children: in Italia quasi 1 minore su 15 ha avuto esperienze di lavoro (foto Pixabay)

Il lavoro minorile è un fenomeno globale, diffuso anche in Italia, ma ancora in larga parte sommerso e invisibile. È quanto emerso da “Non è un gioco”, una nuova indagine di Save The Children, presentata oggi a Roma.

Secondo le stime, in Italia, 336 mila minorenni tra i 7 e i 15 anni hanno avuto esperienze di lavoro, quasi 1 minore su 15. Tra i 14-15enni che dichiarano di svolgere o aver svolto un’attività, il 27,8% ha svolto lavori particolarmente dannosi per i percorsi educativi e per il benessere psicofisico, perché percepiti dagli stessi intervistati come pericolosi, perché svolti in orari notturni o perché svolti in maniera continuativa durante il periodo scolastico.

La ricerca evince, inoltre, una relazione positiva tra lavoro minorile e dispersione scolastica.

Lavoro minorile in Italia, alcuni dati

Secondo quanto emerso dall’indagine, i settori prevalentemente interessati dal fenomeno del lavoro minorile sono: la ristorazione (25,9%), la vendita al dettaglio nei negozi e attività commerciali (16,2%), seguiti dalle attività in campagna (9,1%), in cantiere (7,8%), dalle attività di cura con continuità di fratelli, sorelle o parenti (7,3%).

Ma sono emerse anche nuove forme di lavoro online (5,7%), come la realizzazione di contenuti per social o videogiochi, o ancora il reselling di sneakers, smartphone e pods per sigarette elettroniche. Nel periodo in cui lavorano, più della metà degli intervistati lo fa tutti i giorni o qualche volta a settimana e circa 1 su 2 lavora più di 4 ore al giorno.

La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze sceglie di lavorare per avere soldi per sé (56,3%), mentre il 32,6% per la necessità o volontà di offrire un aiuto materiale ai genitori. Non trascurabile sono i 38,5% di chi afferma di lavorare per il piacere di farlo. Inoltre, la maggioranza dei minori, ossia il 53,8% che dichiara di aver lavorato durante l’ultimo anno o in passato, ha iniziato dopo i 13 anni, mentre il 6,6% prima degli 11 anni. Circa due terzi dei minorenni che hanno sperimentato forme di lavoro sono di genere maschile (65,4%) e il 5,7% ha un background migratorio.

La ricerca evidenzia un elevato tasso di dispersione scolastica

L’indagine ha evidenziato anche il legame tra lavoro minorile e dispersione scolastica; è emerso, infatti, che tra i 14-15enni intervistati che lavorano, quasi 1 su 3 (29,9%) lo fa durante i giorni di scuola, tra questi il 4,9% salta le lezioni per lavorare.

Inoltre, un altissimo tasso di dispersione scolastica è stato rilevato anche tra i minori coinvolti nel circuito di giustizia minorile, tra i quali sono frequenti i casi di abbandono precoce della scuola, così come percorsi di insuccesso scolastico che si traducono in elevate assenze e bocciature.

 

“Non è un gioco”, indagine di Save The Children sul lavoro minorile
“Non è un gioco”, indagine di Save The Children sul lavoro minorile

 

In parallelo – si legge nella nota di Save The Children – la ricerca qualitativa ha raccolto le voci di chi conosce il fenomeno e lavora per prevenirlo e contrastarlo, organizzando 4 focus group a Napoli, Ragusa-Vittoria, Prato e Treviso. In tutti i territori indagati risulta diffusa la preoccupazione per la dispersione scolastica, anche implicita, in crescita a seguito della pandemia e per la difficoltà del sistema scolastico italiano nel mettere in campo interventi tempestivi, che interessino la didattica in chiave realmente innovativa.

Inoltre, un gruppo di 25 adolescenti tra i 15 e i 21 anni, individuati nell’ambito dei progetti promossi da Save The Children insieme e ad altre organizzazioni, è stato coinvolto secondo la metodologia della “ricerca tra pari” (peer research) a Palermo, Scalea, Roma e Torino, realizzando indagini a livello territoriale sul fenomeno del lavoro minorile tra i coetanei. I ragazzi intervistati hanno testimoniato, in particolare, situazioni di seria urgenza economica e percorsi educativi segnati da insuccessi, senso di estraneità, sfiducia e abbandono, come accade più spesso nei territori segnati da grave deprivazione.

“La ricerca mette in luce come molti ragazzi oggi in Italia entrano nel mondo del lavoro dalla porta sbagliata: troppo presto, senza un contratto, nessuna forma di tutela, protezione e conoscenza dei loro diritti e questo incide negativamente sulla loro crescita e sul loro percorso educativo. [..] Per questo motivo chiediamo un’azione istituzionale coordinata, che innanzitutto rilevi in modo sistematico la consistenza del fenomeno nei diversi territori e metta in atto misure volte a prevenirlo”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice del Programma Italia-EU di Save the Children.

“Chiediamo inoltre – prosegue Milano – che la Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, che deve ancora essere ricostituita, promuova una indagine conoscitiva sul lavoro minorile e la dispersione scolastica. Allo stesso tempo, è necessario un intervento diretto a partire dai territori più deprivati per rafforzare le reti di monitoraggio, il sostegno ai percorsi educativi e formativi e il contrasto alla povertà economica ed educativa, con un’azione sinergica delle istituzioni e di tutti gli attori sociali ed economici”.


Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!



Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella per confermare l'iscrizione
Privacy Policy

Parliamone ;-)