Povertà energetica, a rischio 9 milioni di italiani
Secondo la Cgia ci sono in Italia 4 milioni di famiglie a rischio povertà energetica, pari a oltre 9 milioni di persone
L’alto costo dell’energia e le bollette da stangata rischiano di far aumentare ancora di più la povertà energetica. La difficoltà di riscaldare casa d’inverno, di rinfrescarla d’estate, la limitazione nell’uso degli elettrodomestici è una condizione che investe sempre più famiglie già all’indomani della pandemia. In Italia, dice un’elaborazione fatta dall’Ufficio Studi Cgia sugli ultimi dati del Rapporto Oipe 2020, si stima che le famiglie a rischio di povertà energetica siano 4 milioni. Sono dunque in povertà energetica oltre 9 milioni di persone.
«Dati allarmanti, anche perché sicuramente sottodimensionati, poiché sono stati stimati ben prima dello shock energetico scoppiato nel nostro Paese a partire dalla seconda metà del 2021», dicono gli artigiani veneti.
Chi è in povertà energetica?
Chi è in povertà energetica? Si trovano in questa condizione le famiglie che non riescono a utilizzare con regolarità l’impianto di riscaldamento d’inverno, quello di raffrescamento d’estate e, a causa delle precarie condizioni economiche, non dispongono o utilizzano saltuariamente gli elettrodomestici ad elevato consumo di energia (lavastoviglie, lavatrice, asciugatrice, aspirapolvere, microonde, forno elettrico). Fra le famiglie più fragili e vulnerabili, ricorda la Cgia, spesso ci sono quelle con un elevato numero di componenti che risiedono in alloggi in cattivo stato di conservazione, con il capofamiglia giovane, spesso inoccupato o immigrato.
L’allarme sulla crescita della povertà energetica, prima per la crescita dei prezzi con la pandemia poi con le ripercussioni della guerra in Ucraina, si rincorre da tempo. Secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Oipe sulla povertà energetica, nel 2020 questa riguardava l’8% delle famiglie ma con la previsione di un aumento nel 2021.
Povertà energetica, ricorda la campagna Right to Energy, significa non riuscire a pagare le bollette, certo, non riuscire a riscaldare, illuminare o raffreddare casa, ma non è questa l’unica dimensione del fenomeno. Su questo hanno un impatto l’insieme di basso reddito, scarsa efficienza energetica di abitazioni ed elettrodomestici, limitata conoscenza degli strumenti di agevolazione e difficoltà di accesso, aumento del costo dell’energia e delle materie prime. La povertà energetica ha ripercussioni su salute, benessere e qualità di vita dei cittadini.
Le regioni più vulnerabili alla povertà energetica
Secondo l’analisi della Cgia, la situazione più critica si verifica nel Mezzogiorno. Nello studio elaborato dalla sigla, la povertà energetica è alta nelle regioni in cui è compresa fra il 24% e il 36% della popolazione. Le regioni più vulnerabili sono dunque Campania, Sicilia, Calabria, Basilicata e Molise.
La povertà energetica è considerata medio alta quando è compresa fra il 14% e il 24%; medio bassa se compresa fra il 10% e il 14%; bassa se si ferma fra il 6% e il 10%.
A livello geografico, spiega dunque la Cgia, la situazione più critica si verifica soprattutto nel Mezzogiorno perché riguarda fra un quarto e un terzo (24%-36%) delle famiglie residenti.
«In termini assoluti è la Campania la regione maggiormente in difficoltà: il numero delle famiglie che utilizza saltuariamente luce e gas oscilla tra le 519 mila e le 779 mila unità. Altrettanto critica è la situazione in Sicilia dove la forchetta oscilla tra i 481 mila e i 722 mila nuclei familiari e in Calabria che presenta un range tra le 191 mila e le 287 mila famiglie in difficoltà nell’utilizzo quotidiano di energia elettrica e metano».
Un po’ meno critica, ma comunque con una “vulnerabilità” energetica medio-alta, la situazione in Puglia, Sardegna, Marche, Abruzzo e Umbria. La situazione migliora man mano che si risale la penisola. Nella fascia a rischio medio-bassa ci sono il Lazio e alcune regioni del Nord: Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Nella fascia più bassa, infine, quella che comprende un numero di nuclei familiari in difficoltà che va dal 6 al 10 per cento del totale, ci sono Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Trentino Alto Adige.