Città30, presidio davanti al Ministero: “A 30 km/h non si muore”
La piattaforma #Citta30Subito in presidio sotto il Mit per dire no alla riforma del codice della strada senza limitazione delle velocità e alla direttiva contro le Città30 del ministro Salvini
“A 30Km/h non si muore. Vogliamo #Città30subito nel Codice della Strada”. È lo striscione che la piattaforma #Citta30Subito ha portato in presidio sotto il Ministero dei Trasporti per esprimere la sua opposizione a una riforma del Codice della Strada senza moderazione della velocità e per dire no alla direttiva contro le città30 del Ministro dei Trasporti Matteo Salvini – direttiva che in premessa, analizza la Federazione ambiente e bicicletta, risulta “inapplicabile” perché né a Bologna appena diventata Città30 né nelle altre città “viene mai adottato il limite generalizzato a 30 km/h, ma sempre viene bilanciato tra strade alle quali si applica e strade il cui limite resta 50 km/h. Il Ministro non considera che dal 1995 vengono legittimamente realizzate in Italia le Zone 30, aree delle città a 30 km/h inserite in un reticolo di strade a 50 km/h”.
Limitare la velocità salva vite
La piattaforma manifesta per dire no alle posizioni del ministro dei Trasporti e “per dire basta alla vergognosa strage quotidiana che si consuma sulle nostre strade. Qualità della vita e sicurezza delle persone devono rappresentare i pilastri decisionali in materia di mobilità”. Limitare i limiti di velocità in città salva vite.
“La mortalità in caso di impatto a oltre 50 chilometri orari supera il 50% e scende a meno del 10% sotto i 30 chilometri orari”, ricorda la piattaforma.
Un insieme di associazioni (Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Salvaiciclisti, Kyoto Club, Clean Cities Campaign, ASviS, Amodo, Fondazione Michele Scarponi, Associazione Lorenzo Guarnieri, fondazione Marco Pietrobono, Fondazione Luigi Guccione e Vivinstrada) ribadisce dunque “l’importanza del modello Città 30 come naturale evoluzione delle zone 30 che da decenni esistono e funzionano in molti centri storici e zone residenziali in tutta Italia”. E manifesta sostegno ai comuni in cui questo cambiamento è già iniziato – come Olbia, Cesena, Treviso, Bologna e altre – o in cui il dibattito è aperto.
L’importanza della Città30: in città pedoni e ciclisti sono il 55% delle vittime
Spiegano le associazioni: “La Città 30 è un modello che si rende ormai improcrastinabile a causa della continua emergenza sulle nostre strade dove velocità, distrazione e mancata precedenza ai pedoni, sono i fattori che causano il 55% dei morti in ambito urbano. Nel nostro Paese si registra un morto ogni tre ore e un ferito ogni 2,5 minuti e in città il 50% delle vittime sono pedoni e ciclisti. Si tratta di un’emergenza da codice rosso, su cui bisogna al più presto intervenire. Ricordiamo inoltre che 30 km/h è la velocità auspicata in zone residenziali dal PNSS (Piano Nazionale della Sicurezza stradale) Orizzonte 2030, emanato dal Ministero per le Infrastrutture e la Mobilità Sostenibili dopo la consultazione del Parlamento nel 2022, e dalle linee guida del Parlamento Europeo”.
C’è inoltre da considerare che a oggi la velocità media nelle città italiane si aggira sui 20 chilometri orari e velocità maggiori non incidono sui tempi di percorrenza – a Bologna alcuni studi hanno dimostrato che su un tragitto di 5 km l’anticipo dell’orario varia da 10 secondo a 2 minuti – mentre hanno un impatto negativo sulla sicurezza stradale e sulla qualità dell’aria e dell’ambiente. La mortalità scende a meno del 10% sotto i 30 km/h.
“Una maggiore moderazione della velocità in ambito urbano è il primo tassello di una trasformazione che include il ridisegno e la riqualificazione di strade e piazze e la riduzione dell’uso, o per meglio dire abuso, dell’auto privata a beneficio di tutte le persone, del trasporto pubblico, di pedoni e ciclisti, di lavoratrici e lavoratori durante i loro spostamenti e di tutto il traffico veicolare residuo privato e professionale. Inoltre, ribadiamo che nelle principali strade di scorrimento il limite resta a 50 km/h o anche a velocità superiori, se la conformazione delle strade lo permette”.
Queste le parole delle associazioni della Piattaforma che lanciano quindi un appello al Parlamento dove è in discussione la riforma del Codice della Strada presentata dal Ministro dei Trasporti. “Nella Riforma è completamente assente la moderazione della velocità, vengono stralciati strumenti importanti per il controllo delle regole e per la promozione della ciclabilità e della mobilità sostenibile, rischiando seriamente di arrestare l’innovazione urbana e accrescere il ritardo italiano in materia di sicurezza stradale e mobilità sostenibile. Chiediamo quindi una revisione urgente del DDL e annunciamo mobilitazioni in tante città italiane in vista dell’approdo in Parlamento per la discussione e approvazione definitiva del ddl, per difendere l’autonomia delle amministrazioni locali in materia di mobilità sostenibile, contro le prese di posizione ideologiche avanzate recentemente dal Ministro”.