Città30, pronta la direttiva sui limiti di velocità
Città 30, il Ministero dei Trasporti ha preparato la direttiva sui limiti di velocità nei centri urbani
Il Ministero dei Trasporti ha preparato la direttiva sui limiti di velocità nei centri urbani. Dopo il passaggio di Bologna a Città30 e la polemica seguita con il Ministro dei trasporti Matteo Salvini, gli uffici del Mit “hanno preparato la direttiva sui limiti di velocità nei centri urbani su cui verrà avviato un confronto istituzionale. Tale lavoro si inquadra all’interno di quello più ampio che il ministero sta portando avanti già da alcuni mesi per un rinnovamento del codice della strada che è attualmente al vaglio del Parlamento”. Salvini, informa la nota del Mit, “ ribadisce l’impegno di collaborare per ottenere città più sicure pur ricercando un equilibrio affinché non ci siano provvedimenti poco efficaci o addirittura dannosi”.
Nella direttiva si legge che “qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità nel contesto urbano risulta di per sé arbitraria”. Ancora: “L’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell’ordinata regolazione del traffico, creando ingorghi e code stradali”(Fonte: Ansa).
Secondo il Mit la ponderazione dei limiti di velocità deve essere valutata anche per limiti di velocità inferiori a 50 km/h.
Città30 e il ripensamento della mobilità
Il Mit interviene in questo modo sulla limitazione della velocità a 30 km/h che fa parte dell’obiettivo delle Città30. Bologna è appena diventata Città30 e questo ha scatenato non poche reazioni.
Vero è che Città30 implica un generale ripensamento della mobilità urbana per salvare vite umane, prima di tutto, ma anche per ripensare l’intera mobilità in città rendendola a misura di pedoni e ciclisti, promuovendo la mobilità sostenibile e la riduzione dell’inquinamento e ripensando gli spazi pubblici.
Fra l’altro molte obiezioni che vengono mosse a Città30 vengono denunciate come “disinformazione”. Ad esempio da Legambiente che nei giorni scorsi ha spiegato: “Non è vero che andare a 30 km/h o a 50 km/h è la stessa cosa in termini di sicurezza stradale, la scienza ci dice ben altro. Non è vero che con la città 30 “i problemi, soprattutto per i lavoratori, rischiano di essere superiori ai benefici per la sicurezza stradale”. Non è vero che a 30 km/h si impiega più tempo a spostarsi e che si inquina di più. Non è vero che per salvare vite basta inasprire pene per chi abusa di sostanze e alcool. È staticamente accertato che nei casi di incidenti mortali una delle cause è dovuta all’elevata velocità”.
Ora che c’è la direttiva il Codacons chiede al Ministero dei Trasporti di fornire “gli elementi tecnici su cui si basa la nuova direttiva relativa ai limiti di velocità nei centri urbani”. E questo prima di valutare un possibile ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento del Mit, annunciato nei giorni scorsi dall’associazione.
“Nella sua direttiva il Ministero afferma esplicitamente che i limiti di velocità, se eccessivamente ridotti, potrebbero risultare pregiudizievoli sotto il profilo ambientale, nonché dell’ordinata regolazione del traffico – spiega il Codacons – Vogliamo capire sulla base di quali evidenze scientifiche il Mit sia giunto a tale conclusione su cui poggia l’intero provvedimento, anche in considerazione del fatto che gli studi fin qui emersi hanno evidenziato da un lato benefici ambientali legati ad una riduzione della velocità a 30 km/h, dall’altro nessun allungamento dei tempi di percorrenza per gli automobilisti”.