Le Fondazioni bancarie pagheranno l’imu su tutti gli immobili in loro possesso. Si apre così, con il discorso del presidente Giuseppe Guzzetti, la prima giornata del Congresso del centenario dell’Acri. Dopo aver passato in rassegna gli eventi più importanti della storia dell’Acri il presidente non poteva non porre fine alla querelle che ha tenuto banco nei mesi scorso, quella sulla tassa sugli immobili: “Al riguardo devo dire innanzitutto che non è vero che le Fondazioni di origine bancaria non paghino l’Imu. La pagano su tutti gli immobili, così come pagavano l’Ici, con l’eccezione di quegli edifici destinati esclusivamente a finalità sociali e culturali, in conformità alle disposizioni legislative, alla stregua di tutte le altre fondazioni non di origine bancaria, delle associazioni e degli altri soggetti privati non profit. Non vi è stata pertanto nessuna modifica operata dall’attuale Governo rispetto al precedente regime fiscale relativo all’Ici; è vero, invece, che questo dibattito intorno all’Imu è stato utilizzato per alimentare l’infondata e ingiustificata polemica che l’attuale Governo sia a favore delle banche. Infatti, gli emendamenti, non accolti, che richiedevano di introdurre l’Imu anche sugli immobili destinati a finalità non commerciali per le sole Fondazioni di origine bancaria sono discriminatori rispetto a un’unica tipologia di soggetti tra quelli non commerciali e, dunque, incostituzionali, per non dire persecutori”.Guzzetti poi ha fatto cenno all’autonomia delle Fondazioni: “La trasparenza, la pubblicità, l’autorevolezza degli amministratori, l’adozione di best practice, l’ordinato funzionamento degli organi di governo (la cui specializzazione funzionale è volta ad attivare il circuito interno delle responsabilità), assieme alle forme di vigilanza previste dall’ordinamento, rappresentano attributi imprescindibili nell’ambito dei quali l’autonomia viene esercitata. Autonomia che non è discrezionalità e autoreferenzialità, come i nostri poco documentati detrattori vanno dicendo con stucchevole ripetitività. Siamo, infatti, sottoposti a controlli interni (collegi sindacali e società di revisione) e controlli esterni: il Ministero dell’Economia e delle Finanze, che verifica la legittimità dell’operato delle Fondazioni. Ma, soprattutto, c’è il controllo democratico dei cittadini, degli enti pubblici e di quelli privati, che sui nostri siti possono verificare giorno per giorno, ora per ora (non lo dico retoricamente), le attività e le decisioni delle nostre Fondazioni”.
Poi qualche cenno sulla Carta delle Fondazioni: “E’ il frutto di un processo condiviso tesa ad adottare scelte coerenti a valori condivisi nel campo della governance, dell’attività istituzionale, della gestione del patrimonio”. Tra l’altro, la carta è stato oggetto anche dell’intervento di Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust che l’ha definita “un’autoriforma coraggiosa che interviene sul problema dell’accountability” delle Fondazioni e in particolare sui “criteri di imparzialita’ e trasparenza”..
Anche per il Direttore Generale della Banca d’Italia, Fabrizio Saccomanni, l’approvazione della Carta delle Fondazioni ha costituito un passaggio fondamentale. Egli ha anche riconosciuto alle Fondazioni il fatto di aver “contribuito positivamente alla stabilità e alla governance delle banche;  I loro interessi sono tendenzialmente allineati all’obiettivo di una gestione prudente delle banche, orientata alla salvaguardia del valore e a una redditività stabile e duratura nel tempo. Inoltre, come soggetti istituzionalmente dedicati a finalità di interesse sociale, possono rafforzare gli incentivi di governance verso una gestione attenta alla relazione con il territorio e i clienti”.


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