
Torino, Giudici confermano stop a UberPop. UNC: “Serve una legge”
I giudici confermano lo stop a UberPop. Nella causa intentata da Uber contro le associazioni di categoria dei tassisti, il Tribunale di Torino ha respinto il ricorso della multinazionale e inibito il servizio UberPop, sostenendo la “concorrenza sleale” svolta da Uber con gli autisti reclutati attraverso il servizio UberPop e inibendo al gruppo l’uso dell’app per lo smartphone. “Niente di nuovo. Sono proprio sentenze come queste che rendono necessario e urgente l’intervento del legislatore”, commenta l’Unione Nazionale Consumatori.
Come ricorda La Repubblica, la causa civile era stata intentata da Uber a Torino pochi mesi dopo che a Milano era già stato deciso lo stop a UberPop, blocco confermato nell’estate del 2015. Sulla decisione dei giudici di Torino si è espressa anche Uber, che alla Repubblica ha detto: “Quella di UberPop é stata un’importante esperienza che tuttavia non rappresenta più il modo di operare dell’azienda in Italia, da quasi due anni. Oggi chi utilizza Uber si affida solo ad autisti professionisti che hanno regolare autorizzazione al trasporto persone, un sistema rivelatosi efficace che ci auguriamo possa introdurre quanto prima anche nuove forme di mobilità a basso costo nel nostro Paese”.
Di fronte alla decisione dei giudici, l’Unione Nazionale Consumatore torna a chiedere l’intervento del legislatore. “Ci attendiamo per oggi una proposta del Governo che apra a questi servizi tecnologici per la mobilità – afferma il presidente dell’associazione Massimiliano Dona – I giudici, infatti, si ostinano a voler inquadrare Uber pop a tutti i costi nella legge attuale. Peccato che Uber pop sia una cosa nuova e diversa e che, quindi, non possa inquadrarsi né nel servizio taxi nè nel noleggio con conducente. Per questo va disciplinato diversamente e appositamente”. L’associazione ricorda che secondo l’Autorità dei trasporti gli STM configurano “la creazione di un nuovo e specifico segmento del mercato della mobilità urbana non di linea”, mentre per l’Antitrust UberPop è un servizio di trasporto privato non di linea. “Se ogni cosa nuova viene vietata, perché non prevista dalla legge vigente, finiamo per bloccare ogni innovazione, violando l’art. 41 della Costituzione”, commenta Dona.
Fra l’altro dall’Antitrust poco più di una decina di giorni fa è arrivata la richiesta una rapida riforma del servizio taxi e noleggio con conducente e una regolamentazione “meno invasiva possibile” per i servizi come Uber Pop. In una segnalazione inviata a Parlamento e Governo l’Antitrust ha chiesto una regolamentazione leggera per servizi come UberPop. “ La riforma dovrebbe anche riguardare quella tipologia di servizi che attraverso piattaforme digitali mettono in connessione autisti non professionisti e domanda finale (come il servizio Uber Pop)”, ha detto l’Antitrust, aggiungendo che la regolamentazione – contemperando tutela della concorrenza, sicurezza stradale e dei passeggeri – dovrebbe essere “la meno invasiva possibile, limitandosi a prevedere una registrazione delle piattaforme in un registro pubblico e l’individuazione di una serie di requisiti e obblighi per gli autisti e per le piattaforme, anche di natura fiscale”.

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