
Commercio al dettaglio, dal 2012 spariti 100mila attività. Assoutenti: l'e-commerce impatta su piccoli negozi (foto Pixabay)
Commercio al dettaglio, dal 2012 sparite 100mila attività. Assoutenti: l’e-commerce impatta su piccoli negozi
Secondo un’analisi di Confcommercio, negli ultimi 10 anni sono sparite quasi centomila attività di commercio al dettaglio e oltre quindicimila imprese di commercio ambulante. Assoutenti: “da desertificazione del commercio danni per i cittadini e aumento del degrado urbano”
Tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante: è quanto emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane. Crescono gli alberghi e i ristoranti, ma senza riuscire a compensare le riduzioni del commercio.
In particolare, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune, con il Sud caratterizzato da una maggiore vivacità commerciale rispetto al Centro-Nord.
E cambia anche il tessuto commerciale all’interno dei centri storici, con sempre meno negozi di beni tradizionali (libri e giocattoli -31,5%, mobili e ferramenta -30,5%, abbigliamento -21,8%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,6%, computer e telefonia +10,8%), attività di alloggio (+43,3%) e ristorazione (+4%).

Commercio al dettaglio, dal 2015 la spesa sul web aumenta del 190%
Ma quali sono le cause di questo fenomeno? Secondo Assoutenti, alla base della progressiva scomparsa dei negozi vi è l’avvento dell’e-commerce, che ha rivoluzionato le abitudini di acquisto degli italiani.
“I numeri sulla crescita del giro d’affari dell’e-commerce non lasciano spazio ai dubbi – spiega Assoutenti – In soli 7 anni le vendite sul web sono passate nel nostro Paese dai 16,6 miliardi di euro del 2015 ai 48,1 miliardi del 2022: la spesa degli italiani per gli acquisti online è così salita da una media di 643 euro a famiglia del 2015 ai 1.864 euro del 2022, con un aumento che sfiora il +190%”.
“I negozi tradizionali non sono stati in grado di tenere il passo, né di cogliere le opportunità offerte dal web, complice anche normative obsolete e non più attuabili, come quelle sui saldi che limitano fortemente la possibilità degli esercenti di praticare sconti – afferma il presidente Furio Truzzi – La sparizione dei negozi dalle città italiane danneggia sia i commercianti, sia i cittadini che risiedono nei piccoli centri e si vedono privati di servizi fondamentali, e crea una nuova forma di degrado urbano, con la strade sempre più caratterizzate da serrande abbassate che offrono una immagine deprimente del nostro Paese”.

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