I siti web non tutelano i diritti sulla privacy degli utenti svantaggiati. Lo studio di Federprivacy

I siti web non tutelano i diritti sulla privacy degli utenti svantaggiati. Lo studio di Federprivacy

I siti web non tutelano i diritti sulla privacy degli utenti svantaggiati. Lo studio di Federprivacy

Secondo uno studio di Federprivacy, solo l’1,3% dei siti web analizzati presenta gli elementi informativi sul trattamento dei dati personali accessibili sotto forma di video, audio, icone ed altre modalità alternative, diverse dalla forma scritta in lingua italiana

Il 98% dei siti web non tiene conto dei diritti privacy degli utenti svantaggiati sotto il profilo linguistico, culturale, e neanche delle persone con disabilità sensoriali, eppure il Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali richiede che gli utenti che visitano un sito web possano consultare la relativa informativa sulla privacy in modo “facilmente accessibile”, e il considerando 59 dello stesso GDPR incoraggia i titolari del trattamento a prevedere modalità volte ad agevolare l’esercizio dei diritti che la normativa riconosce agli interessati, compreso quello all’accesso e all’eventuale cancellazione dei loro dati personali.

Ad evidenziarlo è uno studio condotto dal Gruppo di Lavoro per l’agevolazione dell’esercizio dei diritti dell’interessato di Federprivacy, che ha esaminato un campione di 400 siti web di lingua italiana di vari settori di organizzazioni pubbliche e private, con l’obiettivo di comprendere se e quanto gli utenti vengono effettivamente agevolati nell’esercizio dei loro diritti in materia di protezione dei dati personali, verificando nello specifico il livello di accessibilità agli elementi informativi.

 

privacy siti web

 

I diritti privacy sui siti web, le criticità rilevate da Federprivacy

Se i più fortunati che navigano in rete rischiano spesso di imbattersi in privacy policy lunghissime e di difficile comprensione – osserva Federprivacy – peggio ancora se la passano gli utenti che presentano delle difficoltà sotto il profilo linguistico, culturale o con disabilità: solo l’1,3% dei siti presenta infatti gli elementi informativi sul trattamento dei dati personali accessibili sotto forma di video, audio, icone ed altre modalità alternative, diverse dalla consueta forma scritta in lingua italiana.

Anche se dal Rapporto “Siti web & diritti privacy, livello di accessibilità agli elementi informativi” emerge che la maggioranza dei siti web esaminati (84,5%) presenta un’informativa privacy aggiornata alla normativa vigente e l’86% di essi consente di accedere agevolmente ai contenuti della policy con uno o due click, tuttavia sotto il profilo dell’inclusività il quadro è tutt’altro che confortante.

“Di recente la Commissione europea ha adottato una propria strategia per garantire che le persone svantaggiate possano godere dei loro diritti umani, avere pari opportunità e parità di accesso alla società e all’economia senza discriminazioni – spiega Aldo Giacomo Colantuono, coordinatore e portavoce del Gruppo di Lavoro – ma allo stato attuale la maggioranza dei siti web italiani stenta a mettere a disposizione delle soluzioni alternative per gli utenti svantaggiati, che comunque dovrebbero vedere rispettati i loro diritti sulla privacy. Come abbiamo potuto osservare durante lo studio, è vero che i siti web hanno spesso un’informativa facilmente accessibile, ma spesso si avvalgono di soluzioni standardizzate, che non tengono conto di coloro che per varie ragioni si trovano in una condizione svantaggiata.”

Il Gruppo di Lavoro ha preparato, quindi, un vademecum scaricabile gratuitamente, per supportare le organizzazioni pubbliche e private nella redazione di informative sul trattamento dei dati personali indirizzate a persone con disabilità e svantaggio linguistico, culturale e socio-politico-economico.


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