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Prosek, il Mipaaf ha inviato il dossier contro il riconoscimento del vino croato
Il Mipaaf ha inviato alla Commissione UE un dossier di 14 pagine con le motivazioni dell’opposizione italiana al riconoscimento del Prošek croato, tra cui la questione della omonimia tra la denominazione Prosek e la Dop
Il Mipaaf ha ribadito ancora una volta il no dell’Italia al Prosek. Questa mattina ha trasmesso alla Commissione Europea il dossier con l’opposizione italiana al riconoscimento della menzione geografica tradizionale europea per il vino croato.
Il documento è stato illustrato dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e dal Sottosegretario Marco Centinaio, che ha la delega al settore vitivinicolo, nel corso di una conferenza stampa al MiPAAF, a cui hanno preso parte anche i presidenti dei consorzi interessati: Conegliano Valdobbiadene, Prosecco Doc, Colli Asolani e l’Associazione Patrimonio delle Colline Unesco.
Prosek croato, le motivazioni del no
Le ragioni del no sono contenute nel dossier di 14 pagine, che precisa la posizione italiana e le motivazioni tecniche, storiche e territoriali, comprese l’iscrizione delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del patrimonio mondiale UNESCO e l’incompatibilità del riconoscimento della menzione tradizionale Prosek.
“Le motivazioni per cui ci opponiamo alla denominazione tradizionale Prosek sono ben solide e rappresentate nel documento che abbiamo inviato alla Commissione; tra le principali c’è la questione della omonimia tra la denominazione Prosek e la Dop – ha sottolineato il Ministro Patuanelli. – È a rischio il sistema Paese, il sistema di protezione delle denominazioni geografiche e l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana. Si rischia di istituzionalizzare l’italian sounding”.
“L’Italia ha dimostrato all’Europa che tutti si sono messi a disposizione, dai consorzi ai comuni – ha aggiunto il Sottosegretario Centinaio. – Abbiamo prodotto il miglior documento possibile da presentare in opposizione. Le colline del Prosecco sono un patrimonio dell’umanità, oltre che agricolo anche culturale, quindi non possiamo pensare che da parte dell’Europa ci sia poca considerazione”.
La Croazia ha ora 60 giorni di tempo per le controdeduzioni, alla quale l’Italia rappresentata dal MiPAAF avrà diritto di controreplicare insieme a tutti coloro che hanno presentato già l’opposizione, tra cui i tre consorzi, e le regioni interessate.
Altre posizioni contrarie
L’opposizione al riconoscimento del Prosek è stata affermata anche da altre realtà. Per la Coldiretti lo stop alla registrazione del vino croato “è coerente con la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che ha dichiarato illegittimi proprio i nomi truffa che evocano in modo strumentale ed ingannevole prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea“.
“L’iniziativa del Ministero – sottolinea la Coldiretti – è importante per tutelare un patrimonio del Made in Italy, che alla fine dell’anno raggiungerà un valore al consumo di 2,5 miliardi di euro, dei quali la maggior parte realizzati sui mercati esteri con la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava”.
Secondo Copagri “l’eventuale approvazione da parte della Commissione UE della menzione tradizionale per il vino croato Prosek, oltre al concreto rischio di ingenerare una pericolosa confusione nei consumatori, rappresenterebbe un grave precedente, in quanto porterebbe a un generale indebolimento del sistema di protezione delle DOP e IGP”.
Analogo il parere di Federconsumatori, che si è unita alla campagna di opposizione al vino croato.
“Scegliere un nome così vicino a quello del prosecco è a nostro avviso una operazione poco trasparente nei confronti dei consumatori che, ingannati dall’assonanza, potrebbero confondersi ed optare per un prodotto ben lontano dall’originale prosecco – spiega l’associazione. – Facciamo appello alla Commissione Europea affinché, come già dimostrato con i più recenti orientamenti, garantisca anche stavolta la necessaria tutela delle produzioni Dop e Igp, non avallando questo vera e propria operazione di italian sounding“.

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